Federico Roman vince l’ultima medaglia azzurra nel completo individuale

40 anni fa i Giochi Olimpici a Mosca
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Il boicottaggio dei Giochi Olimpici di Mosca 1980 aveva colpito in maniera significativa lo sport italiano, che dopo un compromesso con il Governo, decise di partecipare gareggiando sotto l’egida del CIO. Una delle discipline più penalizzate, per l’assenza degli atleti militari, fu indubbiamente quella degli Sport Equestri. In quegli anni, la nostra equitazione viveva un momento particolarmente felice, in virtù della tradizione della scuola militare, che aveva portato alla ribalta grandi cavalieri che diedero lustro al nostro Paese con i loro successi. Senza il supporto delle Forze armatae tutto si fece più difficile.

Si giunse, quindi, ad una sorta di mediazione, con la partecipazione autonoma della squadra, che oltre a non avere nessun supporto logistico, venne privata della presenza del tecnico Lucio Manzin. A quel punto, la squadra del concorso completo, si ritrovò in una situazione paradossale, non solo c’era da organizzare una spedizione del tutto anomala, ma da riorganizzare ex-novo. Federico Roman, montando Rossinan, reclutò una squadra che fece perno sul fratello minore Mauro, in sella a Dourakine 4, sulle amazzoni Anna Casagrande, su Daleye, Marina Sciocchetti, su Rohan de Lechereo, che a loro spese, misero in piedi una trasferta rocambolesca che divenne poi leggendaria.

Il cavaliere triestino (figlio di un sottufficiale, come i fratelli D’Inzeo), non solo giocò un ruolo di primo piano nella vicenda (quale leader indiscusso della squadra), ma scelse tre compagni di squadra che si erano formati alle Querce di Casorate Sempione, proprio nel centro ippico del padre. Una vera e propria scommessa. Roman si era formato nella brughiera lombarda, sotto la guida del padre Antonio, già istruttore di cavalleria e presso il Circolo Equestre Federale di Rocca di Papa. A Montreal 1976 era arrivato ad un passo dal podio, classificandosi al quarto posto nella prova a squadre e nono nell’individuale, per cui, i Giochi moscoviti, rappresentavano una nuova grande sfida per conquistare la tanto agognata medaglia olimpica.

Il concorso completo prevedeva tre prove spalmate in altrettante giornate di gara. Il debutto avvenne il 25 luglio con la prova di dressage. Federico Roman chiuse al settimo posto con 54,40 penalità, mentre la testa della classifica fu ad appannaggio del trio polacco formato da Wierzchowiecki, Daniluk e Szlapka. A seguire i sovietici Yuri Salnikov e Valery Volkov, rispettivamente quarto e sesto. Nella seconda giornata, invece, si disputò la prova di cross country, nella quale Roman sbaragliò la concorrenza con sole 49,20 penalità, precedendo i sovietici Aleksandr Blinov (56,40) e Salnikov (93,60). Fu una prova molto selettiva che falcidiò diversi concorrenti, lasciando in gara i più forti. L’azzurro al termine delle due prove balzò al comando della classifica generale con 103,60 penalità, davanti ai due sovietici Blinov (120,80) e Salnikov (146,60).

Alla vigilia dell’ultima e decisiva prova, che prevedeva il salto ad ostacoli, Roman aveva accumulato un vantaggio tale per cui poteva permettersi anche di sbagliare tre ostacoli sui dodici previsti. Il 27 luglio Roman non si fece sopraffare dall’emozione e portò a termine la prova commettendo un solo errore - il terzo elemento della doppia gabbia - che gli valse comunque il titolo olimpico. Il cavaliere italiano poté così esultare con il suo Rossinan, a sedici anni dall’ultimo trionfo italiano firmato da Mauro Checcoli a Tokyo. Una medaglia storica, che a distanza di quarant’anni, rimane l’ultimo successo azzurro nel concorso completo individuale.

Ma non solo, quel giorno resterà scolpito nella memoria anche per l’impresa nella prova a squadre, nella quale, lo stesso Federico, il fratello Mauro, Marina Sciocchetti ed Anna Casagrande si aggiudicarono la medaglia d’argento preceduti solo dai padroni di casa dell’Unione Sovietica. Una doppia impresa che non solo esaltò le loro doti tecniche, ma ne premiò la caparbietà, lungo un percorso accidentato, che giorno dopo giorno forgiò la loro unione, fino a farla diventare una memorabile impresa sportiva.