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BONZI Leonardo

Milano 22.12.1902 / Ripalta (CR) 28.12.1977

1924. Bob a Quattro/Cinque. 6°

1924. Portabandiera.

Appartenente ad una nota famiglia aristocratica di origine cremasca, è un conte, futuro laureato in legge ed economia. Soprattutto è uno sportsman di stampo anglosassone, che si cimenta nelle più svariate discipline. Sin da bambino sa andare a cavallo, ma è anche un ottimo nuotatore. Crescendo, si dedica pure agli sport della neve e del ghiaccio: valido pattinatore, grande sciatore, pure provetto alpinista. Appassionato cacciatore ed ottimo tiratore, gareggia perfino con le moto. Soprattutto è un grande amico di Alberto Bonacossa che è il deus-ex-machina della nostra spedizione ai Giochi di Chamonix, i primi riconosciuti ufficialmente dal CIO. L’influenza di Bonacossa su Bonzi è così forte che lo convince a partecipare come membro dell’equipaggio di una nostra squadra di bob. Bonzi non ha nessuna esperienza di bob, piuttosto gioca a tennis ed anche piuttosto bene: l’amicizia con Bonacossa s’è cementata proprio sui campi in terra rossa. Ma accetta comunque con entusiasmo l’idea di rappresentare l’Italia ai Giochi: non gli manca certo lo spirito d’avventura che nella vita lo porterà lontano. Intanto, poichè è il più giovane dell’intera spedizione azzurra, porta la bandiera alla cerimonia d’inaugurazione mentre il cartello con la scritta Italia viene tenuto dal masseur Pilotta, “per non stancare troppo gli atleti” (sic). L’equipaggio si battezza “diavoli azzurri” ed il bob è “Italia 2”: c’è difatti un’altra squadra, costituita tutta da elementi di Vipiteno, che prende il nome di “Italia 1”. Gli elementi di “Italia 2” si allenano come possono: a gennaio partecipano ai campionati di Francia sulla stessa pista olimpica di Chamonix, ma non vanno troppo bene, acquisiscono comunque esperienza. Alla vigilia dei Giochi il bob si rovescia due volte e ne fa le spese Arrigo Muggiani che, ferito alla testa sia pur in maniera lieve, non partecipa alle prove olimpiche. Le gare di bob si svolgono sulla pista di Les Pelerins, lunga 1370 m e caratterizzata da 19 curve. Al via 9 equipaggi per un totale di 39 concorrenti di 5 nazioni. Il regolamento prevede indifferentemente squadre di 4 o 5 componenti: in quel periodo difatti non si ritiene così importante il peso totale da portare a valle al punto che gli equipaggi di 5 persone sono solo 4, i due italiani e belgi. Bonzi fa parte di un equipaggio a cinque, denominato “Italia 2”: con lui Tornielli, Bocchi, Spasciani e Visconti. Quasi tutti, come lui, appartenenti a famiglie altolocate e buoni giocatori di tennis. La gara è semplice: vince chi totalizza il tempo minore su quattro discese. “Italia 2” non va benissimo: nelle 4 discese ottiene sempre il sesto tempo e quella è la sua posizione nella classifica generale. Non possono esserci recriminazioni: l’oro va alla Svizzera davanti a Gran Bretagna e Belgio che ottiene un totale di 6’02”29: “Italia 2” segna solo 7’15”41, ma mai come stavolta vale la massima decoubertiniana “l’importante è partecipare”.

L’altro equipaggio italiano addirittura si rovescia nella prima discesa e si ritira. Certo non una partecipazione memorabile per il nostro bob. Bonzi poi diventa un personaggio famoso. Nel tennis vince il titolo italiano di doppio misto nel 1926, con Lucia Valerio, riconquistato poi dai due nel 1929 quando Bonzi guadagna anche il doppio, assieme a Serventi. Nel 1931 vince il torneo di doppio misto a Tripoli, con Giorgi, e si impone nel singolare a Fez, in Marocco, come al TC Milano dove si aggiudica pure il doppio misto con la stessa Valerio. Il 24 maggio, con gli sci, finisce nono la gara di discesa del Gleno vinta da Venzi. Poi torna al tennis. Riserva della Nazionale in Coppa Davis, partecipa quindi ad Evian al match Francia-Italia: batte Bonte, ma perde con Rodel ed i transalpini vincono 6-4. A fine stagione Bonzi vince il torneo di Legnano e, ancora con Valerio, il doppio misto al torneo dello “SC Italia” a Milano. Intanto gli è da tempo scoppiata la passione per l’aviazione e compie trasferte per l’intero Mediterraneo proprio col suo aereo privato. Nei primi mesi del 1932 è bloccato dall’appendicite e costretto all’intervento chirurgico, con relativa convalescenza. Inizia il 1933 con una tournée tennistica...in India, a conferma delle sue qualità di giramondo. Rodato dalle numerose partite asiatiche, ai primi di maggio vince il torneo di Genova. Poi si dedica ai viaggi aerei: nel 1934 va in Groenlandia, poi compie il raid aereo Roma-Addis Abeba. Non dimentica lo sport: nel febbraio 1935 è a Cortina dove pilota il bob a due che ha come frenatore l’amico Gianni Albertini, importante membro della FISI nonchè supervisore e commissario delle selezioni per la Nazionale da inviare ai Giochi Invernali. I due chiudono sesti, lontani dai vincitori Gillarduzzi-Franceschi. Non demordono e si schierano pure nel bob a quattro[1] dove finiscono secondi, battuti dall’equipaggio del GUF Milano pilotato da Della Beffa. Bonzi gareggia anche nello sci: il 24 marzo chiude al terzo posto il campionato milanese di slalom, disputato al Sestriere; lo superano Kuster e Borletti. Torna alle sue amate esplorazioni, perfino in luna di miele: con la moglie Elisa Lentati, in auto, affronta difatti un lungo viaggio attraverso lande desolate dell’Asia, tra Afghanistan e Siria. Poi compie pure la traversata aerea del Sahara e descrive le sue avventure in un libro che ottiene un discreto successo[2]. Proprio in aereo si distingue nella Seconda Guerra Mondiale, tra AOI[3] e Mediterraneo, guadagnandosi pure una Medaglia d’Argento ed una al Valor Militare. Alla fine del conflitto sposa, in seconde nozze, la nota attrice Clara Calamai e si dedica al cinema, come produttore ma anche come regista di documentari su terre lontane, ottenendo grande consenso e vincendo nel 1955, con “Continente perduto”, il Premio della Giuria al Festival di Cannes.


[1] Con loro gareggiano il pilota Gillarduzzi ed il frenatore Franceschi

[2] Il titolo del libro è “Deserti di ghiaccio, oceani di sabbia”

[3] Acronimo di Africa Orientale Italiana


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