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COLLI Enrico

Cortina d’Ampezzo (BL) 11.12.1896 / Cortina d’Ampezzo (BL) 27.05.1982

1924. Sci di Fondo. 9° 50 km, 12° 18 km

Figlio di una guida alpina, si appassiona allo sci sin da bambino. Presto lavora come fabbro: dunque può allenarsi nei ritagli di tempo e soprattutto la domenica. Mostra subito grandi qualità: nel 1914, con sci costruiti artigianalmente, vince la Rumerlo-Campo Corona. Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale però interrompe qualsiasi attività: essendo all’epoca Cortina ancora nell’Impero Austro-Ungarico, Colli è arruolato in un reggimento di Standschutzen: combatte, e spara, dunque contro gli italiani, in particolare nella zona del Col di Lana ed in Valparola. A guerra finita diventa italiano a tutti gli effetti. Riprende subito a gareggiare: il 29 dicembre 1919 vince una prova di fondo di 13 km a Pieve di Cadore. Il 25 gennaio si aggiudica a Cortina una gara di 12 km davanti al fratello minore Vincenzo, staccato di 4’33”: non si accontenta e primeggia pure nel salto con gli sci. Il 21 febbraio 1920 guida la squadra di Cortina al secondo posto nella II Gara Nazionale Valligiani a Selva Val Gardena nella 30 km di fondo. Con lui anche il fratello Vincenzo e Ghedina, altri futuri olimpionici. La prova è a squadre ed i cortinesi sono partiti da casa il giorno prima, con gli sci, attraversando Falzarego, Valparola e Passo Gardena, arrivando a Selva intorno alle 17 della vigilia, quasi come “ultima rifinitura”. Il 28 marzo in Valsassina, ai Piani di Bobbio, Colli chiude secondo la classifica finale dei tricolori che combina i risultati ottenuti nel fondo e nel salto. Colli vince la prova di fondo davanti a Castelli, ma è solo settimo nel salto vinto dallo stesso Castelli che si aggiudica il titolo assoluto. Di sci poi se ne riparla l’inverno successivo. Il 19 dicembre 1920 Colli vince la 15 km di fondo a Cortina, col percorso che giunge fino a Monte Pierosa e ritorno. Una settimana dopo, il 26, vince una 16 km a Cortina davanti al fratello Vincenzo, lasciato a 4’01” mentre Ghedina chiude terzo a 6’30”. Il 24 gennaio 1921 vince, da capitano, l’eliminatoria cortinese per l’Adunata dei Valligiani: con lui il fratello Vincenzo, Ghedina, Dallago e Lacedelli. La stessa formazione trionfa nella finale dell’Adunata, il 13 febbraio, sulle nevi di casa. Il percorso è di 28 km, si parte da Ronco e si arriva nei pressi dell’Hotel Corona dopo un tracciato piuttosto impegnativo, coi passi di Falzarego e Giau. La squadra capitanata da Colli chiude in 3h38’52”, con oltre 11’ di margine sulle compagini di Val Formazza e Val Gardena. Sette giorni dopo, il 20, altro exploit nel “Campionato delle Tre Venezie” a Cortina: Colli domina sui 22 km del percorso, con oltre 4’ di margine su Ghedina, davanti ad una trentina di avversari.

