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GHEDINA Giuseppe

Cortina d’Ampezzo (BL) 25.10.1898 / Cortina d’Ampezzo (BL) 27.09.1986

1924. Sci di Fondo. 10° 50 km

Essendo allora Cortina nell’Impero Austro-Ungarico, nella Prima Guerra Mondiale Giuseppe detto Beppe è arruolato nell’esercito imperiale, in un reparto di Kaiserjager: dunque combatte, e spara, contro soldati italiani. Dopo il conflitto, intraprende l’attività di falegname e riprende a sciare, gareggiando nelle prove di fondo. Al lavoro ed allo sport alterna la fotografia, sua grande passione. Il suo primo risultato significativo è il 6° posto in una 12 km a Cortina il 25 gennaio 1920: vince il grande Enrico Colli, il “campionissimo” cortinese dell’epoca. Il 21 febbraio è nella squadra di Cortina che giunge seconda nella “Valligiani” a Selva Val Gardena nella 30 km di fondo. Con lui anche i fratelli Colli, altri futuri olimpionici[1]. La prova è a squadre ed i cortinesi sono partiti da casa la mattina del giorno prima, con gli sci, attraversando Falzarego, Valparola e Passo Gardena, arrivando a Selva intorno alle 17 della vigilia, quasi come “ultima rifinitura”. L’inverno seguente Ghedina si conferma: il 19 dicembre è secondo, dietro il forte Colli, nella 15 km a Cortina. Sette giorni dopo, è terzo dietro Enrico e Vincenzo Colli in una 16 km a Cortina, a 6’30” dal vincitore. Il 19 gennaio 1921 chiude secondo dietro Vincenzo Colli in una 22 km a Pieve di Cadore, con 4’ di ritardo. Il 24 gennaio vince l’eliminatoria cortinese per l’Adunata dei Valligiani. Con lui i fratelli Colli, Dallago e Lacedelli. La stessa formazione trionfa nella finale dell’Adunata, il 13 febbraio, sulle nevi di casa. Il percorso è di 28 km, si parte da Ronco e si arriva nei pressi dell’Hotel Corona dopo un tracciato km piuttosto impegnativo, coi passi di Falzarego e Giau. La squadra capitanata da Colli chiude in 3h38’52”, con oltre 11’ di margine sulle compagini di Val Formazza e Val Gardena. Il 20 febbraio Ghedina è ottimo secondo dietro l’imbattibile Enrico Colli nel “Campionato delle Tre Venezie”, 22 km a Cortina. L’anno seguente non è altrettanto brillante. Il 19 febbraio 1922 Ghedina disputa la tradizionale “Valligiani”, organizzata stavolta al Passo del Brennero, nei dintorni di Colle Isarco (Gossensass) su un percorso ondulato di 30 km e sotto una copiosa nevicata. I cortinesi[2] vengono superati, e non di poco (7’), dai fortissimi formazzini guidati dal grande Benigno Ferrera. Il risultato non cambia nel 1923. Il 4 febbraio Ghedina è nella squadra di Cortina che partecipa alla consueta “Valligiani” che stavolta si tiene a Ponte di Legno, intorno al Tonale, su 30 km.

