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BONASSIN Emerico Giusto

Pola 16.05.1901 / deceduto

1924. Lotta Libera. 5° p.m. pesi medi

1928. Lotta Greco-romana. Eliminato Quarti di Finale pesi medi

La famiglia è istriana, originaria di Dignano, cittadina nell’entroterra di Pola dove nasce Emerico Giusto detto Enrico dopo che i genitori vi si sono trasferiti. Al momento della sua nascita, Pola è ancora situata nell’Impero austro-ungarico, ma con gli sconvolgimenti geopolitici susseguiti alla Prima Guerra Mondiale, l’intera Istria diventa territorio italiano a tutti gli effetti. Bonassin si sposta poi a Trieste e si dedica inizialmente al sollevamento pesi: nel 1924 cerca la qualificazione ai Giochi di Parigi, nella categoria dei “medi”. Non la trova, rimanendo sempre lontano dai primi: il suo miglior risultato nelle prove di selezione è il 4° posto ottenuto il 9 giugno nella preolimpica di Trieste dove solleva un totale di 357,5 kg contro i 455 kg del vincitore Galimberti. Troppo poco per essere preso in considerazione. Nel frattempo però Bonassin ha appreso anche i segreti della lotta libera, sotto la guida di Giorgio Calz, olimpionico del 1920 e che, emigrato in America, ha fatto fortuna nel catch di cui è diventato uno dei massimi esponenti. Rientrato nella natia Trieste per qualche mese, Calz ha approntato una sorta di “scuola triestina” in caccia di nuovi talenti, spronato dalla FAI e da Fabio Del Genovese, altro valente lottatore cui è stato demandato pure il compito di CT della nostra spedizione ai Giochi. Bonassin rappresenta proprio il più fulgido talento coltivato da Calz: Del Genovese lo vede, lo segue, ne apprezza stile e grinta, alla fine gli consiglia di lasciar perdere i pesi e lo inserisce in azzurro anche se l’istriano manca totalmente di esperienza internazionale. I tecnici lo giudicano positivamente anche per il fisico “scultoreo ed assai muscolato, dalle movenze feline”, retaggio evidentemente dell’attività pesistica. Bonassin è il neofita della nostra spedizione di “libera”, approntata peraltro con pochi mezzi e risorse, un po’ alla svelta e più per il gusto di partecipare che per concrete speranze di vittoria. Si va a Parigi soprattutto per fare esperienza, in un momento in cui la lotta libera in Italia è appena agli albori, ma è circondata comunque da un certo entusiasmo, anche per gli echi che giungono dall’America dove Gardini e lo stesso Calz, vecchi olimpionici di greco-romana, hanno ottenuto grandi successi.

Nel 1924 le prove olimpiche di lotta si svolgono al Vel d’Hiv, il famoso Velodromo d’Inverno della capitale francese, teatro di numerose competizioni ciclistiche di primo piano. Bonassin gareggia nei “medi” il cui peso-limite è 79 kg. Al via 14 atleti di 9 nazioni. Il torneo è ad eliminazione diretta, ma per l’argento ed il bronzo vige un regolamento particolare e macchinoso. Vengono difatti organizzati due mini-gironi: per l’argento si battono i lottatori che hanno perso nei turni precedenti con la medaglia d’oro mentre per la terza piazza lo sconfitto della finale (che dunque non è argento) riaffronta coloro che sono stati da lui battuti nei primi turni. I vincitori di questi gironcini ottengono la medaglia. Bonassin non va molto lontano: l’11 luglio, all’esordio, viene atterrato dal belga Ollivier e di conseguenza è subito eliminato. Ma Ollivier arriva in finale e viene battuto dallo svizzero Hagmann. Dunque Bonassin, come da regolamento, è ripescato e teoricamente potrebbe lottare per il bronzo. Ma...è sparito, nessuno lo trova in più, perso probabilmente nei pericolosi meandri della vita notturna parigina. Chiamato a sfidare il finlandese Pekkala, Bonassin diserta la pedana perchè, appunto, introvabile. Così viene classificato al 5° posto p.m. L’oro, come detto, è di Hagmann, l’argento va ad Ollivier ed il bronzo proprio a Pekkala, i quali vincono i rispettivi “gironcini”. Bonassin dunque s’è reso protagonista di una partecipazione olimpica piuttosto opaca e per certi aspetti “misteriosa”, ma che alla fine gli è valsa comunque un buon quinto posto grazie all’anomalo regolamento. La “libera” però non sembra attrarre più di tanto Bonassin che, dopo la parentesi olimpica, si indirizza alla greco-romana, e con buoni risultati sin da subito.

