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BARBARESI Mariano

Roma 07.06.1895 / Roma 13.10.1928

1920. Pugilato. Eliminato Primo Turno pesi massimi

Romano de’ Roma, del popolare quartiere di S. Lorenzo, combatterà quasi sempre nella Capitale. Anche se inizia a tirare i primi pugni prima della guerra, si tessera ufficialmente per l’”Audace”  nell’estate del 1919 ed i suoi esordi sono fulminanti: il 22 dicembre difatti vince il Campionato Romano dei “massimi”, superando nettamente ai punti il più esperto e smaliziato Buffi. Barbaresi, per il suo stile mai sgarbato, subito si lascia apprezzare da pubblico e critici. Ha stoffa e, dal fisico massiccio, si segnala presto come un “massimo” potente, dal pugno proibito, vincendo diversi incontri per k.o. A metà marzo 1920 vince a Roma il “Campionato dell’Italia Centrale e Meridionale”, battendo in finale Montemaro per abbandono al secondo round e candidandosi ad un ruolo di protagonista a livello nazionale. In effetti cosi è. Ai primi di luglio, al Teatro Lirico di Milano, Barbaresi conquista il tricolore dei “massimi”, battendo nettamente in finale Clerici: poichè il torneo vale come selezione olimpica, si guadagna il viaggio ad Anversa. Il CT della Nazionale è Celestino Caversazio[1] ed il ritiro collegiale avviene a Ramello, sul Lago Maggiore, in una splendida villa con tutti i comfort e palestra annessa. Qui gli azzurri affinano la tecnica e rifiniscono la preparazione, con l’aiuto anche di professionisti del calibro di Spalla, Marzorati e Giussani. Proprio contro Spalla, in un match dimostrativo ma non troppo, Barbaresi combatte il 1 agosto ad Intra nella “prova generale” di Anversa. Piace molto ai tecnici la sua mobilità sul tronco ed il suo modo di schivare i colpi, non comune per un “massimo”: Barbaresi, anche a detta di Spalla, fa ben sperare per i Giochi. L’organizzazione della nostra spedizione però non è certo delle migliori. I nostri non hanno mai combattuto all’estero e la trasferta si sviluppa tra mille difficoltà, anche perchè un dirigente spende i pochi soldi destinati agli azzurri per suoi bisogni personali. Inoltre il viaggio in treno (in terza classe) è scomodo e non certo ottimale per un’adeguata preparazione. Oltre tutto la comitiva arriva ad Anversa soltanto alla vigilia delle gare. Non c’è tempo per acclimitarsi e, forse, neppure per gareggiare dato che gli organizzatori non trovano i pugili italiani tra gli iscritti: la neonata Federazione aveva probabilmente dimenticato di segnalare i loro nomi al CIO! Seguono fasi concitate, c’è il rischio di aver fatto un viaggio a vuoto, ma interviene proprio uno degli stessi pugili, il piemontese Garzena, che trova la soluzione: interpella i dirigenti della Federazione Svizzera, che ben conosce in quanto ha iniziato la carriera proprio in terra elvetica dove era emigrato, i quali si adoperano molto ed intercedono per i nostri che, alla fine, vengono ammessi alle gare. Tutti tranne il milanese Giuseppe Zanati che per soli due etti non rientra nel limite della sua categoria, i “gallo”, e può dunque solo assistere i compagni da bordo ring.

