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MENARDI Severino

Cortina d’Ampezzo (BL) 09.09.1910 / Cortina d’Ampezzo (BL) 13.01.1978

1932. Sci di Fondo. 34° 18 km

1932. Combinata Nordica. 21°

1932. Salto con gli sci. 27°

1936. Sci di Fondo. 4° Staffetta 4x10km (con Gerardi, Demetz, Kasebacher), 16° 18 km

1936. Combinata Nordica. 20°

Indubbiamente lo sciatore più completo degli anni Trenta, capace di spaziare dal fondo allo slalom, per finire al salto: oggi una tale multidisciplinarietà appare impossibile. Sin da bambino in famiglia viene chiamato Baldo ed impara a sciare. Orfano di padre, caduto nella Prima Guerra Mondiale, entra presto a lavorare come falegname, ma ha lo sci nel sangue e non perde un minuto, libero dal lavoro, per allenarsi. Ama particolarmente il salto di cui già a 15 anni è un campioncino locale. Mentre è sempre più apprezzato come artigiano del legno, capace di costruire sci come giocattoli ed armadi, inizia a gareggiare seriamente. Consegue il primo risultato significativo a 18 anni, il 27 gennaio 1929, quando chiude al terzo posto il “Campionato di salto delle Tre Venezie”, battuto dai più noti Zardini e Pompanin. L’anno seguente entra nella Scuola Alpina della Guardia di Finanza che ha sede a Predazzo, ma spesso si allena sui pendii del Passo Rolle dove i finanzieri hanno un’altra succursale. L’attività sportiva è gestita dal capitano Ottavio Berard che intuisce subito le grandi potenzialità di Menardi, istruendolo e plasmandolo a dovere. La cura dà buoni frutti. Il 9 febbraio Menardi termina secondo a Cortina lo stesso “Campionato di salto delle Tre Venezie”, superato da Dallago. Nel weekend successivo partecipa ai tricolori di Ponte di Legno: 3° nello slalom, chiude 8° nel salto. Inoltre gareggia nel “Trofeo Branca” di salto, chiudendo 10°. A 20 anni non ancora compiuti, conferma di possedere buone qualità e prospettive. Il 10 marzo ad Oropa finisce secondo la gara di salto per juniores, battuto da Dallago. Sei giorni dopo, a Claviere chiude al terzo posto la prova juniores del “Trofeo Gancia” di salto, alle spalle di Bonomo e Canova. Si segnala intanto come tipo estroso, scavezzacollo, un po’ “matto” nel senso buono del termine: non ha paura di niente e sembra talora sin troppo spericolato. Nel 1931, quando le “cure” di Berard si fanno ancora più intense, Menardi compie il salto di qualità. Il 18 gennaio chiude al terzo posto la “Coppa Thun”, gara di salto a Monguelfo, preceduto da Zardini e Dallago. Intanto ha iniziato a praticare anche il fondo: alla sua prima gara importante nella disciplina, il 25 gennaio chiude al 4° posto il campionato italiano juniores ad Asiago, vinto da Valle. “Esplode” ai tricolori assoluti di Cortina, disputati tra il 10 e 12 marzo: primeggia sia in discesa che in slalom e, ovviamente, anche nella relativa combinata. Non va altrettanto bene nelle prove del titolo assoluto: sui 18km di fondo finisce solo 48°. Recupera nel salto ed alla fine risulta 5° della classifica combinata, vinta da Tavernaro che guadagna un margine irrecuperabile nella prova di fondo.

