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ARDUINO Camillo

Torino 19.03.1896 / Torino 23.07.1988

1920. Ciclismo. 5° Prova a squadre, 24° Gara Individuale

Si segnala già a 17 anni: nel 1913 è secondo nel Campionato Sociale dell’US Torinese, la sua prima squadra. Passa poi al “Club Astrapé” con cui l’anno seguente coglie il suo primo successo di rilievo, la “Coppa La Torino”, una cronometro a squadre, assieme a Riva, Rossanego e Trabaldo. Tutti nomi sconosciuti che non avranno una carriera significativa. Arduino invece sembra possedere discrete qualità ed ottiene qualche buon risultato: 3° nella “Susa-Moncenisio” e nella “Coppa Canelli” mentre chiude 9° il Campionato Italiano e 12° il “Piccolo Giro di Lombardia”, corse vinte entrambe dal futuro fuoriclasse Belloni[1]. Si conferma nel 1915 quando è primo nel “Criterium di Primavera”, disputato il 5 aprile sul percoro Torino-Avigliana-Torino e prova pure l’ebbrezza di gareggiare coi Professionisti nella Milano-Torino del 25 aprile dove chiude buon 13° e primo tra i dilettanti[2]. Vince Girardengo. Il 2 maggio Arduino è secondo nella “Targa Genova” di Novi Ligure, un’altra cronosquadre in cui gareggia con la sua nuova compagine “La Torino” assieme a Costa, Castellaro e Milano. Domina la meneghina UCM. Arduino dunque sembra avviato ad una buona carriera, ma l’ingresso del nostro paese in guerra sconvolge la sua attività e la sua vita, e non solo la sua. Viene chiamato alle armi col 13° Bersaglieri e combatte al fronte. Tra una licenza e l’altra, trova il tempo di gareggiare sporadicamente: nel maggio 1917 giunge 5° nel Campionato Piemontese vinto da Cerutti. Poi gli obblighi militari lo allontanano dalle corse.

Rientra solo a fine 1919: il 19 ottobre giunge terzo nella “Coppa Esercenti” a Torino, alle spalle di Gay e Gilardi. Anche se accusa oltre 10’ di ritardo, si tratta di un buon risultato che gli dà fiducia per l’avvenire. Difatti Arduino affronta il 1920 con grinta e determinazione, svettando già il 4 aprile nel “GP Pasqua” a Torino: domina la prova, giungendo da solo al traguardo. Un mese dopo, il 9 maggio, chiude sesto la Milano-Torino. Il 13 giugno è grande protagonista della “Coppa S. Giusto” a Trieste, battuto solo dal prorompente Bestetti. Sette giorni dopo, è nella fuga vincente della “Coppa del Re”, disputata tra Milano e Monza, ma chiude solo settimo la volata finale. Il 4 luglio Arduino è primattore del Campionato Italiano di Piacenza: sul sempre temibile Penice, una delle salite-totem nel periodo “eroico”, attacca a più riprese e scatena la selezione vincente. Ma, di nuovo, Bestetti gli resiste, per poi batterlo in volata. Arduino pare l’eterno piazzato: combatte sempre molto in gara, è tra i più attivi, ma ottiene poco. Non a caso, l’11 luglio chiude sesto la “Coppa Principe di Piemonte” a Torino vinta da Gay. Un altro piazzamento lo ottiene il 15 luglio nella prova di selezione olimpica, disputata sul percorso Novi-Serravalle-Tortona-Novi, un circuito da ripetere 4 volte per complessivi 180 km, a cronometro. Una gara durissima che ricalca però quanto si dovrà percorrere ad Anversa. Arduino giunge solo decimo, a quasi mezz’ora dal vincitore Gay. A sorpresa però il suo nome figura nella lista degli azzurri per i Giochi, stilata dall’apposita Commissione Tecnica guidata dal Presidente dell’UVI Davidson dove però manca, tra gli altri, il bravo Scaioni, 6° classificato a Novi. Non mancano le polemiche e le accuse per criteri di selezione cervellotici e legati forse anche a questioni di sponsor e geopolitca, ma Arduino rimane al suo posto. Proprio a Novi si ritrovano tutti gli azzurri designati, sotto la guida del CT Pavesi[3]. Quindi si sviluppa un breve collegiale a Torino, su strada e su pista, che serve soprattutto a scegliere i ruoli per ciascun corridore e poi, in treno, via Modane e Parigi, la comitiva raggiunge Anversa. Le prove ciclistiche sono due, una individuale ed una a squadre, ottenuta dalla somma dei tempi dei corridori di ogni nazione giunti al traguardo. La gara si svolge il 13 agosto, a cronometro lungo ben 175 km: si parte da Merksem e si arriva ad Anversa, nei pressi del velodromo, passando per Tornhout, Molt. Heist-op-den-Berg e Lierre. 46 i partenti di 12 nazioni. Percorso sostanzialmente pianeggiante, per cronomen possenti. Oltretutto si gareggia a pignone fisso ed è favorito chi ha studiato bene ogni dettaglio. Non certo i nostri che montano pignoni inadatti mentre, al contrario, gli avversari utilizzano addirittura bici da pista e rapporti quasi da stayers. Il tracciato è attraversato più volte dai binari del treno, con relativi passaggi a livello: le pause inevitabili, prodotte dalla chiusura delle sbarre, saranno opportunamente conteggiate dai giudici e tolte dal computo generale del tempo impeigato; come vedremo, risulteranno decisive. Non comunque per i nostri che si trovano a malpartito e giungono lontani dai primi: Arduino termina solo 24°, a ben 25’25” dal vincitore, lo svedese Stenqvist che impiega 4h40’01”. In realtà il tempo migliore è realizzato dal sudafricano Kaltenbrunn che festeggia la vittoria con il suo entourage prima che però la giuria tolga, come da regolamento, i 4’01” in cui lo svedese è stato costretto a fermarsi per il passaggio di un treno. Dunque oro a Stenqvist, argento allo scornato sudafricano (alla fine con un ritardo di 1’25”) e bronzo per il francese Canteloube, a 2’53” dal primo. Nessuno dei medagliati avrà una carriera significativa a livello professionistico. La prova a squadre va invece alla Francia su Svezia e Belgio, con l’Italia solo quinta, dietro anche alla Danimarca, e con un distacco dal bronzo di quasi un’ora, un’enormità per il nostro ciclismo che esce da questa edizione con le ossa rotte, almeno su strada visto che il quartetto degli inseguitori conquista l’oro. Dopo i Giochi, Arduino tenta subito la carta del professionismo, cogliendo un bel 7° posto nella Milano-Modena, vinta da Costante Girardengo[4]. Poi però Arduino non rispetta le attese. Gareggia per otto stagioni nella massima categoria, in squadre importanti come “Bianchi”, “Atala” e “Maino”, ma non trova mai la strada della vittoria e spesso viene utilizzato in compiti di gregariato. Non sembra possedere la stoffa del campione ed in effetti i suoi piazzamenti sul podio si contano sulle dita di una mano: il 2° posto nel “Giro del Piemonte” del 1923, alle spalle del conterraneo Aimo[5], rimane il suo risultato più brillante[6] mentre il 7° posto nella “Sanremo” della stessa annata è la sua miglior prestazione in una classica-monumento. In definitiva una carriera senza infamia e senza lode, con più ombre che luci.

