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CANOVA Giovanni

Canicattì (AG) 27.07.1880 / Torino 28.10.1960

1920. Scherma. MEDAGLIA D’ORO Spada a Squadre, Eliminato Quarti di Finale Spada Individuale

1924. Scherma. MEDAGLIA DI BRONZO Spada a Squadre

Nato in Sicilia dove i genitori, piemontesi originari di Camandona, si trovano causa un trasferimento di lavoro del padre. La famiglia poi ritorna nella regione di origine, si stabilisce nel capoluogo sabaudo ed il giovane Canova entra nel “Club Scherma Torino” dove dimostra buone attitudini con la spada. Intanto studia e si laurea in ingegneria. Allievo del noto maestro Colombetti, non vince molto, ma si fa notare al punto che il 20 aprile 1914, benchè già ben oltre i 30 anni di età, fa il suo esordio in Nazionale nella tradizionale “Coppa Gautier” di spada a Montecarlo. I nostri si difendono bene, ma la Francia ci batte per il computo delle stoccate: 68 a 64. Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale blocca tutto e sembra dare un colpo definitivo alla carriera di Canova. Non è così: terminato il conflitto, Canova rientra alla grande, appoggiandosi anche al compagno di club ed amico Thaon di Revel. I due, tesserati per il “Club Scherma Torino”, sono grandi protagonisti dell’attività schermistica sabauda: il 25 maggio 1920 dominano il Campionato Piemontese di spada, con Canova secondo dietro appunto solo a Thaon. Nonostante i 40 anni, Canova è ancora gagliardo ed in forma: fa un pensiero ai Giochi. Il capitano indiscusso della nostra Nazionale è il grandissimo Nedo Nadi, già oro olimpico nel 1912, che però rappresenta anche una sorta di selezionatore occulto: non si entra in squadra senza il suo consenso. Nadi ha molta stima di Thaon che certamente mette una parola buona per Canova il quale, alla fine, entra nella lista per i Giochi. Il suo ingresso tra gli azzurri non avviene senza polemiche perchè molti ritengono che, a 40 anni, Canova non possa garantire il massimo dell’affidabilità in una competizione tanto prestigiosa. In effetti non è certo un campionissimo ed il suo ruolo, non si discute, è quello di riserva e gregario. Nadi, fine stratega che ha imparato molto dai maestri francesi in termini di gestione ed organizzazione, sa che in un torneo a squadre ogni pedina è importante ed ogni mossa va valutata attentamente, come su una scacchiera. Canova è utile al bene comune, è amico di Thaon e questo conta non poco, si inserisce bene nel gruppo, sa stare al suo posto, può essere utile a far risparmiare qualche energia ai “grandi”. In effetti questo accade.

Ai Giochi, Canova esordisce il 20 agosto nel torneo di spada a squadre che si svolge al Floralien, il padiglione dei fiori, nel Middelheim Park, nella parte meridionale di Anversa, al confine col sobborgo di Wilrijk. Partecipano 11 nazioni. Non siamo favoriti: la Francia è fortissima, Portogallo e Belgio temibili. Commettiamo probabilmente un’imprudenza, certamente dettata dal cercare il risparmio di energie e dovuta anche alle imperfette condizioni di Nedo Nadi che ha qualche linea di febbre. Fatto sta che affrontiamo la poule eliminatoria schierando molte seconde linee tra cui anche Canova che gareggia senza infamia e senza lode. Non a caso fatichiamo parecchio a centrare la qualificazione. Perdiamo 7-8 col Portogallo, strappiamo un faticoso 6-6 alla Svezia, domiamo a fatica i Paesi Bassi 7-6, evento che, alla fine, si rivelerà il passo decisivo. Unico spunto importante, il successo 8-4 col Belgio. Lo score 3-1 ci consente comunque di approdare in finale. E qui le cose cambiano perchè entrano i tre “titolari fissi”, i fratelli Nadi ed Olivier. Canova rimane in panchina, come è giusto che sia. Ha fatto il suo dovere ed assiste moralmente i compagni negli scontri conclusivi. I nostri danno spettacolo: la Svizzera (con Urbani quarto uomo) è domata 8-7, il Portogallo (con Thaon di Revel) è schiantato 12-3, la Francia 9-7 ed il Belgio 10-6. Negli ultimi due match il quarto uomo è l’ottimo Costantino. È matematicamente fatta, manca solo l’incontro con gli USA che finisce in un abbraccio collettivo dopo che Nedo ha infilzato Lyon, garantendo ai nostri la stoccata che mancava matematicamente per evitare qualsiasi sorpresa. Prima l’Italia, secondo il Belgio col famoso Boin, solo terza la Francia. Un altro oro e nella specialità storicamente meno amata dai nostri! Grandissima prova di squadra anche se poteva certamente essere gestito meglio l’inizio. L’aver fatto risparmiare energie ai “capitani” nel turno eliminatorio, può comunque aver positivamente influito sul loro rendimento in finale, ma ci siamo esposti a troppi rischi. Canova s’è comportato onorevolmente anche se, in definitiva, è stato impiegato solo nelle eliminatorie, ma ha comunque contribuito ad un successo storico per l’intero nostro movimento, importante anche sotto l’aspetto tecnico e psicologico.

