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BARTOLINI Enzo

Livorno 15.02.1914 / Pisa 03.07.1998

1936. Canottaggio. MEDAGLIA D’ARGENTO “otto con”

Voga sin da adolescente con l’UC Livornesi i cui canottieri sono bonariamente etichettati come “scarronzoni”. Guadagnano questo soprannome nella loro prima vittoria di buon livello, il titolo toscano di “yole a otto” ottenuto nel giugno 1928 sul Lago di Massaciuccoli. Il vocabolo deriva dal vernacolo livornese, dal verbo “scarrocciare” ovvero deviare dalla rotta, riferito soprattutto alle barche a vela, soggette ai colpi di vento. Gli scarronzoni canottieri scarrocciano non a causa del vento, ma per la loro tecnica, piuttosto approssimativa e grezza, costruita solo sulla forza, una voga d’impeto quasi bestiale, che deriva dal loro modo di essere e sentire la vita. In effetti a bordo vi sono tipi rudi, dalle maniere forti, che non temono la fatica del duro lavoro: molti difatti sono risiatori, sommariamente definiti come scaricatori di porto. Per la precisione si tratta degli equipaggi di gozzi a dieci remi che a Livorno quando il mare è mosso ed impedisce alle navi di entrare in porto, rimorchiano l’imbarcazione fino al molo, trascinandola con la sola forza delle braccia. Abituati e temprati a simili incarichi, per gli scarronzoni è facile far diventare redditizia in un armo per canottieri la loro remata tanto vigorosa.

Bartolini, sin da giovane, si cala in questo contesto e nel 1936 viene inserito sul già mitico “otto” (che a Los Angeles nel 1932 ha ottenuto uno splendido argento). L’esordio è ottimale: il 7 giugno nella prima preolimpica, disputata all’Idroscalo di Milano, i livornesi dominano, con 6” di margine sull’Intra. Si ripetono il 19 luglio nella decisiva selezione di Pallanza, con 3” sull’Aniene: il viaggio a Berlino è garantito. Si parte, in treno, il 27 luglio da Verona. Le prove olimpiche di canottaggio si svolgono sul campo di regata di Grunau, sul fiume Dahme, nella periferia sud-orientale di Berlino. Nell’otto partecipano 14 nazioni. Il 12 agosto, nel primo turno, gli azzurri chiudono secondi alle spalle dell’Ungheria, con il distacco di un secondo e mezzo: gara comunque di buon livello. Superano difatti Canada, Australia e Brasile, ma non basta. Difatti accedono direttamente alla finale solo i vincitori. Dunque il giorno seguente i nove sono chiamati ai “recuperi” che poi rappresentano una sorta di semifinale dove i livornesi trionfano a mani basse davanti a Giappone, Jugoslavia e Brasile. Il 14 agosto si disputa la finale ed è un’emozione continua: i nostri partono bene e lottano punta a punta con la Germania (che ha mezzo equipaggio stanco per aver gareggiato nelle finali precedenti), ma nel finale emergono gli USA che castigano tutti. Per gli azzurri è un altro argento alle spalle degli americani, staccati di mezzo secondo e davanti di misura alla Germania. Seguono Gran Bretagna, Ungheria e Svizzera. Un’altra gara bellissima, con i nostri grandi protagonisti anche se l’oro è di nuovo sfuggito per poco. I nove si confermano il 20 settembre all’Idroscalo di Milano dove colgono un altro titolo italiano, con 3” di margine su Intra. Bartolini è ormai una colonna portante degli scarronzoni che continuano a vincere per alcune stagioni: nel 1937 guadagnano un altro titolo italiano e addirittura l’oro europeo ad Amsterdam. Con Bartolini sempre a bordo i labronici rivincono altri quattro titoli italiani (1938-1941) ed il bronzo europeo nel 1938, venendo poi penalizzati a livello internazionale dalla mancata effetuazione della rassegna continentale (causa la guerra) dove avrebbero potuto certamente ottenere altri allori. Il loro ciclo in pratica termina col successo ai tricolori del 1941: Bartolini ne ha vissuto, da grande protagonista, la seconda parte in cui comunque non sono mancati i successi.

bartolini enzoBartolini sull’armo degli scarronzoni in allenamento nelle acque di Grunau, alla vigilia delle gare olimpiche. Bartolini, evidenziato dal tondo è al quarto remo