CONI foto Ferdinando Mezzelani GMT 037E’ stata presentata oggi, nel Salone d’Onore, la risoluzione ONU per la tregua olimpica in vista dei Giochi di Rio 2016, a 513 giorni dall’evento a cinque cerchi. L’iniziativa, organizzata dal membro del CIO e Osservatore Permanente presso l’ONU, Mario Pescante, ha visto la numerosa partecipazione di molti rappresentanti del mondo agonistico, e di alcuni campioni olimpici e medagliati azzurri capaci di scrivere la storia del movimento, come Manuela Di Centa (Sci di Fondo), Mauro Checcoli (Sport Equestri), Luca Pancalli (Pentathlon e Nuoto paralimpico), Novella Calligaris (nuoto), Daniele Masala (Pentathlon Moderno) e Nicola Pietrangeli (Tennis). Presenti anche gli atleti paralimpici Oxana Corsa (Atletica) e Matteo Cavagnini (Basket in carrozzina).

 

Oltre al Segretario Generale del CONI, Roberto Fabbricini, il Vice Segretario, Carlo Mornati, al Presidente della Coni Servizi, Franco Chimenti, e a diversi Presidenti Federali, numerose le personalità che hanno assistito alla conferenza stampa, tra cui il Presidente della Corte dei Conti, Pasquale Squitieri, Gianni Letta, il Sottosegretario del Pontificio Consiglio della Cultura Monsignor Melchor Sanchez, il Rettore dell’Università del Foro Italico, Fabio Pigozzi, il Presidente della FITAV e Senatore, Luciano Rossi, il senatore Raffaele Ranucci, l’ex Sottosegretario allo Sport, Rocco Crimi, e il Vicepresidente vicario della Corte Costituzionale, Luigi Mazzella.

 

Il Presidente del CONI, Giovanni Malagò, ha aperto i lavori ricordando l’importanza del tema e il fondamentale ruolo giocato dallo sport. “Faccio i complimenti a Mario Pescante, ambasciatore del CIO all’interno dell’ONU. Siamo l’unico settore che mette tutti d’accordo, perché lo sport è uno strumento che unisce oltre ogni barriera. C’è un filo che ci lega, c’è la storia che insegna come si siano superate tante storie di diversità. Con un significato più bello di quello delle medaglie. Dobbiamo alimentare queste tematiche, tenerle vive. Bach fa bene ad affidare a Pescante questo compito e noi facciamo bene a sostenerlo. Tutti i Paesi devono essere superiori a quello che succede nel mondo. Qui si tratta di far vedere come lo sport vada molto oltre la propri mission. Dobbiamo dimostrare di essere un’unica famiglia, anche se rivali sul campo. Un ultimo saluto agli atleti francesi scomparsi nella tragedia in Argentina”.

 

Mario Pescante ha sviluppato il tema con un’ampia casistica chiamata ad impreziosire i contenuti del messaggio, puntando i riflettori su esperienze personali e aneddoti olimpici capaci di rappresentare l’importanza dello sport come veicolo di fratellanza e pace. “L’argomento è molto vasto, va oltre i campi di gioco. Stiamo vivendo una stagione di tormentata coesistenza in molte parti del mondo. In questo contesto parlare di pace sembra essere un’esercitazione surreale ma l’ONU, e il CIO, cooperano affinché l’Assemblea delle Nazioni Unite – alla vigilia di Rio 2016, adotti la tregua olimpica, attraverso la condivisione della maggior parte dei Paesi. E’ un privilegio iniziare il percorso che ci condurrà ai Giochi proprio al CONI, per il prestigio del nostro Comitato Olimpico nel mondo, per il legame del Paese con la cristianità e per i valori che rappresenta. Ricordo una lettera che mi mandò un giornalista iracheno, Rafid, dopo la prima vittoria della Coppa d’Asia da parte dell’Iraq, chiamata a esaltare l’importanza dello sport come fonte di sviluppo di un ideale nato nel 776 avanti Cristo, quando ai primi Giochi olimpici venne dichiarata la sacra tregua. Quell’ideale universale che si chiama pace. Oggi sentiamo parlare solo di scontri, poco di dialogo. Nessun uomo dovrebbe temere la retorica della parola pace. Il mondo dello sport non ha paura di farlo, da sempre. L’ONU si è battuto per il ritorno alla tregua olimpica, a partire dai Giochi di Barcellona ’92. Non è tanto il motto ufficiale “Citius, altius, fortius”, quanto “l’Importante è partecipare” ad avere un contenuto maggiore. Lo disse il barone De Coubertin, nel voler associare donne e uomini di ogni etnia, fedi politiche e religiose, chiamati tutti, indistintamente, a contribuire alla costruzione di un mondo che includa e non divida. Le Nazioni Unite hanno sollecitato il CIO, come osservatore permanente in seno all’Assemblea, a sensibilizzare l’importanza della tregua olimpica. Si impegneranno a farlo anche prima di Rio. E’ un messaggio simbolico, è un appello che va al cuore dei ragazzi di ogni Continente, che parlano lo stesso linguaggio universale. I popoli sono già separati dai confini ma non sono le barriere geografiche a separare, semmai le in discriminazioni etniche, le rivalità politiche e le faziosità religiose a dividere. Lo Sport è un grande ponte che mette in contatto. Le Paralimpiadi sono un’ulteriore occasione per dimostrare di cosa è capace il nostro mondo, quello che rappresenta. Sul campo si è avversari, mai poi si è amici per la vita. Ci sono miriadi di casi che lo testimoniano, mi piace citare quello che riguarda Eugenio Monti, pilota del bob a 2, che ai Giochi di Innsbruck ’64 consegnò all’equipaggio inglese – in quel momento secondo - il bullone per riparare il mezzo e poi vincere la gara. Monti conquistò il bronzo ma il CIO gli conferì il Premio Fair Play Pierre De Coubertin per la sportività del suo gesto. Ce ne sono tante altre di storie incredibili, come quelle che hanno evidenziato la capacità dello sport di saper unire oltre ogni diversità: penso al podio del tiro a segno ai Giochi di Pechino 2008, con un’atleta russa e una georgiana che si abbracciarono festeggiando. Erano due mamme, sapevano che il giorno prima era scoppiato un conflitto armato tra i loro Paesi ma chiedevano di vivere in un mondo più pacifico e lo avevano testimoniato in quel mondo. Penso a come il cricket ha inaugurato la ripresa della diplomazia tra India e Pakistan, a come lo sport abbia avvicinato Israele e Palestina. Il nostro movimento ha sempre preceduto la politica in rapporti di cooperazione tra Paesi. Perché il mondo dietro al drappo olimpico è un’unica famiglia”.

 

Manuela Di Centa, Mauro Checcoli, Luca Pancalli, Novella Calligaris, Daniele Masala e Nicola Pietrangeli hanno quindi ricordato le loro esperienze nel mondo olimpico, sottolineando l’importanza dello sporto come sinonimo di amicizia, di unione. Il Villaggio Olimpico, le regole e i valori universali dei Giochi come specchio di una diversità che diventa ricchezza e motivo di condivisione. Dal CONI è stato quindi rinnovata l'importanza di un messaggio forte, mai banale, sempre moderno. Ci accompagnerà fino ai Giochi di Rio 2016.