L’anno seguente va a corrente alternata. Il 19 febbraio 1922 disputa la tradizionale “Valligiani”, organizzata stavolta al Passo del Brennero, nei dintorni di Colle Isarco (Gossensass) su un percorso ondulato di 30 km e sotto una copiosa nevicata. I cortinesi vengono superati, e non di poco (7’), dai fortissimi formazzini guidati dal grande Benigno Ferrera. Colli si riscatta nei tricolori di Claviere, disputati il 26 febbraio quando vince la 15 km davanti ai fratelli Ferrera: Giuseppe a 1’18” e Benigno, comunque in non perfette condizioni fisiche, a 2’27”. Nel 1923 Colli dà ulteriore spettacolo e si capisce perchè venga definito “la locomotiva umana”: il 28 gennaio a Grunewald, in Svizzera, si svolge una grande manifestazione di fondo, equiparabile ad una sorta di campionato europeo non ufficiale. Colli vince alla grande la prova dei “seconda classe”, ma con un tempo che addirittura è migliore di quello stabilito dal vincitore della “prima classe”. In sostanza Colli è il più forte fondista europeo e come tale viene indicato dai giornali dell’epoca. Il 4 febbraio guida quindi la squadra di Cortina nella consueta “Valligiani” che stavolta si tiene a Ponte di Legno, intorno al Tonale, su 30 km. Colli è grande ma viene poco assecondato dai compagni e Cortina chiude seconda, battuta dalla Val Formazza, con un distacco di 13’. Si “vendica” sette giorni dopo, nella sua Cortina, nel campionato italiano di fondo, 20 km, che si aggiudica brillantemente con 5’22” su Giuseppe Ferrera. Colli vince anche la prova di “stile”, ma il suo pessimo risultato nel salto consegna il titolo assoluto (combinata di punti in base ai piazzamenti) proprio allo stesso Ferrera. Il 5 marzo chiude la stagione in bellezza: è il migliore nella “Coppa Presolana”, a Schilpario, davanti al concittadino Ghedina e la squadra di Cortina si aggiudica la classifica a squadre, con 5’ su Edolo. Poi in estate torna a pedalare visto che è grande appassionato di ciclismo e per qualche tempo accarezza pure l’idea di dedicarsi alla bicicletta con più serietà. Ma come torna l’inverno, si pensa ai Giochi di Chamonix, i primi riconosciuti ufficialmente dal CIO. Le apposite selezioni preolimpiche si disputano a Claviere, a fine dicembre. Colli vince sui 40 km e sui 17 km, confermandosi il nostro miglior sciatore di fondo, l’uomo di punta per Chamonix. Gli azzurri si ritrovano al Sestriere per l’intero mese di gennaio 1924, sia pure a sprazzi e compatibilmente coi rispettivi impegni, affinando la preparazione sotto la guida di Hosquet, una sorta di CT. Poi tutti in Francia.

Ai Giochi Colli esordisce il 30 gennaio nella durissima 50 km che, oltre tutto, si svolge in un freddo glaciale ed è disturbata da un fastidioso vento di stampo siberiano. Partenza ed arrivo allo Stadio Olimpico, per un percorso impegnativo, ricco di saliscendi e con un dislivello di circa 800 m. Al via, dalle 8.37, 33 sciatori di 11 nazioni, per la prima grande prova internazionale che non si tiene in Scandinavia. Gli “uomini del Nord” comunque si rivelano, come ampiamente previsto, i migliori. I formidabili norvegesi occupano le prime quattro posizioni: vince Haug in 3h44’32” su Stromstad (a 1’51”) e Grottumsbraaten (a 3'13”) mentre la “medaglia di legno” va a Mardalen. Seguono quindi svedesi e finlandesi, ma il primo dei “normali” è proprio Enrico Colli che, attardato pure da due innocue cadute, chiude nono, col tempo di 4h01’50” davanti al conterraneo Ghedina ed al fratello Vincenzo mentre il formazzino Ferrera è 13°. Una bella prova complessiva degli azzurri, indubbiamente i migliori tra i “non nordici”, anche se il distacco dal podio di Colli, oltre 23’, testimonia a dovere il divario ancora esistente con l’eccellenza del fondo. Divario anche tecnico ed organizzativo, senza dubbio. Grande sorpresa suscita difatti, in tecnici e sciatori azzurri, l’utilizzo dei norvegesi di un particolare “unguento”, come viene definito all’epoca, da applicare sotto gli sci e che indubbiamente favorisce la scorrevolezza e dunque le prestazioni dei già forti scandinavi. Un unguento che poi sarà ribattezzato sciolina. Colli s’è comunque confermato il migliore dei nostri fondisti e si ripete appena tre giorni dopo, il 2 febbraio, nella meno impegnativa 18 km cui partecipano 41 atleti di 12 nazioni e che prevede un dislivello di soli 130 m, per un percorso ancora troppo pianeggiante per le caratteristiche degli azzurri. Stavolta si parte alle 9.30 ma il risultato non cambia: l’oro difatti va di nuovo al grandissimo Haug, col tempo di 1h14’31”, davanti al connazionale Grottumsbraaten (a 1’20”) ed al finnico Niku (a 1’55”). Poi ancora norvegesi, svedesi e finlandesi fino al 12° posto di Colli che chiude in 1h26’32”, dunque a dieci minuti dal bronzo. Distacco ancora sensibile, ma un’altra buona prestazione per Colli e per la squadra azzurra (13° Herin, 15° Pellissier, 21° Bacher), a testimonianza di come il nostro fondo sia il migliore “alpino”, e non è poco. Intervistato al termine dei Giochi, Colli non ha dubbi: per crescere dal punto di vista dei risultati, non basta seguire il suo motto (“non mollare mai, a nessun costo”). Bisogna allenarsi di più in pianura perchè le gare italiane sono state caratterizzate da percorsi fin troppo duri, utilizzando al meglio la spinta dei bastoncini (tecnica in cui i norvegesi sono maestri). Il nostro fondo esce dai Giochi battuto, ma non abbattuto.

