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LANFRANCHI Agostino

Palazzolo sull’Oglio (BS) 24.06.1892 / Bergamo 15.02.1963

1928. Skeleton. 4°

1932. Bob. 5° Bob a Quattro (con Lanfranchi G., Rossi di Montelera, Cassini), 8° Bob a Due (con Lanfranchi G.)

Appartenente ad una nota famiglia di industriali, grandi produttori di bottoni, importanti a livello internazionale, con sedi societarie pure a Londra dove Agostino è di casa sin da ragazzo: rimasto orfano a 11 anni, sa che presto dovrà prendere il posto del padre. Intanto pratica molto sport: gioca a calcio nel Brescia, va in bici e moto, provetto guidatore di automobili. Nella Prima Guerra Mondiale viene impiegato negli squadroni motociclistici come staffetta. Dopo il conflitto, si dedica con maggiore assiduità anche agli sport invernali, in particolare pattinaggio, bob e skeleton, provando quest’ultima disciplina sulla mitica “Cresta Run” di St. Moritz. Impavido e caparbio, si dimostra subito veloce tanto da suscitare l’attenzione dei tecnici ed in particolare di Ferretti, potente Presidente del CONI, che lo invita a partecipare ai Giochi del 1928. Lanfranchi non ci pensa due volte anche perchè i suoi tempi sulla “Cresta Run”, proprio la pista dove si devono svolgere le prove olimpiche, rasentano il record. In un’apposita gara “di prova”, il 10 febbraio 1928, chiude al sesto posto, ma le speranze per una medaglia non si affievoliscono, almeno a detta dei commentatori, forse però fin troppo ottimisti. La gara olimpica, cui peraltro partecipano solo 10 atleti di 6 nazioni, si svolge il 17 febbraio e consiste in tre discese: vince, ovviamente, chi ottiene la somma di tempi inferiore. Lanfranchi si comporta bene: nella prima manche chiude al terzo posto e l’entusiasmo in casa azzurra aumenta. Ma le altre due prove bruciano i sogni: Lanfranchi chiude 4° e 5°, venendo relegato alla scomodissima quarta posizione che gli vale sì la medaglia...ma di “legno”. Peccato anche se il divario dal bronzo, ottenuto dal conte inglese Carnegie, è di tre secondi abbondanti: rispettivamente 3’05”1 contro 3’08”7. Oro ed argento ai fratelli statunitensi Heaton, con Jennison (3’01”8) davanti a Jack (3’02”8). Lanfranchi si rivede nel 1929 quando gareggia anche nel bob. Il 28 gennaio, assieme al fratello Nino che gli fa da frenatore, si aggiudica il “GP S. Moritz” di bob a due.

Nel 1930 i due si ripetono nella “Coppa Principe di Piemonte”, ancora a St. Moritz: sono battuti da Fonjallaz-Casini, ma realizzano il miglior tempo assoluto in una singola manche e si portano a casa l’apposito trofeo. Nel 1931 tornano allo skeleton e colgono altre vittorie: il 26 gennaio Agostino vince la “Coppa Heaton” sulla Cresta Run davanti a Gaetano (detto Nino); stesso risultato il giorno seguente nella “Coppa Oertzen”. Il 30 gennaio nella “Coppa Curzon” invece Agostino trionfa nuovamente, stabilendo pure il record della pista, ma Gaetano sbaglia troppo e finisce ottavo. Intanto i due fratelli, veri e propri sportsmen, hanno cominciato a gareggiare pure in motonautica, coi fuoribordo: il 17 maggio Agostino vince il “GP Città di Torino”, disputato sul Po nella classe C, dotata di motore da 500 cmc. Il 30 luglio a Londra, sul Tamigi, vince la “Coppa Britannia” e viene premiato dal Principe di Galles in persona. Poi pensa ai Giochi di Lake Placid e decide di gareggiare nel bob. Non ha difficoltà, dati i suoi trascorsi, ad essere selezionato. In quel tempo arrivare in America non è uno scherzo. Imbarcati sul transatlantico “Conte Biancamano” l’8 gennaio a Genova, dopo uno sbarco tecnico a Napoli con grandi festeggiamenti, gli azzurri hanno attraversato lo Stretto di Gibilterra per sbarcare a New York undici giorni dopo. Un giorno di riposo e poi un altro lungo trasferimento, stavolta in treno, verso Lake Placid, a Nord, non lontano dal confine canadese. Hanno dunque avuto modo di acclimatarsi anche se i bobbisti non sono molto allenati visto che a dicembre non hanno potuto compiere molte discese. Cercano di recuperare in loco, ma le altre nazioni sembrano meglio attrezzate. Lanfranchi esordisce l’8 febbraio nel bob a due, con lui il fratello Nino che gli fa da frenatore mentre lui, ovviamente, pilota: partecipano 12 equipaggi di 8 nazioni.

I Lanfranchi non emergono: settimi in due manches, ottavi e decimi nelle altre due. Nella generale finiscono ottavi, con un bilancio poco esaltante. L’oro va ai fratelli Stevens, nativi proprio di Lake Placid e dunque favoriti anche dalla perfetta conoscenza della pista. L’argento è degli svizzeri Capadrutt-Geyer che impensieriscono gli statunitensi solo nella prima discesa. Al terzo posto l’altro equipaggio a stelle e strisce, Heaton-Minton, col tempo complessivo di 8’29”15. I Lanfranchi chiudono in 8’50”66 ed i 21” di distacco dal podio parlano fin troppo chiaro. Ci riprovano il 14 e 15 febbraio nel bob a quattro, assieme a Rossi di Montelera (che pilota) e Casini. Le gare sono le ultime a disputarsi di questa edizione, essendo state rinviate causa una tormenta di neve: addirittura vengono svolte dopo la cerimonia di chiusura. Al via sette equipaggi. I nostri chiudono al quinto posto, piazzamento ottenuto in due manches mentre nelle altre due chiudono sesti e settimi. Niente di eccezionale. L’oro va ad USA1, pilotato dal grande Fiske, già oro quattro anni prima a St. Moritz. Argento per USA2 e bronzo per Germania1 con 8’00”4. Gli azzurri chiudono in 8’24”21 ed il ritardo dal bronzo testimonia a dovere, anche qui, la qualità della loro performance. Per i Lanfranchi dunque una partecipazione olimpica senza slanci particolari. Meglio tornare alla motonautica: il 15 maggio Agostino chiude secondo il “GP Turismo” a Tremezzo, sul Lago di Como, preceduto nella classe fino a mille cmc da Salvi. Sette giorni dopo, altro secondo posto, stavolta nella “Coppa Baldo” a Gardone, battuto da Gianoli. Il 27 maggio, ancora a Gardone, vince la “Coppa Rossi”, riservata alla classe fino a 250cmc. Poi arriva il tempo di dedicarsi seriamente agli affari della sua azienda, rimanendo comunque un personaggio di primo piano nella storia degli sport invernali azzurri ai Giochi. 

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I fratelli Lanfranchi, impegnati entrambi sotto le armi nella Prima Guerra Mondiale. A sinistra Agostino