BONI Guido

images/atleti/olympiabolario/boni_guido_piccola.jpg

Emerge molto presto, grazie anche al fatto di essersi trasferito giovanissimo dal natio Mugello a Milano. Tesserato inizialmente per la “Humilitas” e poi per la “Ardita”, entrambe della metropoli meneghina, Boni rivela subito grandi doti ginniche. Nel prestigioso concorso di Torino, maggio 1911, coglie una splendida terza piazza, alle spalle di Capitani e Marotti nella gara individuale. Ha solo 19 anni, ma possiede le movenze di un veterano ed entra nel giro della Nazionale in vista dei Giochi di Stoccolma. Al maestro Cornelio Cavalli, deus-ex-machina dell’organizzazione olimpica per la ginnastica, non sfuggono le qualità di Boni: il cambiamento del regolamento olimpico, che finalmente privilegia gli esercizi agli attrezzi, favorisce i nostri, ma le prove di selezione sono spietate, la qualità è altissima, non è facile entrare tra i titolari, soprattutto se si è giovani come Boni, che deve perciò confermarsi. Pur avendo solo 20 anni, il mugellano vi riesce. La decisiva gara artistica di selezione si svolge il 9 giugno a Bologna, nei locali della Virtus: Boni è splendido e chiude secondo, staccato di soli 16/100 di punto dal vincitore Romano[1], confermandosi ginnasta di primissimo livello. Ovviamente entra a vele spiegate nella lista degli azzurri per i Giochi e partecipa al ritiro collegiale di Brescia, una vera novità per l’epoca. La Nazionale è guidata dal “caposquadra” Cornelio Cavalli, una sorta di Direttore Tecnico e da Cesare Tifi, presidente della Commissione Tecnica della Federazione. I due sono coadiuvati dal noto maestro Giacomo Fumis, bresciano d’adozione che fa pure gli onori di casa. Boni è il più giovane, ma ha la fiducia di tutti ed è in grande forma. Nell’ultima prova generale, la gara artistica tesa alla scelta dei sei azzurri che dovranno partecipare alla prova individuale di Stoccolma, disputata nella “fossa” del castello di Brescia, Boni giunge terzo, superato solo da due mostri sacri come Braglia e Zampori, nettamente davanti a quel Romano che lo aveva sopravanzato a Bologna. Entra dunque con grandi speranze nell’agone olimpico.

Gli azzurri, che gareggiano in maglia bianca, arrivano a Stoccoloma dopo un disagevole viaggio in treno, durato tre giorni, passando da Austria e Germania. Smaltiscono comunque bene la fatica e nel primo allenamento in terra svedese sembrano tutti in piena forma. Il concorso a squadre si svolge l’11 luglio nel nuovissimo Olympiastadion. I ginnasti si esibiscono tutti insieme su 4 attrezzi, ciascuno dotato di 4 postazioni: anelli, cavallo con maniglie, parallele e sbarra. Sono previsti poi esercizi in piedi e liberi. Tempo massimo della performance, un’ora. I punteggi vanno da 0 a 12 per i 4 attrezzi e da 0 a 10 (per i “liberi”); cinque i giudici. Punteggio massimo 58. Partecipano solo 5 nazioni, assenti gli scandinavi, che amano poco gli attrezzi, preferendo col loro “metodo” una ginnastica più marziale, di gruppo, artistica nel senso letterale del termine. L’Italia domina la prova, realizzando 53,15 punti ovvero il 91% dei punti ottenibili! Seconda è l’Ungheria con 45,45 e terza la Gran Bretagna con 36,90. Un grande trionfo per i nostri, guidati dal fenomenale Braglia. Il giorno seguente, 12 luglio, tocca al concorso individuale, che pure presenta 4 attrezzi, i soliti: sbarra, parallele, anelli e cavallo con maniglie. Ogni attrezzo prevede tre esercizi, tra obbligatori e liberi, con punteggi che vanno da 0 a 12: massimo totale ottenibile dunque è 144. Le medaglie sono attribuite solo nel computo globale e non per ogni singolo attrezzo. Diverse polemiche hanno preceduto le gare: mancano i tedeschi, norvegesi e svedesi, contrari questi ultimi al metodo di gara. Il campo dunque è ridotto, in sostanza, ai soli italiani e francesi, che monopolizzano difatti le prime undici posizioni. Partecipano comunque 44 ginnasti di 9 nazioni. Boni è spesso tra i migliori ma la pessima prestazione agli anelli (solo 19° a pari merito) gli preclude la possibilità di ottenere una medaglia che probabilmente avrebbe meritato dato il suo ottimo terzo posto alle parallele (primo degli italiani) e nel cavallo, corredato dalla quinta posizione a pari merito nella sbarra. Un vero peccato perché alla fine è quarto, “medaglia di legno”, a pari merito col compagno Zampori, a 3,5 punti dal bronzo di Mazzarocchi. Al ritorno in patria, grandi festeggiamenti per tutti. Boni è festeggiato a Milano, ma anche ad Alessandria, dove è tra gli azzurri che si esibiscono in occasione dell’inaugurazione del nuovo campo della “Forza e Coraggio” tra l’entusiasmo generale.