A 40 anni medaglia d’oro: c’è di che essere soddisfatti. Ma l’appetito vien mangiando e Canova ci riprova nel torneo individuale che è iniziato quello stesso 20 agosto, ancora al Floralien. Partecipano ben 80 schermidori di 13 nazioni. Gli italiani sembrano avere buone chances anche se i fratelli Nadi, esausti per le vittoriose battaglie dei giorni precedenti, danno forfait ed i francesi hanno il dente avvelenato per la clamorosa sconfitta patita dagli azzurri nella prova a squadre. Ogni assalto si decide alla prima stoccata vincente. Canova si difende strenuamente nella poule eliminatoria: perde cinque incontri ma ne vince però tre e ciò gli basta per guadagnare il quinto ed ultimo posto utile al passaggio del turno nel girone vinto dal belga de Montigny. Il 22 agosto tocca ai quarti di finale e qui la corsa di Canova si interrompe: lotta ancora sul filo del rasoio, o meglio a fil di lama, vince cinque assalti ma ne perde sei, chiude 7° a pari merito il girone vinto dal portoghese Sassetti, e viene eliminato, non certo con disonore. Il torneo si trasforma in un grande trionfo dei francesi che si portano a casa le tre medaglie: oro a Massard, argento a Lippmann e bronzo a Buchard, con il solo Olivier (sesto) a salvare parzialmente l’onore azzurro. Nonostante l’età sportivamente avanzata, Canova ha comunque dimostrato di ripagare appieno la fiducia di chi lo ha voluto portare ad Anversa, Nedo Nadi su tutti. Può tornarsene a casa soddisfatto. Non si ferma qui, nonostante l’età: d’altra parte in quel periodo non è inusuale vedere schermidori di alto livello intorno ai 40 anni.

Nel 1921, il 20 settembre, con la spada Canova difatti vince il torneo di Bellagio ed il 1 dicembre è secondo nel tricolore a Firenze, superato solo dall’amico Thaon. Si ripete a Bellagio l’anno seguente, il 17 settembre. Continua a segnalarsi tra i nostri migliori spadisti. Alla fine di aprile del 1923, nei locali della “Società Ginnastica” di Torino si svolge il match Piemonte-Lombardia di spada e Canova, vincendo i suoi 4 incontri, dà una spinta decisiva alla sua squadra che si impone 9-6. Affronta i tricolori di Bologna, svoltisi il 7-8 giugno nella palestra della Virtus, non al meglio della condizione per un infortunio della vigilia: viene eliminato in semifinale nel torneo di spada, ma non mancano per lui gli elogi dei tecnici. Combatte difatti gagliardamente, seppur menomato, e viene definito schermidore “aspro” e difficile da affrontare, dotato di grande scelta di tempo e senso della misura. Tutto vero e tutto che si ripete anche nel 1924 dove l’obiettivo di tutti è rappresentato dai Giochi di Parigi. Canova non vuole sorprese e già a fine febbraio disputa la prima preolimpica, a Roma, alla Farnesina. Nella spada entra agevolmente tra i 30 azzurrabili. La Federazione lo designa tra i supervisori tecnici della Nazionale, ma declina l’invito per tentare di essere selezionato come atleta. In effetti ha molte chances. Il 16 e 17 aprile a Bologna, nella seconda prova di selezione, è ancora tra i migliori nella spada e si guadagna l’accesso all’atto decisivo di Milano. Qui il 30 maggio, nei locali della “Società del Giardino”, addirittura vince il girone finale, a pari merito con Bertinetti: nessuno può togliergli la maglia azzurra, come confermato dal CT Flauto. Oltre tutto, per età ed esperienza, viene designato come “capitano” dei nostri schermidori. Le gare olimpiche di scherma si svolgono al Vel d’Hiv, il famoso Velodromo d’Inverno della capitale francese, teatro di numerose competizioni ciclistiche di primo piano. Canova è il capitano della nostra Nazionale e ha subito il suo bel daffare.

