CONI: Congresso Olimpico di Copenaghen, l'intervento del Segretario Generale Pagnozzi

pagnozzigmt_interna.jpgIl Segretario Generale del CONI, Raffaele Pagnozzi, è intervenuto oggi al XIII Congresso Olimpico, organizzato dal CIO a Copenaghen, sul tema "Struttura e autonomia del movimento olimpico" . Questo il testo del discorso: "L'esperienza italiana, anche alla luce delle vicende che hanno interessato il calcio professionistico in questi ultimi tempi, conferma che l'autonomia dello sport rispetto agli ordinamenti statali si misura essenzialmente attraverso due fattori: l'autonomia finanziaria e il quadro legislativo dei singoli Stati. In Italia l'autonomia finanziaria del CONI per oltre 60 anni è stata garantita attraverso i proventi dei concorsi pronostici sportivi (il Totocalcio), basati sugli eventi sportivi, che non solo hanno assicurato sufficienti entrate economiche per tutto lo sport italiano, ma hanno fornito proventi consistenti anche per il bilancio dello Stato. Non dipendere  in via diretta dal bilancio dello Stato rappresenta infatti poter impostare autonomamente le proprie scelte di politica sportiva, senza sottostare ai condizionamenti. Questo sistema ha funzionato per molto tempo e solo negli ultimi anni, a causa della crisi che ha colpito il totocalcio, è stato necessario prevedere una modifica del meccanismo con uno stanziamento direttamente a carico del bilancio dello Stato.
Sarà un caso ma il punto più alto dell'autonomia il CONI lo ha raggiunto nel 1980 con la partecipazione ai Giochi Olimpici di Mosca, nonostante il parere contrario del Governo che si limitò a bloccare in patria gli atleti militari. L'autonomia dell'ordinamento sportivo italiano ha avuto - unico caso al mondo - un esplicito riconoscimento con una legge (n. 220/2003) nella quale si afferma che "la Repubblica riconosce e favorisce l'autonomia dell'ordinamento sportivo nazionale, quale articolazione dell'ordinamento sportivo nazionale facente capo al Comitato Olimpico Internazionale" e che "i rapporti tra l'ordinamento sportivo e l'ordinamento della Repubblica sono regolati in base al principio di autonomia, salvi i casi di rilevanza per l'ordinamento giuridico della Repubblica di situazione giuridica soggettiva connessa con l'ordinamento sportivo".
Tutte le questioni di carattere tecnico e disciplinare dovrebbero, quindi, essere risolte nell'ambito della giustizia sportiva e solo eccezionalmente - laddove siano coinvolti diritti soggettivi fondamentali o riguardanti questioni patrimoniali - sia possibile rivolgersi alla giustizia statale, sempre dopo che comunque siano stati percorsi tutti i gradi della giustizia sportiva.
Nonostante questo quadro legislativo, all'apparenza molto favorevole nei confronti dell'autonomia dello sport, le recenti vicende del calcio professionistico italiano dimostrano invece che la dimensione economica che ha assunto oggi il calcio professionistico non può scongiurare eventuali - peraltro legittimi - ricorsi ai tribunali ordinari.
Proprio per ridurre al massimo tale eventualità il CONI, nel proprio Statuto, ha accentuato notevolmente la necessità che gli organi di giustizia sportiva abbiano requisiti di autonomia, indipendenza e terzietà rispetto agli organi direttivi delle organizzazioni sportive (CONI e Federazioni sportive nazionali). Nel nuovo sistema di giustizia sportiva del CONI, configurato come ultimo grado delle controversie tra soggetti appartenenti all'ordinamento sportivo, sono state pertanto accentuate le caratteristiche di lodo arbitrale del procedimento, al fine di esaurire nell'ambito dell'ordinamento sportivo la definizione delle controversie.
Da ciò discende che il potere di autoregolamentazione di cui gode il CONI - nel rispetto delle norme dello Stato - rappresenta un elemento decisivo per definire ed evidenziare l'autonomia delle organizzazioni sportive e ciò è di fondamentale importanza non solo nel settore della giustizia sportiva ma in tutte quelle materie in cui possono verificarsi situazioni di confusione e sovrapposizione di norme tra l'ordinamento sportivo e l'ordinamento statale.
" E' peraltro evidente che una soluzione che garantisca pienamente l'autonomia dell'ordinamento sportivo non può essere trovata se non nell'ambito di un contesto internazionale -  a cominciare dall' Unione Europea - che, riconoscendo la specificità del settore sportivo, lo tuteli adeguatamente da possibili ipotesi di contrasto o sovrapposizioni con i singoli ordinamenti statali.
Ad ipotesi di questo genere si sta lavorando da diversi anni nell'ambito della legislazione comunitaria europea, con risultati finora insufficienti anche perché è necessaria una convergenza unitaria di tutti i Governi dell'Unione Europea e un'ottica che tuteli tutto il mondo dello sport, tutte le discipline sportive non solo quelle economicamente più forti. Dovremo pertanto rinnovare i nostri sforzi per trovare quel consenso generale che è condizione indispensabile per raggiungere questo difficile, ma non impossibile, obiettivo.
Il CIO,  il COE, le Federazioni sportive nazionali sono concordi nella difesa delle specificità e, dell'autonomia dello sport, ma molti passi in avanti devono ancora essere compiuti per arrivare ad un quadro normativo che dia risposte concrete a tali esigenze. E' una strada lunga e difficile ma è indispensabile proseguire nel percorso avviato se si ha veramente a cuore la credibilità e il futuro dello sport e dei valori su cui esso si basa.

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