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BULZONE Giannino

Elena[1] - Gaeta (LT) 09.05.1911 / Roma 07.07.1987

1936. Atletica Leggera. Ritirato Maratona

 

[1] Dal 1897 al 1927 il Borgo di Gaeta, situato in prossimità del castello, divenne Comune autonomo col nome di Elena, in onore dell’allora Principessa d’Italia (poi Regina). Nel 1927 i vari borghi adiacenti vennero conglobati nel Comune di Gaeta

Nato in una famiglia povera e senza risorse che decide, pochi anni dopo la sua nascita, di emigrare in America. All’atto dell’imbarco però Giannino ha un problema ad un occhio e le rigidissime regole dell’epoca non gli consentono l’espatrio. I genitori sono così costretti, tra lacrime e scene strazianti, ad affidarlo ad una zia con la quale cresce. Presto inizia a lavorare come muratore, ma il cantiere in cui deve recarsi dista diversi km da casa: così li percorre a piedi, spesso correndo e si appassiona al podismo, nonostante un fisico apparentemente gracile e poco slanciato (è alto 1,60m). Comincia a gareggiare e coglie i suoi primi risultati nel luglio 1929: 5° nel “Giro di Gaeta” e 3° nel campionato laziale dei 5mila. Quindi si trasferisce a Roma ed il 1930, tesserato per l’AS Trastevere, è il primo di attività costante, ma la vittoria non arriva: ottiene però due bei secondi posti, il 29 giugno nel campionato laziale dei 5mila, alle spalle di Canzonetti, e l’11 ottobre nella “Gara della Vittoria”. Il successo arriva nel 1931: il 26 aprile si aggiudica il campionato regionale sui 10mila mentre il 10 maggio è terzo sui 5mila. Dopo un deludente 13° posto nel “Giro di Roma” e due terze piazze di buon livello (il 30 agosto nella “Targa Trasimeno” a Roma ed il 20 settembre nella “Traversata notturna di Napoli”), il suo grande giorno è il 27 settembre: dapprima, in mattinata, Bulzone arriva secondo nella “Coppa Serventi”, battuto da Gianfelici; poi, in notturna, vince la “traversata romana” riservata ai Giovani Fascisti ed è portato in trionfo dai tifosi trasteverini per le strade della capitale. Ormai lanciato, il 18 ottobre primeggia nel “Giro di Formia”, sulle strade della sua infanzia e profeta in patria. A vent’anni capisce che è il momento di insistere e magari osare. Abbandona il lavoro di muratore e ha fortuna perchè gli amici romani gli trovano un impiego in un ufficio cosicchè può risparmiare energie ed allenarsi meglio.

Nel 1932 passa all’Audace e si conferma a sprazzi, correndo sempre col cappellino, che reputa una sorta di talismano. Il 17 gennaio termina 4° il Campionato di cross dell’Italia centro-meridionale, appannaggio del siciliano Marsala. Il 21 febbraio Bulzone chiude 11° nei tricolori di cross a Roma, disputati all’ippodromo di Tor di Quinto e dominati dai fiorentini, con Bartolini vincitore su Betti. Sette giorni dopo, nel cross di Roma è battuto da Zuccaro. Il 6 marzo a Venezia finisce quarto nel Campionato Italiano Giovani Fascisti di cross vinto dal ligure De Florentis. Il 24 aprile chiude nono il “Giro di Roma”, 27 km, vinto da Roccati e valido come preolimpica: Bulzone pare ancora troppo acerbo per puntare ai Giochi. In effetti finisce 3° nei 10mila del campionato laziale l’8 maggio (vince Gianfelici) e poi sparisce dalle prime piazze: nel resto della stagione coglie solo risultati di rincalzo come il 5° posto nel “GP Cascioli” a Roma l’11 settembre (vince Ricci). In inverno si trasferisce a Torino dove trova un ingaggio con lo SC Galvani, ma non ottiene risultati di spicco. Il 15 ottobre torna a Formia e vince la “Coppa FGC”, su 7 km. Il 26 novembre chiude la sua annata non certo brillante col 7° posto nel “Giro di Roma” vinto da Morelli, in una giornata di fitta pioggia. A 22 anni deve decidersi: sembra possedere buone qualità, ma finora non le ha sfruttate al meglio. Inizia a farlo l’8 luglio 1934 quando a Roma vince il campionato zonale dei 10mila. Il 16 settembre è battuto nel “Giro di Formia” da Di Cesare sul quale si prende la rivincita sette giorni dopo nel “Giro di Soccavo”. Il 4 novembre a Napoli vince la maratonina (25 km) dei cosiddetti “Giochi Partenopei”, voluti da Mussolini in persona per celebrare i fasti atletici nazionali. Il 18 dicembre, nella stessa sede, chiude quarto i 10mila vinti da Bartolini. Nel 1935 espleta il servizio militare nella contraerea, ma riesce ancora a gareggiare. A febbraio ci prova nei cross ma senza successo. Il 14 aprile chiude al sesto posto il “Giro di Sanremo” vinto da Balbusso che primeggia pure nel “GP Groane” a Mombello (15 km) il 9 giugno quando Bulzone termina ottavo. Il 30 giugno chiude al quarto posto la maratonina (25 km) di Parma vinta di nuovo da Balbusso. Poi, complice il militare, sparisce di scena. Si rivede solo il 29 marzo 1936 nel primo test preolimpico per i maratoneti, disputato sulla pista di Malnate e peraltro di soli 15 km: Bulzone chiude terzo, battuto da De Florentis e Padovani. Se vuole andare ai Giochi, deve fare di più.