Il 30 novembre a Roma vince la “Coppa Croce” nei “medio-massimi” e nel girone finale, per il titolo assoluto, perde solo col massimo Isetta. Nel 1925 si trasferisce a Genova dove viene tesserato prima dalla “Colombo” e poi dalla Doria. Tra il 9 e 11 gennaio ai tricolori di Bologna è terzo nei “medio-massimi”, superato da Gorletti e Campagnoli. Stesso risultato al torneo di Prato dei primi di maggio dove a sopravanzarlo sono Limberti e Gargano. Il 4 novembre, nella palestra della Doria, conquista il titolo ligure tra i “massimi”, categoria in cui è salito, essendo aumentato di peso. Nel 1926 gareggia pochissimo, complice la mancanza di gare, con relative polemiche sui giornali. Si rivede ai tricolori di Prato, disputati a metà novembre nel Politeama Novelli, tra i “massimi”: nell’incontro decisivo con Donati perde di misura, con un verdetto controverso e ribaltato dalla FAI che, dopo apposito reclamo dell’avversario, sconfessa l’operato dei giudici. Bonassin dunque è secondo ma con pieno merito. Inizia il 1927 a Bologna, il 26 aprile nella “Coppa Herion” dove finisce terzo tra i “medio-massimi”, superato dal tedesco Braun (che vince) e Cavagnoli. Il 17 luglio a Genova si aggiudica il titolo ligure tra i “medio-massimi” e 14 giorni dopo a Como conquista il campionato italiano: la sua maturazione, fisica e tecnica, è ormai completata ed è indubbiamente tra i nostri migliori lottatori in senso assoluto. L’11 settembre è protagonista di un increscioso episodio a Bologna, nella palestra di San Gervasio: pur vittorioso nel torneo, protesta a lungo contro il giudice Pasciuti, offendendolo malamente. Viene così squalificato. Il 2 ottobre, nella palestra meneghina della “Costanza” in Via Sondrio, si aggiudica la selezione per gli Europei di Budapest dove si difende, ma non va molto lontano. Vince ai punti il primo match, col polacco Galusczka, ma poi perde ai punti con l’ungherese Ferenczy e viene eliminato. Chiude comunque al quarto posto. Il 28 dicembre vince il torneo di Venaria Reale, battendo il quotato Gruppioni. Il 1928 è annata olimpica e Bonassin non vuole lasciarsi sfuggire l’occasione. Il 5 febbraio partecipa, nella meneghina Sala Carpegna, all’incontro Italia-Austria: vince tra i “medio-massimi”, ma il match finisce in parità, 3-3. Il 18 marzo vince il titolo italiano, disputato nella “Sala del Balilla” a Milano: una maglia azzurra per i Giochi è quasi sicura. Anche perchè è di nuovo grande a Prato, tra il 30 aprile ed il 1 maggio, nell’incontro Italia-Cecoslovacchia, finito 3-3: Bonassin batte Pstross. Si sottopone ad una ferrea dieta e riesce a scendere di categoria, passando nei “medi”: il 17 giugno trionfa nell’ultima e decisiva preolimpica, nei locali della “Costanza” a Milano, guadagnandosi la maglia azzurra di Amsterdam.

Le gare olimpiche si svolgono al Krachtsportgebouw, una sorta di palazzetto degli sport di potenza, situato a lato dell’Olympisch Stadion, verso est. Bonassin gareggia nei “medi” cui prendono parte 17 lottatori di altrettante nazioni ed il cui peso-limite è di 75 kg. Nel torneo vale la “doppia sconfitta” ovvero viene eliminato l’atleta che perde due incontri. Il 2 agosto l’esordio è convincente: Bonassin schiena il norvegese Larsen. Il giorno seguente batte ai punti lo jugoslavo Palkovic, ma il 4 agosto è schienato a sua volta dal danese Jakobsen, in appena 45”: si lascia difatti scioccamente sorprendere nelle prime battute del match. Il 5 agosto è nuovamente messo al tappeto, stavolta dall’ungherese Papp nei quarti. La sua avventura finisce qui. L’oro va al finnico Kokkinen sullo stesso Papp e l’estone Kusnets. Per Bonassin un torneo comunque sufficiente. Nel 1929 viene selezionato in un primo tempo per gi Europei di Dortmund, disputati ai primi di aprile, ma non si presenta alle selezioni, adducendo come scusa un infortunio ai più apparso diplomatico. Il 30 marzo a Roma, nella palestra dell’Audace, si svolge la selezione azzurra per il match con l’Ungheria: stavolta Bonassin si presenta e batte dapprima Ciampolini e quindi Malossi, garantendosi la convocazione. Con lo stesso Malossi invece perde ai punti l’11 maggio nell’incontro Liguria-Emilia che si tiene a Genova: i padroni di casa comunque si impongono 4-3. Poi sparisce di scena e diserta pure i tricolori. Si ripresenta solo ai primi di febbraio 1931 quando è convocato in Nazionale per il match Francia-Italia, disputato a Parigi nella Sala Wagram: perde con Poilvè e gli azzurri sono sconfitti 5-2. Non gareggia molto, ma nel 1932 sogna i Giochi e ci prova. Il 1 maggio a Genova, nella palestra della Doria, si aggiudica la seconda prova tricolore tra i “medi”, battendo il quotato Gruppioni. Si guadagna così la convocazione per il collegiale azzurro di Roma che servirà a decidere i nomi per Los Angeles sotto la direzione del grandissimo Raicevich, ex campione del mondo. Qui la situazione rimane ingarbugliata al punto che viene disputata un’ulteriore selezione: Bonassin è battuto da Gruppioni che così guadagna i Giochi ai danni dell’istriano che ha il merito di averci provato sino all’ultimo. Poi Bonassin continua a gareggiare, ma senza grandi risultati nelle competizioni principali. Si rivede in forma il 26 agosto 1934 quando a Bologna supera il quotato Malossi nell’incontro di campionato italiano che la sua squadra, i “Giovani Calciatori Ponticello”, perde 2-4 con la “Bologna Sportiva”. Si ripete il 2 settembre nel “ritorno” tra le due compagini a Genova, battendo stavolta Battilani: i genovesi vincono 5-2 e passano il turno. I liguri vincono pure coi torinesi del “Gioda” anche se Bonassin, passato intanto nei “massimi”, viene schienato da Fusero. Quindi perde anche col faentino Giacomelli. Sono gli ultimi incontri significativi di una carriera comunque di buon livello.