Barbaresi combatte nei “massimi”, di peso superiore ai 79,4 kg, valore peraltro superato di pochi etti dal romano, che quindi si trova a boxare con avversari più pesanti. A questo torneo partecipano solo 9 pugili di 7 nazioni. Il 21 agosto Barbaresi però perde all’esordio col francese Eluère, ai punti, e viene subito eliminato. L’oro va al britannico Rawson che in finale supera il danese Petersen mentre il bronzo è proprio di Eluère. Barbaresi supera presto la delusione olimpica e torna a primeggiare, dominando il campionato romano e quello dell’Italia centro-meridionale. Vince spesso per k.o. come accade l’8 giugno 1921, quando a Roma riconquista il titolo italiano dei “massimi”, superando di nuovo Clerici. Prima Barbaresi ha chiesto ed ottenuto la rivincita ad Eulére che però s’è dimostrato nuovamente più forte: il francese è l’unico che gli infligge due sconfitte da dilettante. La terza gli viene inferta da un altro francese, Girollet, con cui però regola i conti il 26 novembre a Roma. Niente male il palmares di Barbaresi tra i dilettanti: 18 incontri, 15 vittorie (10 per k.o.), 3 sconfitte (contro i francesi!). Nel dicembre del 1921 passa professionista, ma non ha la stessa fortuna, pur rimanendo un gran bel pugile e generando grandi entusiasmi a Roma, come quando batte ai punti il francese Eluére, combattendo nei “templi” della boxe capitolina quali la Sala Minerva e lo Stadio Nazionale. Trova però sulla sua strada per il titolo italiano i fratelli Spalla: prima Giuseppe, che lo supera il 1 aprile 1922 per k.o. all’11° round, e poi il grandissimo Erminio[2] che il 1 dicembre 1923 lo costringe alla resa dopo appena cinque riprese in un match disputato al Teatro Adriano di Roma ed attesissimo dai tifosi capitolini, ma in cui tuttavia Barbaresi sembra in soggezione, come bloccato, di fronte a colui che gli era stato maestro. Barbaresi compie poi una proficua trasferta in Argentina e chiude la carriera con veloci vittorie per k.o., prendendosi la rivincita con Giuseppe Spalla ed infine battendo il francese Sebilo nel suo ultimissimo incontro, nel giugno del 1926. Comunque buono anche il suo score da pro: 21 incontri, 15 vittorie (10 prima del limite), 4 sconfitte, 1 pari, 1 “no decision”. Terminata l’attività agonistica, diventa ferroviere ma, malato di cuore, muore a soli 33 anni, lasciando un profondissimo cordoglio in tutta la capitale di cui per breve tempo era stato un idolo sportivo e popolare tra i più amati.


[1] Fondatore nel 1912 del Milan Boxing Club dopo una vita avventurosa che lo porta a fuggire precipitosamente da Parigi per evitare i numerosi creditori. Dopo aver esercitato mille mestieri, tra cui oste e bigliettaio, trova nel pugilato un’àncora di salvezza nel ruolo di factotum, da organizzatore ad allenatore, da scommettitore a manager senza scrupoli. Tutto questo in particolare nell’Accademia Pugilistica Italiana, in Via Magenta 66 a Milano, altra sua creatura e che diventa il suo “covo” per antonomasia. Ha il merito di coltivare il talento di Erminio Spalla. Emigrato poi in Sudamerica, lancia la boxe in Brasile

[2] Erminio Spalla, nato a Borgo S. Martino (AL) il 07.07.1897. Trasferitosi a Milano, si appassiona prima alla scultura e poi alla boxe. Dopo la guerra che affronta da fante in trincea, vince l’oro nei “massimi” ai Giochi Interalleati di Parigi del 1919. Conquista il titolo italiano il 5 settembre 1920 contro Pilotta ed il 20 maggio 1923 ottiene il titolo europeo, superando all’Arena di Milano l’olandese Vand der Veer. Combatte con un certo successo in tutto il mondo, dagli USA all’Argentina. Perde il titolo europeo nel maggio 1926 dallo spagnolo Uzcudun e quello italiano nel 1927 da Bertazzolo. Poi si ritira, coltivando la passione per la scultura e diventano un buon attore, recitando in una cinquantina di film. Il suo palmares vede 55 incontri da pro, con 39 vittorie (29 k.o.), 10 sconfitte, 3 pareggi e 3 “no-decision”