Seleziona la tua lingua

Image
images/barbieri_ottavio_piccola.jpg

BARBIERI Ottavio

Genova 30.06.1899 / Genova 28.12.1949

1924. Calcio. Eliminato Quarti di Finale

barbieriottavio1Genovese purosangue, da adolescente è un buon podista ma alla fine è il calcio, in una città dove il football è una santa tradizione, a conquistarlo. Gioca in diverse squadrette, tra cui la Stella Audace, poi entra nelle riserve del Genoa. E’ un terzino dinamico e generoso, che bada al sodo e sa stare al suo posto dato anche un carattere serio e di poche parole. Viene notato prima da Enrico Pasteur[1] e poi da William Garbutt[2] che lo fa esordire in prima squadra nella stagione 1919-20. In questa annata, conclusa dal Genoa al terzo posto del girone Nord, Barbieri gioca 19 partite. Nel campionato successivo ne gioca 16, col Genoa che chiude 2° il girone di semifinale. Intanto, nella primavera del 1921, Barbieri esordisce in Nazionale, nella trasferta che gli azzurri eseguono al Nord: il 5 maggio è in campo nel vittorioso match (3-2) contro il Belgio ad Anversa e tre giorni dopo è nella squadra che pareggia 2-2 coi Paesi Bassi ad Amsterdam. Ormai è tra i migliori difensori italiani ed una colonna portante del Genoa, con cui nel 1921-22 totalizza 24 presenze e segna pure una rete, nel 7-0 che i rossoblu infliggono al Venezia il 23 ottobre 1921. La stagione 1922-23 è magica: Barbieri gioca 25 partite ed il Genoa vince il Campionato senza perdere una partita, facendo nascere il mito degli “imbattibili”. Nella finale di andata con la Lazio, vinta 4-1 a Genova, Barbieri segna pure una rete, su rigore[3]. Inoltre Barbieri è titolare fisso della Nazionale con cui gioca altre 7 volte, compresi i due prestigiosi pareggi che gli azzurri impongono alla fortissima Austria[4], a conferma di una certa crescita del nostro movimento calcistico.

La stagione 1923-24 parte col vento in poppa per il Genoa, ma non per la Nazionale che il 20 gennaio 1924 subisce un’umiliante sconfitta, con Barbieri in campo, proprio a Genova da parte dell’Austria che si impone 4-0. I dirigenti federali corrono ai ripari e sostituiscono la Commissione Tecnica fino ad allora in carica con Vittorio Pozzo che torna alla guida degli azzurri, dopo i Giochi del 1912, in veste di Commissario Unico. Le partite di preparazione ai Giochi non vanno molto bene: il 9 marzo, con Barbieri in campo, uno stentato 0-0 con la coriacea Spagna a Milano ed il 6 aprile una sonora batosta a Budapest contro l’Ungheria per 7-1, anche se in questo secondo caso ai nostri mancano i calciatori di Genoa (compreso Barbieri) e Bologna che, stenuamente impegnate nella lotta per il Campionato, hanno preferito non inviare in azzurro i loro uomini. Pozzo ha le idee ancora confuse ed organizza due matches non ufficiali con squadre di club, terminati entrambi 1-1, contro i cechi del Makkabi di Brenn (composta esclusivamente da giocatori ebrei) ed il Wiener Amateur di Vienna. Poi si va a Parigi e Barbieri è tra i 22 selezionati, comunicati ufficialmente il 3 maggio. Al torneo di calcio partecipano 22 nazioni, col criterio dell’eliminazione diretta e ripetizione della partita in caso di parità dopo i tempi supplementari. Pochi lo sanno, ma questo torneo ha valenza, per la FIFA, di Campionato del Mondo.

