CRIVELLI Giuseppe

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Si inserisce presto nel canottaggio istriano che nei primi anni Venti sta emergendo alla grande: sin dai primi anni del secolo la Diadora di Zara difatti s’è iscritta al Reale Rowing Club Italiano, la Federazione del tempo, e dunque può gareggiare nelle prove del nostro paese anche se, in quel tempo, l’Istria e la Dalmazia si trovano in territorio straniero (nell’Impero Austro-Ungarico). Poi, al termine della Prima Guerra Mondiale, questi territori diventano italiani a tutti gli effetti. Crivelli viene adocchiato dal prof. Miller, deus-ex-machina del canottaggio zaratino, ed inserito a bordo dell’otto che nel 1922 ha trionfato ai tricolori di Napoli. Crivelli non ha un fisico possente, ma armonioso e ben costruito: per l’epoca ha comunque una stazza significativa (1,74m x 74kg) e può rappresentare un ottimo punto di forza di un equipaggio curato con la massima cura in ogni dettaglio. Miller, che di quell’otto è il capovoga, ha visto giusto: Crivelli dà un grande contributo sin dalle sue prime uscite. Il 15 agosto 1923 è sull’otto che vince il campionato giuliano. Confermatissimo, undici giorni dopo la Diadora si aggiudica i tricolori di Como. In quelle stesse acque il 2 settembre arriva pure il titolo europeo, resistendo per un soffio al tentativo di rimonta degli svizzeri. Prestazioni grandiose che la dicono lunga sulla forza dell’armo dalmata. Nel 1924, ovviamente, tutti concentrati sul sogno olimpico, ma con una brutta sorpresa: il prof. Miller, per vari motivi (anche burocratici in relazione al suo lavoro a scuola) è costretto a non salire in barca, ma prepara scrupolosamente i suoi. L’otto, con Crivelli a bordo, vince l’apposita selezione olimpica, disputata il 22 giugno a Sesto Calende, sulle acque del Lago Maggiore. La Diadora si impone nettamente, precedendo di 9” i piacentini della “Nino Bixio”, garantendosi così il diritto di rappresentare l’Italia ai Giochi.

Le gare olimpiche si disputano sulla Senna ad Argenteuil, nel tratto di fiume immortalato dai celebri quadri degli Impressionisti, a nord-ovest di Parigi. Alla prova dell’“otto” prendono parte 10 nazioni. Con Crivelli sull’armo troviamo i tre fratelli Cattalinich (vero “motore” della squadra), Ivanov, Sorich, Toniatti, Gliubich ed il timoniere Galasso. Grande prova degli azzurri nella batteria, che in realtà è una semifinale, il 15 luglio: nettamente primi, col tempo di 6’06” e sei secondi di margine, davanti ad Australia e Spagna. Gli aussie non perdevano una gara da 4 anni! Tutto questo fa ben sperare per la finale, disputata il 17 luglio. In effetti, a parte gli stratosferici USA (tra i quali c’è pure Babe Rockefeller, rampollo della celebre dinastia di miliardari), la lotta per le piazze d’onore è accesa ed incerta. Il Canada guadagna l’argento ma il bronzo, a poca distanza, è azzurro davanti ad un armo importante come quello della Gran Bretagna. Grande prova dei nostri, con una condotta di gara giudiziosa e che, senza un’embardée che ha provocato un forte rallentamento a metà gara, avrebbe potuto essere anche migliore. Inoltre la medaglia è piena di significato anche “politico”, essendo l’otto costituito prevalentemente da elementi zaratini. Una bella prestazione che corona gli sforzi e la passione dell’intero movimento canottiero istriano, con grande soddisfazione anche in chiave propagandistica. La bella storia però finisce qui. I tre fratelli Cattalinich sono costretti a fermarsi perchè impegnati a risistemare i capannoni del cantiere di famiglia, semidistrutti da un violento temporale estivo. L’otto della Diadora dunque si sfalda e non può partecipare agli Europei di Zurigo dove vi erano grandi possibilità di vittoria. Termina praticamente qui la carriera agonistica di Crivelli.