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BENINI Emilio

Firenze 05.07.1891 / Treviso 06.10.1958

1920. Equitazione. 19° Concorso ad Ostacoli Individuale

Sottotenente di Cavalleria, si distingue per signorilità abbinata però ad una certa vivacità che lo fa soprannominare “burrasca”. Vero sportsman, ha anche una punta di eccentricità che spesso stona nel compassato mondo ippico nazionale, rigido e formale. Benini, da buon fiorentino, non ama le mezze misure e la sua cavalcata, più che sulle teorie apprese nelle scuole, si basa sull’esperienza, sul sentire più che sull’essere. Ottiene comunque ottimi risultati: nel 1913, sottotenente dei Lancieri di Novara e montando Recondito, vince il Campionato del Cavallo d’Arme[1], confermandosi cavaliere di primissimo piano, in grado di sviluppare al meglio i dettami del “metodo italiano”, che vuole il cavallo sempre in equilibrio naturale, quasi come se fosse “scosso”, senza cavaliere, soprattutto nel saltare gli ostacoli. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, Benini è promosso Tenente ed entra in aviazione, fatto comune per i cavalieri di quel tempo, e nel 1917 compie numerosi raid sul fronte giuliano, con combattimenti aerei, guadagnandosi anche una Medaglia d’Argento al Valor Militare. Terminato finalmente il conflitto, Benini riprende a cavalcare e non ha perso stile né classe, soprattutto tra gli ostacoli.

L’Ispettorato Ippico, delegato a stilare la lista per i Giochi di Anversa, lo inserisce nella nostra squadra. Benini si presenta, il 12 settembre, al concorso individuale di salto ad ostacoli che si svolge all’Olympisch Stadion ed è l’ultima gara in programma di quell’edizione dei Giochi. Partecipano 25 atleti di 6 nazioni: essendo previsti punti per ogni penalità commessa, vince chi ottiene il punteggio minore. Benini, in sella a Passero, non va bene, anzi è il peggiore dei nostri: commette difatti molti errori che gli pregiudicano il risultato ed alla fine si piazza solo 19° con 13 punti. La nostra scuola però non delude, anzi brilla: l’oro infatti va, con 2 punti totali, a Lequio davanti a Valerio (3 punti) mentre lo svedese Lewenhaupt è bronzo (4 punti). Gli altri italiani finiscono lontani: Spighi è 10° a pari merito, l’atteso Ubertalli (capo-squadra della spedizione) delude e si piazza solo 17°, poco avanti lo spento Benini. Nel complesso comunque un risultato che mostra appieno la forza del nostro intero movimento equestre, ormai riconosciuto a livello internazionale. Peccato per Benini, incappato in una giornata-no che chiude mestamente la sua partecipazione olimpica e, praticamente, la sua carriera su alti livelli. Carriera agonistica perchè quella militare continua: nel 1926 difatti è in Libia, Cirenaica, come Capitano del 4° Squadrone Savari e conquista un’altra medaglia, la Croce di Guerra al Valor Militare, per le sue azioni di controllo e repressione verso le tribù ribelli. Dunque, un ottimo cavaliere ed un grande soldato.

 

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Benini su Passero ai Giochi di Anversa del 1920

 

 

 

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[1] Prima edizione nel 1907. Antesignano del “completo”, ideato per premiare il binomio cavaliere/cavallo che meglio sviluppasse i concetti dell’equitazione militare appresi nelle scuole di Pinerolo e Tor di Quinto. La classifica sommava i risultati di tre prove svoltesi in tre giorni consecutivi: una marcia di 50 km, ad andatura regolare (circa 10 km/h); una gara di velocità di 25 km, nella campagna romana, con ostacoli naturali (siepi, bosco, ecc.) e non (staccionate, cancelli, ecc.); un concorso ad ostacoli nell’Ippodromo di Tor di Quinto. A parità di punteggio finale, decideva il tempo minore nella seconda giornata