Il CT della Nazionale, il norvegese Peder Kjellberg, ha parole di elogio per lui e lo convoca nel primo ritiro pre-olimpico, organizzato intorno alla metà di marzo a Claviere, soprattutto per i saltatori. La stagione non è finita: il 3 maggio viene difatti organizzata una grande gara internazionale di discesa in alta quota, nelle Alpi Giulie, partendo dalla Sella del Monte Forato (oltre duemila metri) per arrivare al rifugio Nevea. Menardi chiude buon quarto e primo degli italiani: vince lo svizzero Hogg. Viene quindi eseguito un altro stage, stavolta per i fondisti, al Passo Rolle e Menardi figura di nuovo tra i convocati. Si rivede in estate, nell’ormai tradizionale “Staffetta dello Stelvio”, disputata il 28 giugno: la vince, con la “squadra II” della Guardia di Finanza. Con lui Vuerich e Dezulian. I tre sono presenti anche nel successivo stage azzurro, tenuto ad ottobre e novembre al Passo dello Stelvio: sembrano pedine fondamentali della nostra Nazionale in vista dei Giochi. Difatti Menardi è convocato anche per il collegiale definitivo, in cui verrà scelta la Nazionale, tenuto a dicembre in un isolato albergo in Val Lunga, nei pressi di Selva di Val Gardena. Qui viene tracciata, con l’aiuto in prima persona del CT Kjellberg, un’apposita pista di una ventina di km in cui gli azzurri vengono ripetutamente testati. Alla fine Menardi, sempre tra i migliori, è inserito nella lista per Lake Placid, ma una brutta caduta gli procura un infortunio al ginocchio che lo costringe all’inattività sino alla partenza per l’America dove arrivare, a quel tempo, non è uno scherzo. Imbarcati sul transatlantico “Conte Biancamano” l’8 gennaio a Genova, dopo uno sbarco tecnico a Napoli con grandi festeggiamenti, gli azzurri hanno attraversato lo Stretto di Gibilterra per sbarcare a New York undici giorni dopo. Un giorno di riposo e poi un altro lungo trasferimento, stavolta in treno, verso Lake Placid, a Nord, non lontano dal confine canadese. Hanno dunque avuto modo di acclimatarsi. Menardi esordisce nella 18 km che si svolge il 10 febbraio, con partenza ed arrivo allo stadio olimpico, il James Sheffield Speed Skating Oval. Al via 42 sciatori di 11 nazioni. La temperatura elevata crea parecchi problemi nella scelta della sciolina e condiziona fortemente la gara. Ne approfittano gli svedesi che azzeccano la formula giusta e dominano il campo: oro ad Utterstrom che chiude in 1h23’07” ed argento a Wikstrom, a due minuti esatti. Il bronzo è del finnico Saarinen in 1h25’24”. Menardi non va bene: pur generoso, arranca fin dall’inizio e termina solo 34°, a 20’ dal vincitore. Sulla sua prova pesa ancora il dolore al ginocchio che ne inficia l’incedere.

Si schiera quindi comunque nella 18 km relativa alla combinata nordica cui partecipano 33 atleti di 10 nazioni. Questa disciplina è, da sempre, appannaggio degli scandinavi ed anche stavolta questa regola è rispettata. I norvegesi dominano la prova di fondo: primo Grottumsbraaten e secondo Stenen. I nostri si difendono, ma terminano lontani: Menardi è il migliore dei nostri e chiude 19°, a 15’49” dal vincitore. Le cose vanno peggio nella gara di salto del giorno seguente: si impone lo svizzero Kauffmann con 223,2 punti e Menardi termina soltanto 26°, con 167,7. Fatti i conti, per semplice addizione dei punteggi ottenuti nelle due prove, i formidabili norvegesi occupano le prime quattro posizioni: l’oro va a Grottumsbraaten (6° nel salto) con 446,00 punti totali, argento a Stenen (436,05) e bronzo a Vinjarengen (434,60). Menardi, pessimo nel salto dove il ginocchio non dà tregua, finisce 21°, con 332,70. La sua prova complessiva risulta al limite della sufficienza, considerando anche l’infortunio. Spavaldo ed eclettico come suo costume, ci riprova il 12 febbraio nel salto cui prendono parte 34 atleti di 10 nazioni: è il terzo sport affrontato in questa edizione dei Giochi. Altro assoluto trionfo norvegese: primo Ruud, con 228,1 punti, secondo Beck (227) e terzo Walberg (219,5). Menardi stavolta compie una prova mediocre: chiude difatti 27°, con soli 161,6 punti. I 58 punti di distacco dal podio testimoniano chiaramente il livello della sua gara. Se in condizioni ottimali, avrebbe certamente potuto fare di più. Appena rientrato in Italia, il 6 marzo partecipa alla gara internazionale di salto ad Oropa dove però, ancora con qualche problema al ginocchio, finisce ottavo (vince lo svizzero Chiogna). Ci riprova 14 giorni dopo a Claviere, ma il livello tecnico è ancora più alto (al via anche diversi scandinavi) e Menardi finisce solo 17°. Si rivede in pista il 24 aprile nella consueta “gara del Canin”, tra la Sella del Monte Forato (oltre duemila metri) ed il rifugio Nevea: termina quinto, vince l’altro cortinese Lacedelli. Il 26 giugno si aggiudica la tradizionale “Staffetta dello Stelvio” assieme ad Elia Vuerich e Demenego, gareggiando per la Guardia di Finanza. Inizia alla grande il 1933: il 1° gennaio vince lo slalom al Passo Rolle. Il 22 gennaio è grande protagonista nella sua Cortina: si aggiudica difatti il “Campionato delle Tre Venezie”, assegnato con la combinata nordica e chiude al quinto posto il campionato veneto di salto vinto da Dallago. Sette giorni dopo, finisce quarto a Cortina la “Coppa Franchetti” di salto, superato nell’ordine dal ceco Hartig, Caneva e Bonomo.

