Seleziona la tua lingua

Image
images/atleti/olympiabolario/logobis.jpg

SCALET Giacomo

Transacqua (TN) 27.12.1909 / Feltre (BL) 02.05.1990

1936. Sci di Fondo. 22° 50 km

Coglie il primo risultato degno di nota il 9 marzo 1930 quando guadagna il quarto posto nella gara a squadre di 17km disputata a Lavazè e vinta dalla Val di Fiemme[1]. Scalet gareggia con la compagine di S. Martino di Castrozza assieme a Stefanon e Tavernaro. Nel 1931 Scalet non compie performances apprezzabili e si rivede solo il 21 febbraio 1932 quando sorprende tutti ai tricolori di Asiago dove ottiene un bel terzo posto nella 18km, alle spalle di due affermati fondisti come Tavernaro ed Elia Vuerich. Con Tavernaro come capitano, Scalet partecipa alla “Valligiani”, tenutasi il 28 febbraio a Courmayeur, ma la Val Cismon[2] finisce solo nona: vince la Val Formazza con soli due secondi di margine sulla Val Camonica. L’exploit del bronzo tricolore rimane però, per il momento, isolato. Scalet si rivede nella “Valligiani” dell’anno seguente, disputata il 5 marzo tra San Candido e Dobbiaco, ma il risultato è pessimo: la Val Cismon[3] difatti chiude solo al 14° posto, ben lontana dai vincitori della Valtellina. Nel 1934 Scalet torna sugli scudi. Il 18 febbraio termina al terzo posto il campionato trentino a S. Martino di Castrozza, superato da Bonora e Peratoner. L’11 marzo a Sappada è il primo grande giorno di Scalet che, da capitano, trascina la Val Cismon al successo nella “Valligiani”, valevole ancora come tricolore a squadre[4]. Vittoria a sorpresa, da outsider, per la compagine dimostratasi sul campo più compatta e veloce. I tecnici cominciano ad annotare sui loro taccuini il nome di Scalet che il 19 gennaio 1935 sulle nevi del Mottarone si piazza terzo, alle spalle di Demetz e Scilligo, nella 30km valevole come indicativa per i Giochi dell’anno seguente. La FIS, che ha indicato in Gianni Albertini il supervisore della nostra preparazione, ha fatto le cose per bene: già in ottobre ha convocato i “probabili olimpici”, tra cui lo stesso Scalet, per uno stage a secco nei locali della Farnesina a Roma. Poi si è tenuto un collegiale a Claviere, quindi è arrivato il nuovo CT del settore fondo, il finnico Sares che proprio al Mottarone prende confidenza coi nostri atleti. La “cura finlandese” sembra subito giovare a Scalet che il 27 gennaio compie un exploit, osannato dalla stampa come una vittoria: termina sesto la 50km di Garmisch, disputata sotto la neve sullo stesso percorso dei Giochi dell’anno seguente. Scalet è il primo non-scandinavo al traguardo (vince il norvegese Hatten) ed a questo si deve il risalto dato alla sua prova, comunque brillante.

Il 10 febbraio Scalet chiude al sesto posto la 18km dei tricolori, disputata a Cortina e vinta da Demetz. Tre giorni dopo, termina quarto la 50km vinta da Kasebacher. A novembre Scalet viene convocato per l’ulteriore collegiale azzurro, tenuto di nuovo alla Farnesina di Roma, con esercizi atletici “a secco”. Si va poi al Passo Rolle dove, con sede nella Scuola Alpina della Regia Guardia di Finanza, i “probabili olimpici” si allenano intensamente, sotto la guida del responsabile settore fondo, Vaino Sares. Sono in una dozzina ed alla fine si dovranno scegliere 7-8 uomini per Garmisch. Il primo test di verifica si svolge il 22 dicembre, al Passo Rolle su una 10km: su una distanza per lui troppo corta, Scalet finisce ottavo, lontano dal vincitore Menardi. Ci si ritrova ai tricolori, disputati a Madonna di Campiglio: Scalet termina quarto la 18km vinta da Gerardi mentre nella prova di “gran fondo”, ridotta a 38km invece dei 50 previsti causa la temperatura primaverile che altera il fondo nevoso, finisce ottimo secondo, sopravanzato solo da Kasebacher, arrivando al traguardo fresco come una rosa e lamentandosi per la “brevità” del tracciato. Ovviamente, la maglia azzurra è sua. Ai Giochi Scalet gareggia nella 50 km che si disputa il 15 febbraio, con al via 36 sciatori di 11 nazioni. La gara, già impegnativa di suo, è resa ancor più difficile dalle condizioni meteo, con una temperatura che oscilla dai -2°C ai +3°C, toccando poi i 10°C col passare delle ore, rendendo complicata la scelta della sciolina. Gli svedesi azzeccano tutto al punto che conquistano i primi quattro posti: oro a Wiklund in 3h30’11”, argento per Wikstrom (3h33’20”), bronzo ad Englund (3h34’10”) e “medaglia di legno” per Bergstrom. Scalet si difende con grinta, ma non va benissimo, complice la sciolina sbagliata: chiude difatti 22° in 4h01’54”, peggiore dei nostri. I ventisette minuti che lo separano dal bronzo, parlano fin troppo chiaro. Va decisamente meglio, facendo aumentare il rammarico per una prova olimpica al di sotto delle sue possibilità, il 23 febbraio sui 18km del “Trofeo Ponzoni” al Tonale: chiude secondo, battuto solo da Demetz. L’8 marzo finisce quarto sui 16 km del “Trofeo Falzeben” vinto ad Avelengo da Kasebacher. Negli anni seguenti Scalet continua la carriera tra alti e bassi: nel 1937 ai Mondiali di Chamonix chiude ottavo la 50km, specialità in cui coglie una splendida vittoria nei tricolori del 1938 dopo essere giunto 12° nella 18km. L’anno seguente chiude 8° la 18 km di Garmisch. Poi complice la guerra si perde un po’. Dopo il conflitto, nonostante i 35 anni suonati, è di nuovo strepitoso nei tricolori della sua amata 50 km: secondo nel 1946 alle spalle dell’altro olimpionico Kasebacher, trionfa nel 1948. È questo il suo ultimo successo rilevante.


[1] La squadra vincente è composta da Dezulian, Volcan e De Florian

[2] Oltre a Tavernaro e Scalet, la squadra è composta da Stefanon, Cemin e Dal Molin

[3] Con lui gareggiano Tavernaro, Cemin, Stefanon e Zagonel

[4] Con lui gareggiano Cerin, Stefanon, G. ed E. Zecchini