Sotto la supervisione di Pozzo, gli italiani fanno le cose per bene al punto che il CU si avvale della collaborazione di due allenatori di primo piano come gli inglesi Garbutt e Burgess, rispettivamente mister di Genoa e Padova. Ma non tutto fila per il verso giusto: l’alloggio scelto per i nostri, una lussuosa villa nei pressi della Porte Maillot, ha i letti...troppo piccoli. Si trova dunque in fretta e furia un albergo che può accogliere l’intera comitiva ma è situato nella zona di Pigalle dove certamente non mancano le “distrazioni”. Memore dei misfatti di Stoccolma, Pozzo esercita sui calciatori una ferra sorveglianza cui nessuno riesce a sottrarsi. I nostri sembrano in forma e c’è moderata fiducia intorno a loro, ma il sorteggio non è benevolo visto che ci presenta al primo turno la Spagna, guidata dal celebre Zamora in porta. Il 25 maggio alle 15.30, allo stadio di Colombes, di fronte a 19mila spettatori, arbitro il francese Slawick, affrontiamo dunque gli iberici, con Barbieri titolare. Come previsto, non è una partita facile, risulta maschia, come si diceva in quel tempo, ricca di contrasti, falli, mischie. Incontro equilibrato, che solo un episodio può decidere. Non lo fa l’espulsione dello spagnolo Larraza, autore di un fallaccio. Gli iberici si rintanano in difesa. L’episodio arriva all’84’ e ci è favorevole. In piena area di rigore, nel tentativo di fermare l’avanzata di Magnozzi, che sta per tirare a colpo sicuro, Vallana colpisce il pallone con violenza ma in modo scomposto e la sfera termina in rete. Autogol! Italia 1, Spagna 0. I nostri resistono al disperato assalto iberico e passano il turno, seppur con fatica e fortuna. Il 29 giugno tocca agli ottavi di finale e stavolta l’avversario appare più abbordabile, il Lussemburgo. Si gioca allo stadio Pershing, teatro dei “Giochi Interalleati” del 1919. Solo 4mila gli spettatori, per un incontro poco interessante. Si parte alle 14.15. Solo due cambi nel nostro undici: entrano De Vecchi e Baldi, escono Caligaris e Burlando, entrambi acciaccati. Dunque Barbieri di nuovo in campo. La partita si mette subito bene: il primo gol è di Baloncieri, 20’ dopo il fischio iniziale del francese Richard. Al 38’ raddoppia Della Valle ed i nostri controllano agevolmente la partita sino alla fine. Siamo nei quarti e qualcuno fa un pensierino alla medaglia. Il 2 giugno si gioca contro la Svizzera allo stadio Bergeyre di fronte ad 8mila spettatori, arbitra l’olandese Mutters. In campo gli stessi del match con la Spagna e dunque terza presenza consecutiva per Barbieri. Non sembra una partita impossibile, ma i nostri hanno perso intensità ed il primo tempo scorre via scialbo, con pochi sussulti, fermo sullo 0-0. Il rientro dagli spogliatoi è scoppiettante: al 47’ Sturzenegger sorprende gli azzurri e segna. Dopo cinque minuti pareggia Della Valle. Poi una disattenzione difensiva di Caligaris regala la palla agli svizzeri, un cross ed Abegglen, appostato in piena aria, di testa infila il 2-1. Proteste dei nostri per un fuorigioco che però non viene riscontrato dall’arbitro. E’ la rete decisiva: gli svizzeri si difendono con ordine, gli azzurri non recuperano e vengono eliminati. Gli svizzeri comunque saranno protagonisti di un grande torneo, ottenendo l’argento dopo aver perso 3-0 la finale contro i formidabili uruguaiani ai quali spetta il primo titolo di “Campioni del Mondo” (con tanto di stella sulla loro maglia, approvata dalla FIFA). Il bronzo va alla Svezia che, dopo il primo match chiuso 1-1, supera 3-1 i Paesi Bassi nell’apposito replay. Per gli azzurri una partecipazione olimpica non eccezionale ma che permette al CU Pozzo e ad alcuni giocatori di accumulare una fondamentale esperienza che poi, col tempo, si riverbererà sull’intero movimento calcistico italiano.

