Seminario sull'allenamento della forza al CPO Acqua Acetosa, Mornati: “Confronto utile per scambiare idee e crescere”

ISTITUTO DI SCIENZA DELLO SPORT
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L’Aula Magna del Centro di Preparazione Olimpica “Giulio Onesti” dell’Acqua Acetosa di Roma ha ospitato “La specificità nell’allenamento della forza”, nuovo seminario organizzato dall’Istituto di Medicina e Scienza dello Sport del CONI e rivolto ai direttori tecnici e agli staff tecnici federali.

Ad aprire l’incontro il Segretario Generale del CONI Carlo Mornati: “In questo incontro trattiamo il tema dell’allenamento della forza contestualizzato in ambiti specifici, dall’acqua alla terra fino agli sport di combattimento. Non vogliamo calare nulla dall’alto: questi seminari servono a scambiarci idee, perché è sempre bello condividere per creare uno stimolo e tornare a casa con alcuni spunti sui quali riflettere e analizzare. Del resto, la forza è un elemento comune a qualsiasi disciplina sportiva, pur applicata in modo diverso. È interessante capire come possa essere utilizzata al meglio. Abbiamo anche una novità: siamo riusciti a declinare un nuovo progetto di formazione olimpica sul quale stavamo lavorando da un anno. Volevamo attivare un processo di selezione e formazione dei formatori che avesse la compliance del CIO. Ci siamo riusciti: avremo questo programma di formazione olimpica e lo organizzeremo su piattaforma per far partecipare il territorio e coinvolgere tutti. Credo che saremo operativi da gennaio con qualcosa di completamente nuovo, un altro momento di riflessione per crescere e migliorare”.

Mornati seminario forza

Il Responsabile Istituto di Medicina e Scienza dello Sport del CONI Giampiero Pastore ha poi introdotto i relatori, lanciando innanzitutto l’intervento di Sandro Donati, Coordinatore Metodologia dell’allenamento Istituto di Scienza dello Sport del CONI: “Per inquadrare il termine ‘forza’ bisogna partire dal concetto di allenamento sportivo. Qualsiasi esercizio implica aspetti funzionali della forza con la partecipazione di capacità coordinative. Un esercizio non può mai essere fine a sé stesso, ma deve essere funzionale all’obiettivo: tutto si ricollega a una visione unitaria. È fondamentale l’apprendimento dei gesti, degli esercizi e degli input impartiti da un allenatore che, se correttamente capiti, vanno a finire nella cosiddetta ‘memoria motoria’”. Poi Nicola Maffiuletti, Direttore del Neuromuscular Research Laboratory Clinica Schulthess di Zurigo, si è soffermato sull'argomento specificità o varietà dell'allenamento della forza: "Nella realtà dei fatti ci si indirizza maggiormente verso la specificità, con un occhio di riguardo verso le variabili biomeccaniche. L’approccio classico ha dei limiti, sussiste la necessità di un approccio alternativo che dia uno spazio maggiore alla parte neurale e cognitiva e cerchi specificità ‘neuromeccaniche’. L’obiettivo è migliorare l’attivazione e la motivazione, massimizzare efficacia e aderenza e variare gli stimoli neurali e cognitivi”.

Prezioso anche l’intervento di Julio Velasco, oggi Direttore Tecnico del Settore Giovanile della FIPAV, sulle problematiche nei giocatori di pallavolo: "Pensando al nostro sport le specificità sono in primis il tipo di forza e le caratteristiche neuromuscolari dei giocatori. Il problema si pone quando bisogna allenare i giocatori lenti. Un’ipotesi può essere la ricerca della forza massima per attivare il reclutamento e passare subito alla sincronizzazione con la potenza a carichi alti e bassi”. In chiusura di mattinata Marco Lancissi, Responsabile Preparazione Atletica Squadre Nazionali di Nuoto FIN: “Le variabili da prendere in considerazione per nuotare velocemente sono l’efficienza propulsiva, la potenza meccanica, cioè quella che viene ‘scaricata’ nell’acqua, ed infine il drag, tutto ciò che riguarda la potenza dell’acqua. Riducendo il drag, la velocità della nuotata va ad aumentare. L’obiettivo è aumentare la potenza energetica, la potenza meccanica e l’efficienza propulsiva e ridurre il drag, cercando di trovare la posizione più idrodinamica possibile e opponendo meno resistenza con l’avanzamento del proprio corpo. Grossa importanza ha l’equilibrio tra la mobilità e la forza, indispensabile per migliorare l’economia tecnica della nuotata ed anche la sua efficienza”.

Del ruolo del controllo motorio nell’allenamento della forza ha parlato Gennaro Boccia, Ricercatore e Docente di Teoria dell’allenamento presso l’Università di Torino, Tecnico Ricercatore FIDAL e Formatore Nazionale FIP, mentre Pietro Roca, Primo Allenatore Squadra Nazionale Pesistica Olimpica FIPE, ha sottolineato come non si debba "fare un’analisi per sviluppare al massimo la forza di un atleta, ma cercare di permettergli di esercitare la sua forza senza disperderla. A noi interessa mettere in condizione l’atleta di non accumulare un livello di fatica inutile. Dobbiamo capire i suoi punti di debolezza e cercare di spingere in alto quelli di forza".

Il nostro giocatore – ha osservato Paolo Barbero, Preparatore Fisico Torino Calcio – va fatto crescere in quanto atleta e bisogna sfruttare correttamente ed in maniera efficiente il suo patrimonio genetico. Il talento deve essere supportato dall’allenamento della forza, uno dei presupposti di una prestazione vincente. Le nostre linee guida sono principalmente: allenare i movimenti, limitare al minimo gli esercizi analitici ed alternare gli esercizi con vettore di forza verticale-orizzontale e laterale. Il nostro obiettivo primario è migliorare l’atletismo del giocatore”. Alberto Di Mario, Preparatore Fisico, Consulente Istituto di Scienza dello Sport del CONI e Docente presso Università di Roma “Foro Italico” e Tor Vergata, si è concentrato sugli sport da combattimento, in cui "le valutazioni del gesto tecnico sono molto complesse, estremamente fini e limitate alla situazione della disciplina. Dobbiamo identificare le caratteristiche di un atleta ed adottare quelle metodologie atte al suo miglioramento. In passato c’era una periodizzazione molto semplice mentre oggi ci sono circa oltre quindici/venti gare l’anno in cui è richiesta la massima performance. L’obiettivo è sempre portare l’atleta al miglioramento anche cercando di limitare alcuni fattori negativi che possono presentarsi nel lavoro per raggiungere la forza esplosiva o la forza rapida”. Ultimo intervento quello di Carlo Varalda, Preparatore Fisico della Nazionale di Short Track FISG: “Un preparatore come prima cosa deve non nuocere gli atleti. E' fondamentale ottimizzare e personalizzare al massimo: significa certamente lavorare di più, ma per fare questo lavoro occorre volere il bene dell’atleta. Gli studi ci hanno dimostrato che lavorare con il velocity based training permette di ottenere risultati con volumi di lavoro minori. Io credo che debba essere utilizzato con l’obiettivo di produrre forza accompagnata dalla sua corretta modulazione ed ottimizzazione”.