Si consola, si dice, con le numerose conquiste femminili: Menardi difatti ha la fama di inveterato tombeur de femmes. Si vocifera che tra le sue “vittime” vi sia perfino Edda, la figlia del Duce. Intanto prende il diploma patentato di maestro di sci. Convocato di nuovo in Nazionale dal CT Kjellberg, segue il ritiro collegiale a Dobbiaco, per poi presentarsi ai Mondiali di Innsbruck: il 7 febbraio chiude al 5° posto la 4x10[1]. I nostri sono preceduti nell’ordine da Svezia, Cecoslovacchia, Austria e Germania. Tre giorni dopo, gareggia nella 18km: chiude solo 22° (vince lo svedese Englund). Termina invece secondo, sulla stessa distanza, ai tricolori di Cortina il 18 febbraio quando a superarlo è Dezulian, per 20”: è comunque un ottimo risultato in vista della combinata. Lo stesso giorno finisce 7° in discesa dove si impone Gillarduzzi. Il 19 febbraio si svolge la prova di salto dove Menardi si difende bene e guadagna il titolo della combinata, confermandosi il nostro sciatore più completo. Il giorno seguente termina al quarto posto lo slalom dove è preceduto nell’ordine da Valle, Lacedelli e Guarnieri. Non contento, guadagna un altro titolo: il 22 febbraio si assegna difatti per la prima volta il tricolore della 4x10km e vince la Guardia di Finanza nella cui squadra, accanto a Menardi, troviamo Dezulian, Demenego ed Elia Vuerich. I finanzieri vincono anche il 26 marzo la staffetta 4x5,7km disputata all’Altopiano di Avelengo, nei pressi di Merano: con lui, nella compagine della Guardia di Finanza, i fratelli Vuerich e Dezulian. Con quest’ultimo ed Andrea Vuerich partecipa il 29 giugno alla “Staffetta dello Stelvio”: è l’ultimo frazionista e la vittoria sembra acquisita, con un minuto di vantaggio all’ultimo km. Ma in vista del traguardo, con una mossa da principiante, Menardi inciampa, cade e rompe uno sci. Si rialza e prosegue come può, ma alle sue spalle rimontano gli avversari che lo superano di slancio: vince dunque la squadra di Sondrio sulla Val Formazza, con i finanzieri solo terzi. Si rivede il 7 gennaio 1934 quando a Dobbiaco è battuto da Dellago nella gara di salto. L’inizio di stagione non gli è favorevole, regalandogli troppi piazzamenti: il 9 gennaio a Cortina finisce terzo in discesa e secondo nello slalom, gare entrambe vinte da Lacedelli. Cinque giorni dopo, altra piazza d’onore, stavolta nel km lanciato a Cortina, alle spalle di Gasparl.

