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CAPUZZO Oreste

Rivarolo (GE) 07.12.1908 / Genova 05.12.1985

1932. Ginnastica Artistica. MEDAGLIA D’ORO Concorso a Squadre, 5° Anelli, 7° Concorso Individuale, 12° p.m. Corpo Libero

1936. Ginnastica Artistica. 9° Anelli, 14° Cavallo con maniglie, 30° p.m. Corpo Libero, 39° Sbarra, 57° Parallele, 79° Volteggio

Pratica ginnastica sin da ragazzino ed ottiene il suo primo risultato significativo a 16 anni, tesserato per la “Bolzanetese”: il 14 dicembre 1924 difatti vince il campionato ligure per la categoria “principianti” nella gara artistica che si svolge a Genova nei locali dell’Andrea Doria. L’anno seguente, passato alla “Sampierdarenese” dove trova come maestri Cambiaso e Ghiglione, è sempre tra i migliori nelle gare riservate agli juniores: il 6 settembre a Mortara viene battuto da Castello. Continua la sua ascesa in maniera costante: il 20 settembre 1926 finisce terzo nel concorso di Gallarate dove vince Tognini, altro futuro olimpionico. Il 3 ottobre a Prato nei tricolori juniores ha un brusco stop e, sbagliando troppo, finisce settimo (vince Tronci). Inizia a gareggiare tra i “seniori” e si fa più dura. Il 4 settembre 1927 chiude sesto la gara artistica di Savona, dominata dal grande Lucchetti che vince pure i campionati liguri, disputati a Chiavari il 13 novembre, dove Capuzzo finisce quinto. Il servizio militare blocca la sua carriera. Si rivede difatti solo l’8 settembre 1929 ai tricolori di Firenze dove chiude nono. Nel 1930 si pensa già ai Giochi: Braglia diventa CT della nostra Nazionale e la sua esperienza lo porta a ritenere Capuzzo degno di attenzione al punto da farlo partecipare ai primi collegiali preolimpici. La “cura” evidentemente fa bene a Capuzzo che “esplode” letteralmente ai tricolori di Roma del 25 ottobre 1931 quando, un po’ a sorpresa, chiude ottimo secondo, superato solo da Lertora. Ha la maglia azzurra in valigia, è inserito nella lista dei “probabili olimpici”, ma deve confermarsi. Intanto esordisce in Nazionale il 13 dicembre a Budapest, contro i magiari. Non va molto bene, anzi è il peggiore dei nostri, sbagliando molto, probabilmente frenato dall’emozione: chiude solo decimo l’individuale, vinto da Pellè, ma gli azzurri comunque si impongono nel computo globale, 374,90 a 374,0.

Capuzzo si rivede il 28 febbraio 1932 a Nizza, nel Teatro Hugo, dove si svolge una gara artistica tra liguri e francesi del sud-est: chiude quarto, dietro a Lucchetti, Lertora e Tronci. Può comunque coltivare il sogno azzurro. Tutto si decide nella selezione finale, tenutasi a Roma tra il 17 e 19 giugno: Capuzzo riesce ad entrare nella lista dei migliori 12, stilata dal segretario FGNI Corrias e dal CT Braglia. Partecipa così al ritiro collegiale preolimpico dove dai dodici iniziali si deve scendere ai sei prescelti per i Giochi. In realtà la scelta è veramente difficile e complicata e nel ritiro di Monza, nella palestra della “Liberi e Forti”, i selezionatori si accorgono di quanto sia alto il livello dei nostri ginnasti. Si organizzano anche alcune esibizioni, per meglio testare gli azzurri: Biella, Pavia, Monza, Cornigliano vedono grande entusiasmo ed applausi da parte del pubblico. Alla fine, invece dei sei, ne vengono scelti sette e Capuzzo è tra questi. Così si può pensare al viaggio in America. Il 1 luglio tutti gli azzurri sono trasferiti su un treno speciale che li porta a Forlì dove vengono ufficialmente e pomposamente ricevuti dal Duce che li “carica”, augurando loro le migliori fortune nell’agone olimpico. Quindi un altro treno li riporta a Napoli dove nel pomeriggio del 2 luglio sono imbarcati sul transatlantico “Conte Biancamano”. Qui si allenano come possono, sul ponte della nave, cercando di tenersi in forma e mantenere attiva la muscolatura, soprattutto con piccole corse ed esercizi a corpo libero. L’11 luglio arrivano a New York dove rimangono due giorni tra festeggiamenti vari, accolti calorosamente dalla folta ed entusiasta comunità italo-americana. Il 13 ripartono in treno ed attraversano tutto il continente: Washington, St. Louis, Salt Lake City le tappe che finalmente portano il 17 luglio a Los Angeles. Qui iniziano gli allenamenti di rifinitura e Capuzzo pare in buone condizioni.

