Il burbero Bottino è il primo azzurro d’oro nel sollevamento pesi

100 anni fa i Giochi Olimpici ad Anversa
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Il 31 agosto del 1920, ai Giochi della VII Olimpiade, arrivò un inatteso successo per l’Italia, che poté così festeggiare la dodicesima medaglia d’oro. Nel sollevamento pesi, categoria massimi, Filippo Emanuele Bottino si laureò campione olimpico al termine di una gara condotta in maniera magistrale. Il 31enne di Borzoli, un quartiere nella zona occidentale di Genova, superò brillantemente gli avversari, che nulla poterono contro lo strapotere fisico dell’atleta dal quintale d’oro.

Bottino si avvicinò ai pesi all’età di diciotto anni, dopo aver praticato la ginnastica. Gareggiò prima per la S.G. Pro Sestri, poi per la U.S. Sestri Ponente e tra il 1913 e il 1922 vinse sei titoli nazionali nei massimi e cinque nell’assoluto. Il 21 giugno del 1916, sollevò 145 kg., stabilendo il primato italiano di slancio a due braccia detenuto da Enrico Scuri. Lavorava nella Manifattura Tabacchi di Sestri Ponente ed era un tipo burbero, anche se da alcuni era definito il “pretino”, perché si alzava la mattina presto per andare a Messa. Ma i suoi atteggiamenti provocatori, non mancarono neanche ad Anversa.

Nel ritiro azzurro presso la Scuola di Avenue de Belgique, Bottino non aveva mai fatto mistero di una certa antipatia nei confronti degli schermidori, secondo lui troppo aristocratici e “poco uomini”. E così lo fece presente ad Aldo Nadi, che non la prese bene e lo sfidò a duello. Lo schermidore livornese lo sconfisse con un colpo di frustino, mentre il pesista genovese aveva imbracciato una trave di legno. Fortunatamente tutto finì davanti ad un bicchiere di vino.

Il sollevamento pesi, presente già ad Atene nel 1896, ritornò ad Anversa, dopo l’assenza nelle edizioni di Londra del 1908 e di Stoccolma del 1912. La prova, riservata agli atleti sopra gli 82,5 kg., si disputò al Beerschot Stadium, dove si affrontarono sei concorrenti: il lussemburghese Joseph Alzin, i francesi Louis Bernot e Joseph Duchateau, il danese Ejnar Jensen, lo svedese Otto Brunn e Bottino. Assenti a causa delle conseguenze post-belliche, invece, i temibili austriaci e tedeschi.

Vinceva chi al termine di tre sollevamenti - strappo con un braccio, slancio con un braccio, slancio con due braccia - otteneva il maggior numero di chilogrammi. Bottino partì alla grande vincendo lo strappo con un braccio, il sinistro: sollevò 70 kg., stabilendo il record olimpico, ma soprattutto distanziò di 5 kg. Alzin e Bernot. Successivamente, nello slancio con l’altro braccio, sollevò 75 kg., ma fu superato da Brunn, che con 80 kg. stabilì un altro record. Lo svedese, però, nella prima prova aveva sollevato 60 kg., per cui, con un totale di 140 kg., era salito al secondo posto, al pari di Alzin e Bernot.

Bottino, quindi, nell’ultima prova, lo slancio con due braccia, doveva difendere i 5 kg. di vantaggio. E non deluse ancora una volta. Sollevò 120 kg., così come Alzin, stabilendo un altro primato olimpico. Vinse l’oro con 265 kg., davanti al lussemburghese Alzin (260 kg.) e al francese Bernot (255 kg.). Quel burbero dal cuore d’oro, fu il primo italiano a conquistare il titolo dei massimi nel sollevamento pesi.