Colli intanto continua a vincere: il 21 febbraio si aggiudica la “Coppa Bich” a Valtournenche. È il più forte: sei giorni dopo, sotto una tormenta di neve, primeggia anche nella “Coppa Marone-Cinzano” a Courmayeur, sul percorso di 30 km, trascinando la sua squadra di Cortina al successo nella challenge, davanti agli aostani di Valtournenche. Il 1° marzo Colli vince a La Thuile una gara di fondo su 22 km e due giorni dopo si aggiudica nella sua Cortina il “Campionato delle Tre Venezie” su 30 km. Nessuno può mettere in discussione la sua leadership nel fondo italiano. Nel 1925 si mantiene ad alti livelli. Il 4 gennaio vince la “Coppa Caldana” a Cortina, con molti tratti in discesa. Il 1° febbraio, sotto una fitta nevicata, si aggiudica la 30 km del “Campionato delle Tre Venezie”, disputata in Val Gardena, a Santa Cristina, tra Monte Pana e Alpe di Siusi. Il 15 febbraio gareggia in Cecoslovacchia, a Janské Lazné, in una sorta di campionato europeo. Stanco per il massacrante viaggio in treno (è arrivato solo alla vigilia della gara), sui 50 km chiude ottavo e primo degli “stranieri”, superato da sette fondisti di casa, favoriti dalla conoscenza del percorso (vince Donth in 5h10’). Va meglio sui 18 km: chiude 7°, a 5’15” dal vincitore, il padrone di casa Nemecky, ma a metà strada, quando si trovava al comando, Colli ha sbagliato percorso, per tornare poi indietro dopo diverse centinaia di metri. Senza quest’errore avrebbe potuto lottare certamente per un posto sul podio. Rientrato in Italia, è tempo dei tricolori, disputati a Cortina tra 21 e 23 febbraio. Lo scatenato Colli vince sui 35 km e sui 24 km, per un trionfo da “Campionissimo del fondo” come qualcuno lo indica. In effetti, proprio come il ciclista Girardengo (il primo a meritarsi tale neologismo), Colli pare una spanna sopra tutti gli avversari. In entrambi i casi difatti infligge al secondo, il concittadino Ghedina, distacchi sensibili: rispettivamente 3’47” e 4’10”. I cortinesi, capitanati da Colli, sono i grandi favoriti della grande e tradizionale “Valligiani” che si tiene stavolta in Val Gardena, su un percorso di 31 km, con partenza a Selva ed arrivo a Santa Cristina, attraverso il Passo Sella ed intorno al Sasso Lungo, in uno scenario di incomparabile bellezza. Ma Ghedina dopo 8 km rompe l’attacco di uno sci e la squadra si scompagina, coi fratelli Colli davanti senza spingere troppo e gli altri ad inseguire[1]. Al traguardo il cronometro non ammette dubbi: Cortina è seconda, a 8’04” dai sorprendenti valtellinesi, favoriti peraltro dall’esser partiti tra gli ultimi e dunque, data l’abbondante nevicata in corso, aver usufruito di una pista “battuta” dal passaggio degli avversari.

