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BRUZZONE Mario

Genova 03.09.1887 / Genova 1940

1928. Vela. 4° p.m. classe “otto metri”

Personaggio di spicco dello yachting dei primordi. Avvocato e benestante, si dedica presto alla vela, anche assieme al fratello Attilio: i due sono tra i più attivi soci del Regio Yacht Club Italiano di Genova. Dopo la guerra, nei primi anni Venti, regatano con un certo successo nel Mar Ligure, anche se vincono raramente. “Ea” è la loro prima barca importante, un “sei metri”. Poi tocca a “Yram” e “Liala”, due “otto metri”. Proprio con “Liala” nel 1925 Bruzzone gareggia nella “Coppa del Mediterraneo” in difesa dei colori azzurri, assieme a “Cheta” ed “Astrea”, ma i risultati sono alquanto negativi ed il trofeo finisce alla Francia. L’anno seguente si fa costruire una nuova imbarcazione, “Lialetta”, ma sono più le sconfitte che le vittorie. Però ha acquisito esperienza, ha fatto amicizie importanti, è sempre in prima fila quando c’è da organizzare e regatare. Insomma, è “uno che conta” nell’ambiente della vela italiana. Così, quando proprio il Regio Yacht Club Italiano deve scegliere gli equipaggi da inviare ai Giochi del 1928, Bruzzone riesce ad infilarsi su “Bamba”, l’otto metri designato, di proprietà del conte Francesco Giovanelli, lo skipper. A bordo altri 4 uomini: Guido Giovanelli, figlio di Francesco, De Beuamont, D’Albertis e Moscatelli. Le gare olimpiche di vela si svolgono nello Zuiderzee, l’ampio braccio di mare ad Est di Amsterdam, che si insinua tra i polders, con sede a Buiten. Alla prova degli “otto metri” partecipano 8 imbarcazioni di altrettante nazioni. Il regolamento è semplice: 4 turni preliminari e 3 di finale. Per accedere alle finali, bisogna ottenere almeno un piazzamento nei primi tre in una regata delle eliminatorie.

L’esordio degli azzurri è disastroso: il 2 agosto difatti sono costretti al ritiro nella prima regata, vinta dagli olandesi di “Hollandia”. Il giorno seguente c’è il riscatto e “Bamba” si piazza ottima seconda alle spalle dei francesi di “L’Aile VI”, a 36” di distacco. Terza regata e secondo ritiro per i nostri (rivince “Hollandia”) mentre il 5 agosto tagliano per primi il traguardo, ma sono squalificati (per una manovra irregolare) e la vittoria passa agli svedesi di “Sylvia”. Col secondo posto nella seconda regata comunque i nostri si sono guadagnati l’accesso alle finali dove cambia il regolamento: contano difatti i piazzamenti cardinali ovvero vince chi guadagna più vittorie e, a parità, più secondi posti e così via. Si parte il 7 agosto: vince “Sylvia” e “Bamba” chiude quinta, a 6’. Il giorno seguente gli azzurri sono protagonisti di una bella regata: chiudono terzi, a 1” dagli olandesi ed a 36” dai vincitori francesi. All’ultima regata sono ammessi solo i primi tre della classifica e “Bamba” è solo quarta a pari merito coi norvegesi. Può solo assistere al trionfo dei francesi, guidati dalla mitica Virginie Hériot[1], che con la vittoria si assicurano l’oro davanti ad olandesi e svedesi. Per “Bamba” solo “medaglia di legno”, con qualche rimpianto perchè ha dimostrato comunque di valere i migliori del mondo coi quali ha saputo rivaleggiare ad armi pari. Negli anni seguenti Bruzzone non abbandona certo la vela, nè da skipper nè da dirigente appassionato. Vince anche alcune regata di rilievo con “Grazia” e “Grazia II”. Nel 1936 è tra i “probabili olimpici”: designato in un primo momento titolare di “Italia”, il nostro “8 metri”, alla fine non è tra i prescelti del CU De Conciliis, pare anche per ordini dall’alto. Rimane dunque riserva e perde la grande occasione: gli azzurri difatti conquistano uno splendido oro. Bruzzone continua a regatare per alcuni anni, poi lo sorprende la morte prematura a soli 53 anni.

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Il “Liala”, l’otto metri con cui Mario Bruzzone, assieme al fratello Attilio, coglie i più significativi successi


[1] Nata a Le Vésinet il 26.07.1890. Di famiglia agiata (il padre è proprietario di un grande magazzino a Parigi), si dedica alla vela sin dalla metà degli anni Dieci, ma è nel decennio successivo che, separata dal marito (il visconte de Saint Senoch), consacra la sua vita alle regate dove in pratica è l’unica donna skipper di rango. Primeggia più volte e nel 1928 diventa famosissima con la conquista dell’oro olimpico. L’anno seguente trionfa nella Coppa di Francia, nella Coppa d’Italia e nella Coppa di Spagna, portando la vela francese ai massimi livelli. Definita “signora del mare”, se ne va ad appena 42 anni. Per sua volontà, la sua bara giace in fondo al mare, al largo di Brest