Poi torna alle gare ed ottiene il primo posto, a pari merito con Bianchi, nella gara artistica organizzata dalla “Costanza” a Milano, portando punti pesanti all’Ardita, che vince la competizione a squadre. Ad ottobre supera lo stesso Bianchi nella prova individuale del concorso di Seregno. Boni brilla anche nel 1913: al concorso ginnico federale di maggio, a Milano, sorta di campionato nazionale, nella gara artistica agli attrezzi è battuto solo dal fenomenale Braglia, giungendo davanti praticamente a tutti gli azzurri di Stoccolma. Anche nel concorso di Saronno coglie la seconda piazza, superato stavolta dall’emergente Zampori. Si prende la rivincita il 7 settembre nel concorso organizzato a Milano dalla “Costanza” nel cortile delle scuole di Via Galvani: primo nella gara artistica, con Zampori terzo battuto anche da Romano. Boni è il migliore anche sette giorni dopo a Stresa e pure nella prova di selezione per i Mondiali di Parigi, tenutasi a Savona in occasione di un grande concorso ginnico. Al Ginnasio Voltaire della capitale francese, i nostri, guidati dal triestino Aldo Boiti in veste di CT, guadagnano il bronzo alle spalle di Boemia e Francia, che ci precede per soli 5 punti. Nel risultato degli azzurri pesano come macigni le cadute di Masotti e Domenichelli alla sbarra, con conseguente perdita di punti, ed i soliti problemi nelle prove atletiche, dove non brilliamo. Boni però si conferma ad alti livelli: agli anelli, che lo hanno tradito ai Giochi, è il migliore, sia pure a pari merito con tre avversari, ed è primo anche alle parallele, stavolta assieme al compagno Zampori. In quel 1913, che lo ha visto in grande spolvero, fa sua anche la “corona d’alloro” al concorso di Lugano. Si ripete l’anno seguente. Nel grande concorso ginnico federale di Genova è primo nella gara artistica: a 22 anni contende a Zampori (terzo a Genova battuto anche da Palazzi[2]) il titolo di miglior ginnasta italiano. Ma a metà giugno ha un inaspettato passaggio a vuoto ed al concorso di Abbiategrasso, tra l’altro su un campo di contendenti ridotto per qualità e quantità, viene superato nella gara artistica dall’emergente Palazzi.

Si riprende subito: il 1 luglio è primo, a pari merito con Zampori, ottenendo ben 98,25 punti su 100, nella gara artistica del grande concorso internazionale di Grenoble. La scuola italiana continua a dominare. Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale rallenta l’attività agonistica in piena estate ed impedisce i viaggi all’estero: Boni in pratica, al pari di molti altri ginnasti, non gareggia più ad alti livelli sino a fine stagione. Inizia il 1915 il 28 febbraio nella palestra della “Forza e Coraggio” milanese: vince la gara artistica su Palazzi e Zampori. L’entrata in guerra del nostro Paese, con la Federazione Ginnastica da sempre schierata su posizioni fortemente interventiste, blocca l’attività agonistica. Boni entra in Aeronautica, ma trova talora il tempo per esibizioni e gare estemporanee. Il 22 agosto 1915 è a Ferrara: vince una staffetta su pista coi suoi commilitoni davanti alla “Palestra Ginnastica Ferrara” e si esibisce, applauditissimo, a parallele e sbarra. Si ripresenta solo due anni dopo, il 29 luglio 1917, in una serata di gala nel salone della “SS Manfredini”: di nuovo Boni dà un saggio della sua classe alle parallele, dimostrando di non aver perso lo smalto. Passa un altro anno, in cui continua ad allenarsi come può, ed il 1 settembre 1918 lo ritroviamo in una manifestazione polisportiva organizzata dalla “Pro Milano”: vince la gara artistica agli attrezzi davanti al vecchio compagno di Nazionale Zorzi. La guerra finalmente termina ed a 26 anni Boni potrebbe ancora dire la sua. I concorsi ginnici stentano a riprendere. La prima gara importante si sviluppa solo il 21 settembre 1919, all’Arena di Milano e viene organizzata dalla “Pro Italia”: Boni, tesserato ancora per l’”Ardita”, dà spettacolo e vince la gara agli attrezzi, anche se i critici lo vedono più “acrobatico” che in passato e non tutti sono concordi sul fatto che ciò rappresenti un fattore positivo. Comunque Boni è sempre un leader: il 26 ottobre domina a Castellanza una gara che abbina esercizi a sbarra e parallele. Ma improvvisamente Boni perde smalto, il fisico ha qualche problema e clamorosamente, perchè in molti lo vedevano l’erede del grande Braglia, diserta le pedane. Nel 1920 difatti non tenta nemmeno di qualificarsi per i Giochi, con grande rammarico generale. La sua carriera, in pratica, finisce qui.


[1] Romano ottiene 57,41 contro i 57,25 di Boni

[2] Osvaldo Palazzi, milanese, tesserato per la “Forza e Coraggio”, ha gareggiato fin da adolescente, producendosi in ottimi risultati che lo hanno portato in Nazionale al grande concorso internazionale di Torino, una sorta di “mondiale”. Nel 1912 avrebbe potuto certamente figurare tra gli azzurri anche ai Giochi di Stoccolma se non fosse stato impegnato nella guerra di Libia, in fanteria, col grado di caporal maggiore. Dopo il conflitto, tornerà su ottimi livelli ed in Nazionale dove conquisterà il bronzo di squadra al “mondiale” di Lussemburgo nel 1913. La Prima Guerra Mondiale, dove sarà gravemente ferito e rimarrà mutilato, metterà fine alla sua carriera