Inutile dire che senza l’incidente Cortina avrebbe probabilmente vinto. Mentre si fa avanti anche un terzo fratello Colli, il minore Guido, nel 1926 Enrico diserta la “Valligiani” di Asiago del 7 febbraio, lasciando spazio a “giovani interessanti” come li definisce lui, ma Cortina delude e chiude lontano dai primi. Nella stessa località dell’Altopiano però, due giorni dopo, Colli si aggiudica da Campionissimo il “Campionato delle Tre Venezie” sui 35 km, infliggendo al secondo arrivato, il padrone di casa Rigoni, ben 25’. Il 14 febbraio Colli, cui ormai l’Italia va stretta, gareggia sui 18 km del campionato svizzero a Wengen. Non sfigura affatto: chiude buon quarto, a 2’50” dal vincitore, l’elvetico Rubi che precede il tedesco Endler ed il connazionale Schmidt che poi vince il salto e si aggiudica la classifica combinata. Per Colli una prestazione di spessore internazionale che lo conferma il nostro miglior fondista. Ma da qui inizia la sua parabola discendente. Nel finale di stagione non gareggia più, impegnato a risolvere alcune problematiche personali che durano più del previsto. Qualcuno addirittura dice che non rientrerà più alle gare. In effetti nel 1927 diserta pure la grande manifestazione internazionale di Cortina ai primi di febbraio. Alla fine rientra, ma senza l’allenamento e soprattutto l’entusiasmo necessari. Il 27 febbraio guida la squadra di Cortina nella tradizionale “Valligiani” che si disputa a Bormio su 31 km. Ma gli ampezzani non riescono ad andare oltre il 13° posto, staccati di ben 38” dai vincitori formazzini. Ormai Colli è alla fine della sua brillante carriera, ma ha ancora qualche colpo in canna. Il 13 gennaio 1929 guida la squadra di Cortina al successo nel Campionato Provinciale[2]. Poi abbandona l’agonismo, dedicandosi ad allenare i fondisti cortinesi, rimanendo un imprescindibile punto di riferimento. Saltuariamente torna a gareggiare, ma non nel fondo: ai primi di marzo del 1931 si cimenta nella “Coppa Fasola” a Roccaraso, chiudendo terzo nella discesa (dove cade in una delle due manches), alle spalle di Lacedelli e Valle mentre chiude quarto nello slalom vinto dal sorprendente abetonese Petrucci. Il 12 marzo nella sua Cortina partecipa alla gara di slalom che vale il titolo italiano: finisce quinto, vince l’enfant prodige Menardi. Nel 1932 insiste: il 18 gennaio a Cortina chiude al quarto posto il tricolore di slalom, molto apprezzato per lo stile, vinto da Valle. A prescindere da queste sue ultime esibizioni, che lo manifestano come sciatore assolutamente completo, Colli può essere considerato il miglior fondista italiano dei primordi. Ha un nuovo momento di celebrità nel 1956 quando porta la fiaccola olimpica dei Giochi di Cortina.


[1] Oltre ai due Colli e Ghedina, nella squadra cortinese figurano Lacedelli e Dallago

[2] Con lui il fratello Vincenzo, Dallago, Ghedina e Lacedelli


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