Intanto Barbieri, dopo i Giochi, in quella stagione vince col Genoa un altro campionato[5], collezionando 25 presenze e fregiandosi del primo vero “scudetto” della storia[6]. L’anno seguente gioca altre 26 volte, ma il Genoa perde la finale della Lega Nord col Bologna dopo una “storia infinita[7]”. Barbieri a 26 anni è nel pieno della maturità agonistica e fino al 1932 continuerà a vestire la maglia del Genoa, sia pure senza più ottenere i grandiosi risultati precedenti. Coi rossoblu totalizza ben 299 presenze e 11 gol, rimanendo nella storia della squadra come uno degli elementi più fedeli e dal rendimento sempre elevato. In Nazionale giocherà altre 7 partite ma rimarrà escluso dalla rosa dei Giochi di Amsterdam: in azzurro totalizza 21 presenze che, per l’epoca, non sono poche. Terminata la carriera nella Sampierdarenese (1932-33), diventerà un buon allenatore, soprattutto di squadre minori, e guiderà pure il Genoa (1939-41 e 1946). Porterà i Vigili del Fuoco di La Spezia al successo nell’anomalo campionato “di guerra” del 1944, organizzato nella RSI. L’ultima sua squadra da allenatore è la Lucchese della quale deve abbandonare la guida per un'incipiente malattia incurabile, che lo porta alla morte a soli 50 anni di età.


[1] Nato a Genova il 27.08.1882. La famiglia ha origini svizzere e vi appartiene anche Louis, il celebre batteriologo. Enrico è tra i primi calciatori del Genoa con cui vince 4 campionati (1899-1902-1903-1904) nel ruolo di attaccante. Poi, mentre il fratello Edoardo diventa Presidente del Genoa, Enrico passa alla pallanuoto: col Genoa vince il Campionato nel 1914

[2] Nato a Hazel Grove, Inghilterra, il 09.01.1883. Calciatore di alto livello, ottima ala, prima nell’Arsenal e poi nel Blackburn, termina la carriera per un grave infortunio. Trasferitosi a Genova per lavorare nel porto, nel 1912 diventa allenatore del Genoa e viene da tutti chiamato mister, termine che entra poi nel lessico comune. Col Genoa, di cui è un’istituzione, vince tre Campionati (1914-15, 1922-23 e 1923-24). Poi passa alla Roma, quindi al Napoli, va in Spagna con l’Athletic Bilbao (con cui vince il titolo nel 1935-36) e, dopo un breve quanto sfortunato passaggio al Milan, torna al Genoa dove rimane fino al 1948

[3] Il ritorno, a Roma, finisce 2-0 per i rossoblu

[4] Il 15 gennaio 1922 a Milano finisce 3-3 mentre il 15 aprile a Vienna l’incontro termina 0-0

[5] Sarà l’ultimo conquistato dal Genoa fino ad oggi

[6] E’ difatti dalla stagione 1924-25 che la FIGC stabilisce l’usanza per cui la squadra vincitrice del Campionato può indossare sulle maglie lo “scudetto” che all’epoca vede il tricolore sormontato dalla corona dei Savoia ed al centro una croce bianca su sfondo rosso, lo stemma sabaudo. Lo scudetto è stato ideato da Gabriele D’Annunzio il 7 febbraio 1920 a Fiume dove una squadra di militari italiani, col piccolo tricolore sul petto creato dal “Vate”, affronta una compagini di elementi locali

[7] Sono necessarie addirittura cinque partite per definire il vincitore. L’ultima, vinta dal Bologna 2-0, si gioca a Milano il 9 agosto 1925 a porte chiuse, in un clima fortemente condizionato dai gravi incidenti scoppiati tra le opposte tifoserie nei mesi precedenti. Il Bologna poi vincerà il titolo, il primo della sua storia, contro l’Alba Roma, 15 giorni dopo