Le gare olimpiche di ginnastica si svolgono al mitico ed immenso “Coliseum”. Al concorso individuale, disputato tra 8 e 10 agosto, partecipano 24 atleti di 5 nazioni. La prova consiste in esercizi obbligatori e liberi su cinque attrezzi: parallele, sbarra, volteggio, anelli e cavallo con maniglie. Punteggio massimo ottenibile, 150. Capuzzo è autore di una buona gara. Grande agli anelli dove chiude 4° (primeggiano a pari merito Lertora e l’ungherese Pellè), valido alla sbarra dove finisce 6° (vince ancora Pellè), è settimo alle parallele dominate a pari merito da Guglielmetti ed il finnico Savolainen. Perde le speranze di un posto sul podio col 9° posto al cavallo con maniglie (predomina lo statunitense Haubold) ed il 10° al volteggio (prevale Guglielmetti) dove sbaglia completamente un salto. Totalizza dunque un totale di 132,450 punti che gli vale comunque un buon 7° posto, a 2 punti dal bronzo di Savoilanen. L’oro va all’altro azzurro Neri su Pellè. Grazie comunque anche al suo risultato, l’Italia conquista l’oro nella classifica a squadre: gli azzurri totalizzano 541,850 punti contro i 522,275 degli USA ed i 509,775 della Finlandia. I nostri vincono in tutti gli attrezzi tranne il cavallo con maniglie dove sono battuti dagli USA. La classifica a squadre è ottenuta tramite la semplice somma dei punteggi realizzati dai migliori quattro atleti per nazione: per gli azzurri Neri, Lertora, Guglielmetti ed appunto Capuzzo mentre non va a punti Tognini. Per la nostra ginnastica si tratta di un grandissimo trionfo dopo la debacle di quattro anni prima. A Los Angeles c’è una differenza importante rispetto ad Amsterdam: le prove sui singoli attrezzi vengono svolte a parte e non all’interno del concorso individuale. Difatti l’8 agosto Capuzzo ha già gareggiato nel corpo libero cui hanno partecipato 25 atleti di 6 nazioni. È andato male, chiudendo 12°, pari merito con lo statunitense Mayer, molto lontano dal bronzo di Lertora. L’oro va all’ungherese Pellè, argento allo svizzero Miez. Va decisamente meglio il 12 agosto agli anelli, la sua specialità, cui partecipano 14 ginnasti di 6 nazioni: termina 5°, a 70/100 dal bronzo di Lattuada. Oro e argento vanno agli statunitensi Gulack e Denton. Per Capuzzo comunque una partecipazione più che positiva, con un bell’oro a squadre. Il primo scaglione di olimpionici, con i ginnasti, rientra in Italia il 1 settembre a Napoli e già il giorno seguente tutti dal Duce a festeggiare in pompa magna.

Quindi altre premiazioni (compreso il Principe Umberto) e ricevimenti che distolgono gli atleti dagli allenamenti: si fatica a riprendere contatto con la realtà dopo quanto visto in America. I ginnasti si esibiscono ovunque, perfino in Sardegna e Tunisia, tra propaganda ed entusiasmo generale. Nel 1933 la musica non cambia e nei primi mesi la tournée continua, anche come allenamento collegiale sotto la guida di Braglia. Capuzzo è ancora nella squadra. E vi rimane, nonostante diserti i tricolori di novembre: dati i suoi trascorsi, il suo nome difatti compare nella lista dei 24 “azzurrabili”, già compilata dal CT Braglia in vista degli Europei di Budapest ma con un occhio già rivolto ai Giochi di Berlino. A Budapest però andiamo male: Capuzzo, molto falloso, finisce lontano dai primi e gli azzurri, in verità deludenti, chiudono solo quarti, ad otto punti dal bronzo della Germania, superata da Cecoslovacchia e Svizzera (oro). Capuzzo si rivede ai tricolori di Genova, disputati il 7 ottobre: chiude secondo sia nella gara artistica che nel “decathlon reale[1]”, vinti rispettivamente dal sorprendente piemontese Amedeo ed il grande Neri. E secondo si piazza pure nella prima gara del 1935, il “GP Rastelli” disputato a Bergamo il 17 febbraio: lo supera solo Guglielmetti. Chiude invece terzo il 25 maggio nella preolimpica di Asti: lo scavalcano Neri ed Armelloni, ma il posto ai Giochi pare vicino. Nei tricolori di Torino, disputati il 5 e 6 ottobre, finisce quinto: è nella mischia, deve confermarsi. Vi riesce già 14 giorni dopo quando, a Bari, finisce terzo nel “decathlon reale”, alle spalle di Neri e Guglielmetti: in questo contesto oltre alle prove sugli attrezzi (dove è grandioso agli anelli) si disputano anche gare atletiche (fune, 100m, peso, asta). Entra ovviamente tra i “probabili olimpici” e segue l’apposita preparazione. Molto considerato dai tecnici, il 6 maggio disputa Italia-Germania, al Teatro Lirico di Milano: i nostri, male alla sbarra, sono battuti 340,5-336,325, ma Capuzzo esegue un ottimo esercizio al cavallo con maniglie, risultando il migliore di tutti. Partecipa dunque al tradizionale ritiro collegiale preolimpico, realizzato a Como, presso la palestra Negretti, sotto la supervisione del CT, il prof. Arturo Brombale. Alla fine Capuzzo convince tutti e sale sul treno per Berlino che parte il 27 luglio da Verona.