Arriva finalmente la prima vittoria, il 21 gennaio nello slalom di Monguelfo dove nel salto finisce secondo alle spalle di Dellago. Quattro giorni dopo, vince pure lo slalom di Cortina valevole per il “Trofeo Mocenigo-Soranzo” che funge anche da selezioni per le prove internazionali di St. Moritz. Menardi chiude secondo in discesa, superato da Holzner. A metà febbraio si va appunto a St. Moritz: il giorno 15 Menardi termina 14° la discesa vinta dall’elvetico Zogg. Due giorni dopo, non va meglio in slalom: finisce difatti 18° (vince il tedesco Pfnuer) mentre nella combinata si piazza 16° (primeggia Zogg). Per Menardi due prove anonime anche se è risultato il primo degli italiani. Il 20 febbraio chiude 7° la discesa organizzata, ancora a St. Moritz, dallo “SC Alpina” e vinta da Gasperl. Menardi torna grande ai tricolori del Sestriere: comincia il 3 marzo col quarto posto nella 18km di fondo vinta dal piemontese Gerardi. Lo stesso giorno, nel pomeriggio, è secondo nella discesa appannaggio di Lacedelli. Il 4 marzo altra piazza d’onore nello slalom, alle spalle di Dimai, che gli vale il successo nella combinata alpina. Una buona prova nel salto gli fa ottenere la vittoria anche nella combinata nordica: è dunque il primo (ed unico) sciatore italiano capace di imporsi nelle due combinate, a conferma della sua grande versatilità e completezza sciistica. Il 5 e 6 aprile Menardi gareggia al Sestriere in due discese: nella “Coppa Kandahar” finisce decimo mentre nella “Coppa Lunn” finisce quinto; entrambe le gare sono vinte dall’austriaco Nobl. La stagione sembra non avere fine: si gareggia difatti in alta quota come sulla Marmolada dove il 6 maggio Menardi chiude ottavo la discesa vinta dall’austriaco Schroll. Menardi si rivede il 19 gennaio 1935 quando sulle nevi del Mottarone conquista la 18km che vale come indicativa per i Giochi dell’anno seguente. La FISI, che ha indicato in Gianni Albertini il supervisore della nostra preparazione, ha fatto le cose per bene: già in ottobre ha convocato i “probabili olimpici”, tra cui Menardi, per uno stage a secco nei locali della Farnesina a Roma. Poi si è tenuto un collegiale a Claviere, quindi è arrivato il nuovo CT del settore fondo, il finnico Sares che proprio al Mottarone prende confidenza coi nostri atleti. Il 20 gennaio Menardi chiude al terzo posto la gara di salto, alle spalle di Dellekarth e Schmid, risultando così il migliore nella combinata nordica: il posto in azzurro è già praticamente suo. Il 1° febbraio Menardi torna al fondo, piazzandosi 17° nella 18km di Garmisch dove si testano impianti e percorsi in vista dei Giochi: vince il finnico Nurmela.

Il giorno seguente Menardi non va bene nel salto, dove primeggia il finnico Valonen, finendo addirittura 69° e chiudendo solo 31° la combinata nordica vinta dal norvegese Roen. Il 3 febbraio grandi azzurri i quali, inaspettatamente e davanti a ben 25mila persone che hanno raggiunto Garmisch con ogni mezzo, conquistano uno splendido terzo posto nella 4x10, alle spalle dei “colossi” Norvegia e Finlandia: con Menardi (ottimo in prima frazione) gareggiano Nasi, Kasebacher e Demetz che riesce a contenere il ritorno della Germania. Il 10 febbraio, nella sua Cortina, Menardi chiude al terzo posto la 18km dei tricolori, sopravanzato da Demetz e Gerardi. Confermandosi sciatore a 360°, il giorno seguente Menardi vince il Campionato Italiano di discesa. Ma un infortunio muscolare gli pregiudica il prosieguo delle gare dove certamente avrebbe avuto grandi possibilità di ottenere ulteriori risultati di spicco. La sua stagione è finita. A novembre viene convocato per il primo collegiale azzurro, tenuto alla Farnesina di Roma, con esercizi atletici “a secco”. Si va poi al Passo Rolle dove, con sede nella Scuola Alpina della Regia Guardia di Finanza, i “probabili olimpici” si allenano intensamente, sotto la guida del responsabile settore fondo, il finnico Vaino Sares. Sono in una dozzina ed alla fine si dovranno scegliere 7-8 uomini per Garmisch. Nelle lunghe ore di ritiro Menardi dà lezioni di biliardo a tutti. Per i suoi trascorsi, ha il posto assicurato, ma non vuole sorprese: il 22 dicembre, al Passo Rolle, si aggiudica il primo test di verifica, una 10km. Tocca quindi ai tricolori, disputati a Madonna di Campiglio: il 9 gennaio Menardi, febbricitante, chiude sesto la 18km vinta da Gerardi. Il giorno seguente è il migliore nel salto e si aggiudica il titolo della combinata nordica. Nessuno può togliergli la maglia azzurra dei Giochi. Gli azzurri partono direttamente dalla sede dei tricolori per Garmisch dove arrivano il 17 gennaio. Si tengono quindi alcuni test per stabilire definitivamente i titolari: il 31 gennaio Menardi è secondo, battuto da Gerardi, in una gara su 10km ed ottiene il posto. Menardi così torna ai Giochi il 10 febbraio nella staffetta 4x10, la prima gara del fondo, una novità del programma olimpico. E’ il secondo frazionista: prima di lui parte Gerardi, lo seguono Demetz e Kasebacher. Al via 16 nazioni. Partiamo bene: Gerardi si installa ottimo quarto anche se gli scandinavi filano via. Manteniamo la posizione con Menardi, il migliore dei nostri a giudicare dai tempi parziali, e con Demetz che fa il suo. I primi però sono troppo forti, ma resistiamo bene: Kasebacher non molla e chiudiamo quarti.