arduino grande


[1] Gaetano Belloni, detto “Tano”, nato a Pizzighettone il 26.08.1892. Tra i più grandi campioni degli anni ’20. Al suo attivo una quarantina di successi tra cui tre “Lombardia” (1915-1918-1928), due Milano-Sanremo (1917-1920), un Giro d’Italia (1920), tre Milano-Modena (1918-1921-1925). Valido anche su pista, vinse 3 “sei giorni” in America. Ingiustamente passato alla storia come “eterno secondo” perchè spesso battuto da Girardengo

[2] In quel tempo difatti molte corse sono “promiscue” ovvero vi possono gareggiare insieme professionisti e dilettanti

[3] Eberardo Pavesi, nato a Colturano (MI) il 02.11.1883. Ottimo corridore del periodo eroico, tra le sue vittorie Roma-Napoli-Roma 1905, Giro dell’Emilia 1909 e soprattutto il Giro d’Italia 1912, disputato con la formula a squadre. Grande stratega, detto “l’Avocatt” (l’avvocato) per la sua verve polemica, diverrà poi un eccellente DS con la “Legnano” dove rimarrà per ben 45 anni, portando al successo fior di campioni, su tutti Binda, Bartali e Coppi. Tra le figure storiche più importanti del nostro ciclismo nella prima metà del Novecento

[4] Nato a Novi Ligure il 18.03.1893. Tra i più grandi Campioni di tutta la storia del nostro ciclismo, con 106 successi da professionista tra cui: 6 Milano-Sanremo, 5 XX Settembre, 3 Lombardia, 2 Giri d’Italia (1919-1923), Gran Fondo 1913 e GP Wolber 1924. Campione d’Italia ininterrottamente dal 1913 al 1925. Da CT della Nazionale porterà Bartali alla vittoria nel Tour de France 1938

[5] Bartolomeo Aimo, nato a Carignano (TO) il 24.09.1889. A suo agio in salita, passato tardi al professionismo, spesso trova percorsi inadatti alle sue caratteristiche. Una dozzina le sue vittorie tra cui 4 tappe al Giro d’Italia (dove è 2° nel 1922 e 3° nel 1923 e 1928) e due al Tour de France dove è brillante terzo nel 1925 e 1926, anni in cui vince il terribile “tappone alpino” Nizza-Briançon, con Vars ed Izoard

[6] La corsa si decide sullo strappo di Moriondo dove Aimo stacca tutti. Arduino tenta il recupero, nel finale si avvicina al battistrada ma non lo raggiunge e chiude a 34” dal vincitore