Contro la sua volontà, ma assecondando il parere dei tecnici azzurri, cambia i suoi metodi di allenamento, non forzando troppo e non appesantendo il lavoro fisico. Inoltre gli viene fortemente consigliato di non esagerare col ritmo in partenza, come suo solito fare. Tuttavia non sembra emergere: il 13 aprile finisce quinto nel “Giro di Sanremo”, indicativa per i Giochi su 20km, vinto da De Florentis. Tutto cambia improvvisamente, il 16 maggio, nella preolimpica di Parma sui 30km: Bulzone vince, staccando il secondo (Rossini) di tre minuti. Una prova imperiosa e la maglia azzurra si avvicina. Si ripete alla grande l’11 giugno nel tricolore di maratona, disputato a Rovigo, vera e propria prova di selezione per i Giochi: scatta subito al comando e vi rimane fino al traguardo, dove arriva con sette minuti di margine sul secondo, il sorprendente goriziano Furlan, nonostante una crisi nel finale, con tanto di crampi, lo costringa a fermarsi e bere ad una fontanella. Vittoria ovviamente di spessore e che ne fa il candidato-principe alla maglia azzurra dei Giochi. La conferma arriva il 4 luglio, in un apposito test sui 25km a Firenze: vince Genghini, ma Bulzone gli arriva vicino ed i due compiono il passo decisivo in direzione Berlino. I due rimangono nel capoluogo toscano dove, con sede nella “Pensione Montesenario” a Bivigliano, si svolge il tradizionale ritiro collegiale preolimpico. Si parte per Berlino il 19 luglio, in treno. La maratona si svolge il 9 agosto con partenza ed arrivo all’Olympiastadion ed il percorso si snoda parzialmente in un’area boscosa e per un buon tratto lungo un’autostrada. Clima ottimale, secco e non troppo caldo (22°C). Al via 56 atleti di 27 nazioni. L’oro di Los Angeles, l’argentino Zabala, mette subito le cose in chiaro e detta il ritmo, rimanendo al comando. Per un km Bulzone cerca di tenergli la scia, poi molla, seguendo i dettami dei tecnici. Zabala insiste mentre alle sue spalle, non lontani, si fanno luce il coreano Son Gi-Jeong (che corre però per il Giappone[1]) ed il britannico Harper. Al km 28, forse stanco o per un malore, Zabala inciampa e cade. Si rialza, ma perde smalto ed in breve viene superato dai due inseguitori. Al km 33 il coreano allunga e va a vincere nettamente, in 2h29’19”, con due minuti di margine su Harper mentre il bronzo va ad un altro coreano, Nam Sung-Yong. Bulzone ha abbandonato da tempo, forzando la sua natura a non osare troppo nei primi km, col risultato di rimanere subito attardato: demoralizzato e deluso, si ritira. Una prestazione assolutamente incolore.

Torna alle gare, ed al successo, il 13 settembre in un 10mila a Roma. Sette giorni dopo, chiude al terzo posto il “Giro dei quattro ponti” a Genova. Il 27 settembre si aggiudica a Roma la “Coppa Serventi”. L’11 ottobre a Firenze chiude terzo i 10mila, vinti da Pellin su Burio. Sette giorni dopo, altro terzo posto nel “Giro di Savona”, alle spalle di Malachina e De Florentis. Il 1 novembre finisce secondo, alle spalle di De Florentis, nel “Giro di Roma” (19,8 km). Stesso risultato sette giorni dopo nel “Giro di Torino” (13 km). De Florentis, in piena forma, si impone anche il 22 novembre nel “Trofeo Acquisti” a Roma, su 15 km, dove Bulzone finisce quinto. Negli anni seguenti Bulcone continua a gareggiare su buoni livelli, ma non vince più: nel 1937 è secondo nei campionati regionali dei 10mila (primo Cilotti) e si ritira nel tricolore di maratonina vinto da Balbusso. Nel 1938 coglie qualche podio in corse minori. Nel 1939 è buon terzo ai tricolori dei 25km su pista, disputati a Milano. Poi la guerra lo travolge: richiamato, finisce in prima linea nel Nord Africa. Viene fatto prigioniero nei dintorni di Tobruk e trasferito in Inghilterra dove rimane tre anni. Rientrato a casa, torna alle gare: nel 1947 ha un rigurgito di popolarità, vincendo “Coppa Primavera” e “Coppa Germini” a Roma, ma poi un infortunio alla caviglia blocca la sua “rinascita”. Disputa altre due stagioni altalenanti, senza successi di rilievo e poi lascia l’attività dopo il “Giro di Roma” del 30 ottobre 1949. Lavora come carpentiere, poi viene assunto dal CONI come custode allo Stadio degli Eucalipti. Rimane così a contatto col mondo dello sport di cui è sempre stato un fervente appassionato.


[1] Il Giappone difatti ha invaso da tempo la Corea sulla quale esercita un ferreo dominio