Nel torneo di fioretto a squadre difatti accade un evento clamoroso. Dopo aver agevolmente superato le eliminatorie, i nostri sono nel girone finale, a quattro. Primi avversari i Francesi. Boni arriva sul 4-4 col fortissimo Gaudin. Il giudice ungherese Kovacs attribuisce la stoccata decisiva al francese. Boni non ci sta, inveisce e protesta, offende il giudice che chiede la traduzione delle sue parole a Italo Santelli, CT degli ungheresi. Segue la protesta ufficiale del giudice che chiede scuse immediate. Nasce un parapiglia, l’intera squadra italiana brontola ed urla a squarciagola, Boni si rifiuta di porgere le scuse, ben spalleggiato da tutti i nostri, Canova in primis. Alla fine, dopo un breve conciliabolo, gli azzurri decidono di abbandonare la contesa e lasciano lo stadio, cantando “Giovinezza”. Non possono che essere classificati che quarti. L’oro va alla Francia, argento per il Belgio, bronzo all’Ungheria. Abbiamo buttato al vento una medaglia, per orgoglio e spirito patriottico, ma il fermo atteggiamento di Canova, che si rifiuta di porgere scuse ufficiali alla Giuria, è ben commentato in Italia e trova concordi tutti gli schermidori che disertano in massa il torneo di fioretto individuale. La querelle dura diversi giorni, con gli italiani minacciati addirittura di espulsione generale dalle gare di scherma. Alla fine, grazie anche all’intervento diplomatico del conte Bonacossa (dirigente dell’intera spedizione azzurra) e di un atteggiamento più conciliante, ma non certo remissivo, di Canova, si trova un compromesso che accontenta tutti e gli italiani continuano a gareggiare. Canova può così ritrovare la pedana nella spada a squadre cui prendono parte 16 nazioni: il 6 luglio è nel quartetto che affronta la Spagna nel match inaugurale del primo turno. Canova è il migliore dei nostri: vince tutti e quattro gli incontri. Al contrario, gli altri non si comportano altrettanto bene e la Spagna prevale 9-7.

Nonostante la bella prova, Canova è sostituito nell’incontro seguente, contro la Norvegia e che diventa a sorpresa già decisivo. Vinciamo 9-7 ed approdiamo ai quarti di finale del giorno seguente. Canova riprende il suo posto in pedana e battiamo i Paesi Bassi 10-6. Canova vince tre incontri e ne perde uno, con Brouwer. Poichè i Paesi Bassi vengono sconfitti anche dalla Francia, dato che passano le prime due, non disputiamo il match coi transalpini. Situazione analoga il giorno seguente: ci vendichiamo della Spagna (10-6), battuta anche dal Belgio. Con gli iberici Canova ripete la bella prestazione precedente: vince tre incontri, perdendo solo con Diez. Voliamo quindi in finale, disputata il 9 luglio, con l’ultraquarantenne Canova ancora in pedana, titolare fisso. Combattiamo un grande match con i fortissimi francesi: impattiamo 8-8 ma decide il conto delle stoccate e perdiamo per un solo punto (21-20). Canova ottiene uno score di 2-2, battendo Ducret e Lippmann ma perdendo con Labatut e Buchard. Perdiamo, nettamente, anche col Belgio, 11-5, con Canova che vince solo un incontro, con De Craecker, soccombendo di fronte a Tom, Delporte e De Montigny. Alla fine si rivela decisivo il match col Portogallo, domato a fatica 8-7, con Canova che vince due incontri (Leal e Mayer) e ne perde altrettanti (con De Paiva e De Silveira). Ma è bronzo! Sulla soglia dei 44 anni Canova è stato un primattore, conducendo un torneo di alto livello che lo conferma spadista di primo piano. Vero che 4 anni prima aveva vinto l’oro, ma non era stato certamente così protagonista come a Parigi e poi da capitano è tutta un’altra soddisfazione. Non demorde anche se ovviamente l’età incrina il suo fisico: il 14 aprile 1925 si piazza ottavo nel torneo di spada a Tripoli, vinto da Terlizzi. Stimatissimo da tutti, viene invitato all’attesissima esibizione che si tiene il 14 dicembre al Teatro Del Verme di Milano ed alla quale partecipa anche il redivivo Nedo Nadi, star indiscussa della serata. Canova comunque non è da meno e con la spada supera Cuccia per 6 a 3. Si dedica all’attività dirigenziale, ma non disdegna ogni tanto di ripresentarsi in pedana: l’11 aprile 1927 a Vercelli con la spada supera Pezzana 10-6. Poi non gareggia più, almeno ad alti livelli.


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