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CAGIATI Giulio

Roma 1863 / deceduto

1908. Scherma. Eliminato 2° turno Spada Individuale

Appartiene ad una nobile famiglia di origine napoletana, trasferitasi a Roma per aprire un lussuoso negozio di antiquariato, situato in Corso Umberto, con mobili e suppellettili pregiati: tra i clienti anche la Casa Reale. Cagiati intraprende la carriera diplomatica, ma intanto pratica sport, ovviamente di élite: tra questi, immancabile, il tennis, giocato nell’esclusivo circolo Parioli. Inizia a tirare seriamente di scherma ben oltre i 25 anni di età, sotto la guida del notissimo maestro Agesilao Greco. Impara bene, anche se gareggia a livello nazionale col contagocce ed in ritardo rispetto a tanti altri schermidori. Intanto è andato a vivere in un’elegante palazzina in stile liberty situata nei pressi di Piazza della Libertà. Insiste con la scherma, anche se ormai ha superato i 40 anni di età. Non è male, tutt’altro: nel 1906 con la spada vince la prova di selezione per i Giochi “intermedi” di Atene mentre è secondo nel fioretto, battuto dal livornese D’Andrea. Si “vendica”, sportivamente parlando, guadagnando il tricolore di fioretto in quello stesso anno, ma in Grecia non viene comunque inviato causa gli elevati costi di una trasferta che vede alquanto ridimensionata la spedizione azzurra. Il 1907 lo segnala lontano dai vertici ma l’anno seguente, complice l’obiettivo olimpico, torna sulla breccia: nel torneo che si svolge nella caserma di S. Caterina a Roma giunge 2° nel fioretto, battuto solo dal forte Mangiarotti. E’ invece terzo nella “Coppa Ravaschieri” di spada, arma con cui è selezionato, un po’ a sorpresa, per la prova individuale dei Giochi da Masaniello Parise, incaricato di scegliere gli uomini per Londra, il quale evidentemente conosce ed apprezza le sue potenzialità. Probabile che nella sua convocazione abbia messo lo zampino Fortunato Ballerini, uomo di spicco dello sport italiano, con cui da tempo è in amicizia. Cagiati comunque è relegato nel torneo individuale, dove certamente le speranze dei nostri paiono inferiori rispetto alla competizione a squadre.

Il 17 luglio 1908, nel playground all’esterno dello stadio di White City, giunge secondo nella poule di qualificazione del torneo di spada, vincendo 4 incontri (il britannico Martineau, lo svedese Peyron, il boemo Schejbal ed il tedesco Naumann) e perdendone uno (col belga Rom), ma qualificandosi per la fase successiva. Il 20 luglio però, nel girone del secondo turno, vince un solo incontro (col britannico Haig) e ne perde due, coi francesi Olivier e Quennessen, venendo dunque eliminato. Il torneo è un assoluto trionfo francese: oro ad Alibert, argento a Lippmann, bronzo per Olivier. Dopo la non positiva parentesi olimpica, Cagiati continua a gareggiare, sotto le insegne della SS Lazio di cui è uno dei pionieri e guida della sezione schermistica: nell’agosto del 1908 è 2° nel torneo di spada disputato a Livorno. Nel 1909 è tra i fondatori della FIS, in rappresentanza di Lazio, Sardegna ed Abruzzi. Nonostante i suoi impegni federali e l’età abbondamente sopra i 40 anni, prosegue l’attività agonistica: coglie difatti il secondo posto nei tricolori di fioretto e nel girone di spada nel torneo di Desenzano mentre é terzo nella “Coppa Ravaschieri” a Roma. Nel 1910 perfeziona la sua scherma all’Accademia dei fratelli Greco e ciò gli vale il secondo posto nella “Coppa Ravaschieri”, che si svolge nella prestigiosa cornice di Villa Umberto a Roma. La spada rimane la sua arma preferita e nel 1911 coglie i suoi ultimi allori: un altro titolo italiano e la tanto amata “Coppa Ravaschieri”, dove è sempre stato grande protagonista. Tuttavia non demorde: a 49 anni, clamorosamente, guida difatti la nostra Nazionale, quasi come un premio alla carriera, nella tradizionale “Coppa Gautier” di spada a Montecarlo. Con lui l’energente Nadi, Negro ed Alaimo. I nostri però deludono e Cagiati perde più assalti di tutti: il terzo posto su tre, dietro l’imbattibile Francia ed il sorprendente Belgio, non può soddisfare gli italiani. Cagiati ha recitato il suo canto del cigno agonistico. Minimamente preso in considerazione per i Giochi di Stoccolma, abbandona le pedane, dedicandosi poi ai suoi importanti incarichi dirigenziali, nella SS Lazio e nella FIS di cui sarà anche cassiere ed economo. Nel 1914 partecipa alla fondazione ufficiale del CONI, di cui diventa membro del Consiglio Direttivo. Negli anni Venti è Presidente del Comitato Regionale Laziale della FIS. Alla sua morte ha lasciato allo Stato la sua grande collezione di armi che oggi si trova custodita (e visitabile) a Palazzo Venezia, a Roma.