Stavolta però la “medaglia di legno” non è un disonore. Anzi, al contrario, la prova degli azzurri è ottima. L’oro va alla Finlandia che nell’ultima frazione toglie il primato alla Norvegia, sin lì sempre al comando, ed il bronzo è della Svezia. Ma dopo i formidabili scandinavi, a 7’02” dal podio, ci siamo noi e ci lasciamo alle spalle nazioni importanti come Cecoslovacchia, Germania, Austria ed i cugini francesi. Per il nostro movimento un risultato comunque di prestigio, il migliore in assoluto dei primi 40 anni olimpici ai Giochi Invernali. Menardi ci riprova due giorni dopo nella 18 km che vede al via 75 sciatori di 22 nazioni e vale anche per la combinata nordica alla quale Menardi pure partecipa. Non va malissimo, ma neanche bene: chiude difatti 16°, in 1h20’34”, a 3’35” dal terzo posto del finnico Niemi (1h16’59”). L’oro va allo svedese Larsson (1h14’38”) e l’argento al norvegese Hagen (1h15’33”). Il trionfo scandinavo non è certo una novità e la generosa prova di Menardi non è da disprezzare anche se, dopo la staffetta, ci si aspettava pure qualcosa in più. In chiave combinata, dove partecipano 51 atleti di 16 nazioni, però si rivela ottima dato che Menardi si piazza al quinto posto, a 2’33” dal bronzo del norvegese Brodahl, preceduto dai connazionali Hagen e Hoffsbakken mentre quarto giunge il ceco Simunek. Serve però, il 13 febbraio, una grande prestazione al salto che non arriva: d’altra parte, per non rischiare di compromettere con una caduta la sua partecipazione alle altre gare, Menardi non s’è mai allenato sul trampolino negli ultimi mesi. Dunque non può ottenere grandi risultati: difatti finisce addirittura 40°, totalizzando 157,3 punti contro i 222,6 del primo classificato, il finnico Valonen. Troppo poco: fatti i conti, Menardi termina 20° della generale, con 368,3 punti. Vince il norvegese Hagen, grandioso nel fondo e difesosi bene nel salto, con 430,3. Argento e bronzo per i suoi connazionali Hoffsbakken (419,8) e Brodahl (408,1). Lo sport della combinata è costituto da due specialità e Menardi è mancato nel salto: peccato perchè aveva le potenzialità per ottenere un piazzamento migliore. Probabilmente si doveva rischiare qualcosa in più, ma i tecnici hanno preferito risparmiargli i salti ed i nodi sono venuti al pettine. Menardi rimane comunque il nostro sciatore più completo: il 1° marzo a Cortina si aggiudica lo slalom, in due prove, valido per la “Coppa Murari”. Dopo i Giochi, Menardi si conferma tra i nostri più forti sciatori anche se vira soprattutto sulle prove nordiche. Nel 1937 primeggia nella discesa di Cortina, ma nel 1938 guadagna il titolo italiano nella 18km e nella combinata nordica, chiudendo al quarto posto i tricolori di discesa a Cervinia. Sono gli ultimi successi importanti della sua strepitosa carriera, peraltro spezzata irrimediabilmente dalla guerra.


[1] Con lui gareggiano Dezulian, Scilligo ed Elia Vuerich


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