Le prove olimpiche di ginnastica si tengono il 10 e 11 agosto, in una sorta di teatro all’aperto, il Dietrich Eckart Freilichtbuhne, a poche centinaia di metri dall’Olympiastadion. Capuzzo gareggia nell’individuale la cui classifica si basa sui punteggi ottenuti nei sei esercizi previsti, obbligatori e liberi. Partecipano 111 ginnasti di 14 nazioni. Ogni nazione può schierare un massimo di otto atleti e la classifica a squadre sarà realizzata per semplice somma dei punteggi ottenuti dai migliori sei. L’oro va al tedesco Schwarzmann, argento per lo svizzero Mack e bronzo all’altro tedesco Frey. Capuzzo non va benissimo e finisce 30°, lontano nove punti dal terzo posto. Nella prova a squadre gli azzurri terminano quinti, con un totale di 615,133 punti: sono preceduti nell’ordine da Germania, Svizzera, Finlandia e Cecoslovacchia, col bronzo distante oltre 23 punti. Non certo una grande prova di squadra, discreta e sufficiente ma poco brillante rispetto al passato. Sono validi ad anelli e cavallo con maniglie, deludono alla sbarra. Si assegnano anche le medaglie per ogni attrezzo, tramite la somma dei punti ottenuti nell’esercizio obbligatorio e nel libero. Capuzzo sviluppa la prova migliore agli anelli dove chiude nono ed è il primo dei nostri, a 3/10 dal podio. L’oro va al ceco Hudec, argento per lo jugoslavo Stukelj e bronzo al tedesco Volz. Va benino anche al cavallo, 14° a 6/10 dal bronzo dello svizzero Bachmann mentre l’oro è del tedesco Frey e l’argento per l’altro elvetico Mack. Nelle altre prove è una mezza tragedia: se si difende a corpo libero (30° p.m. e migliore dei nostri) e sbarra (39°), delude fortemente alle parallele (57°) e soprattutto al volteggio dove finisce 79°, sbagliando completamente l’esercizio[2]. Per Capuzzo, in sostanza “salvatosi” solo agli anelli non si tratta certo di una prestazione memorabile, ma è tutta la ginnastica italiana che, dopo i fasti del passato, esce piuttosto ridimensionata da Berlino. Anche Capuzzo subisce un forte ridimensionamento: negli anni seguenti rimane tra i nostri migliori ginnasti, ma senza cogliere ulteriori vittorie di spicco. Ottiene difatti solo qualche buon piazzamento: nel 1937 e 1938 giunge terzo ai tricolori, dominati dal grande Guglielmetti, mentre gareggia costantemente con la Nazionale, anche in Germania. La guerra poi tronca irrimediabilmente la sua attività che rimane comunque una delle migliori negli anni Trenta.


[1] Oltre agli esercizi agli attrezzi, la prova tiene conto anche di alcune gare atletiche tra cui 100 ed asta

[2] In questi attrezzi le medaglie vengono così assegnate, nell’ordine: corpo libero Miez (CH), Walter (CH), Frey (D) e Mack (CH); sbarra Saarvala (SF), Frey (D), Schwarzmann (D); parallele Frey (D), Reusch (CH) e Schwarzmann (D); volteggio Schwarzmann (D), Mack (CH) e Volz (D)