Ghedina fa il suo, ma non basta: nonostante la presenza del forte Colli, gli ampezzani vengono di nuovo battuti dalla Val Formazza, accusando un distacco di 13’. Il 5 marzo Ghedina chiude bene la stagione: nella “Coppa Presolana”, a Schilpario, è secondo alle spalle del “solito” Colli e la compagine di Cortina si aggiudica la classifica a squadre, con 5’ su Edolo. Alla fine del 1923 ci si organizza per i Giochi di Chamonix, i primi riconosciuti ufficialmente dal CIO. Ghedina, nonostante sia “chiuso” dai fratelli Colli, cerca la selezione. Il 30 dicembre nella preolimpica di Claviere, sui 17 km, chiude al 5° posto, a 3’01 dal vincitore Colli mentre pochi giorni prima è 4° nella 40 km. Viene convocato e partecipa al ritiro collegiale del Sestriere dove si affina la preparazione sotto la guida del CT Hosquet. Poi tutti, Ghedina compreso, a Chamonix. Il 30 gennaio 1924 Ghedina gareggia nella durissima 50 km che, oltre tutto, si svolge in un freddo glaciale ed è disturbata da un fastidioso vento di stampo siberiano. Partenza ed arrivo allo Stadio Olimpico, per un percorso impegnativo, ricco di saliscendi e con un dislivello di circa 800 m. Al via, dalle 8.37, 33 sciatori di 11 nazioni, per la prima grande prova internazionale che non si tiene in Scandinavia. Gli “uomini del Nord” comunque si rivelano, come ampiamente previsto, i migliori. I formidabili norvegesi occupano le prime quattro posizioni: vince Haug in 3h44’32” su Stromstad (a 1’51”) e Grottumsbraaten (a 3'13”) mentre la “medaglia di legno” va a Mardalen. Seguono quindi svedesi e finlandesi, ma il primo dei “normali” è Enrico Colli che chiude nono, col tempo di 4h01’50” davanti proprio a Ghedina, autore di 4h27’48” e capace di precedere altri due azzurri, Vincenzo Colli (11°) e Ferrera (13°). Una bella prova complessiva dei nostri anche se il distacco dal podio testimonia a dovere il divario ancora esistente con l’eccellenza del fondo. Divario anche tecnico ed organizzativo, senza dubbio. Grande sorpresa suscita difatti, in tecnici e sciatori, l’utilizzo dei norvegesi di un particolare “unguento”, come viene definito all’epoca, da applicare sotto gli sci e che indubbiamente favorisce la scorrevolezza e dunque le prestazioni dei già forti scandinavi. Un unguento che poi sarà ribattezzato sciolina. Ghedina s’è comunque disimpegnato a dovere, meritandosi la sufficienza piena in un contesto tecnico di primissimo livello.

Sullo slancio dei Giochi, Ghedina insiste. Il 21 febbraio a Valtournenche giunge 4° nella “Coppa Bich” vinta da Enrico Colli. Sei giorni dopo, con la squadra cortinese guidata dallo stesso Colli, a Courmayeur si aggiudica la “Coppa Marone-Cinzano”, sul percorso di 30 km e sotto una tormenta di neve[3]. Nel 1925 è protagonista di un’altra buona annata. A metà febbraio si reca in Cecoslovacchia, a Janské Lazné, per una sorta di campionato europeo: sui 18 km è il migliore dei nostri e chiude buon 6°, a 5’09” dal vincitore, il padrone di casa Nemecky. Nel weekend successivo ottiene due secondi posti, alle spalle del formidabile Colli, nei tricolori disputati a Cortina, sia nei 35 km (distacco 3’47”) che nei 24 km (a 4’10”). I cortinesi, capitanati da Colli, sono i grandi favoriti della grande e tradizionale “Valligiani” che si tiene stavolta in Val Gardena, su un percorso di 31 km, con partenza a Selva ed arrivo a Santa Cristina, attraverso il Passo Sella ed intorno al Sasso Lungo, in uno scenario di incomparabile bellezza. Ma proprio Ghedina dopo 8 km rompe l’attacco di uno sci e la squadra si scompagina, coi fratelli Colli davanti senza spingere troppo e gli altri ad inseguire[4]. Al traguardo il cronometro non ammette dubbi: Cortina è seconda, a 8’04” dai sorprendenti valtellinesi, favoriti peraltro dall’esser partiti tra gli ultimi e dunque, data l’abbondante nevicata in corso, aver usufruito di una pista “battuta” dal passaggio degli avversari. Inutile dire che senza l’incidente Cortina avrebbe probabilmente vinto. Dal 1927 inizia il declino. Il 27 febbraio Ghedina è nella squadra di Cortina nella tradizionale “Valligiani” che si disputa a Bormio su 31 km. Ma i veneti non riescono ad andare oltre il 13° posto, staccati di ben 38” dai vincitori formazzini. Il 1° marzo 1929 Ghedina finisce 2° la “Coppa Franchetti” ad Ortisei, battuto solo da Gluck. Poi, sulla soglia dei 30 anni, abbandona le competizioni e, sulla scia del padre Giacinto, si dedica alla fotografia, sua grande passione che poi diventa lavoro. Diventa così bravo che durante la Seconda Guerra Mondiale va in Grecia ed Albania con l’Istituto Luce, come testimone degli eventi bellici. Nel dopoguerra si cimenta anche come documentarista, con un buon successo, soprattutto con “Preludio ai Giochi”, dedicato all’organizzazione delle Olimpiadi Invernali del 1956 a Cortina.


[1] Nella squadra anche Lacedelli e Zangiacomi

[2] Con Ghedina gareggiano i fratelli Colli, Dallago e Lacedelli

[3] Gli altri componenti della compagine sono Vincenzo Colli e Lacedelli

[4] Oltre ai due Colli e Ghedina, nella squadra cortinese figurano Lacedelli e Dallago