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Quattro assi dell’inseguimento in pista piegano anche la squadra tedesca

60 anni fa i Giochi Olimpici a Roma
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L’Italia del ciclismo ai Giochi della XVII Olimpiade sembrava una corazzata imbattibile, in uno stato di forma straordinario e magicamente concentrata sull’evento sportivo più importante per la storia del nostro Paese. E così, il 29 agosto del 1960, non tradì le attese e conquistò la quarta medaglia d’oro nell’inseguimento a squadre sui 4000 metri, dopo i successi nella 100 chilometri a squadre, nel chilometro da fermo e nel tandem.

Il quartetto azzurro formato dai lombardi Luigi Arienti e Marino Vigna e dai veneti Franco Testa e Mario Vallotto, salì sul gradino più alto del podio al termine di una gara dominata fin dall’inizio. E pensare che i commentatori dell’epoca davano la Germania e l’Olanda tra le favorite, con la Francia come outsider. L’Italia, seppure fosse una superpotenza nella specialità - con un bottino eccezionale di sei ori e due argenti, ininterrottamente da Anversa 1920 a Melbourne 1956 - non partiva con i favori del pronostico.

La prova fu suddivisa in due giornate: nella prima si disputarono le batterie e i quarti di finale, mentre, nella seconda, le semifinali e le finali. Il 27 agosto le diciannove squadre partecipanti affrontarono il primo turno: si qualificavano i team con i migliori otto tempi. Nella settima batteria gli azzurri superarono la Germania - che comunque si qualificò - con il tempo di 4’38”41, miglior prestazione assoluta. Passarono il turno anche l’Argentina, la Cecoslovacchia, l’Unione Sovietica, i Paesi Bassi, la Danimarca e la Francia, Nei quarti di finale, quindi, il quartetto azzurro vinse nettamente sull’Argentina (Trillo, Contreras, Acosta, Brotto), con oltre nove secondi di vantaggio; mentre, Francia, Germania ed Unione Sovietica superarono rispettivamente Cecoslovacchia, Danimarca e Paesi Bassi.

Due giorni dopo fu la volta delle semifinali. Nella prima la Germania ebbe la meglio sulla Francia, mentre; nella seconda, l’Italia vinse la sfida con l’Unione Sovietica (Moskvin, Romanov, Kolumbet, Belgardt). Fino a metà gara i due quartetti tennero gli stessi ritmi, poi, pian piano, gli azzurri decisero di accelerare, senza concedere nessuna chance agli avversari, tagliando il traguardo con oltre quattro secondi di vantaggio e stabilendo il nuovo record olimpico con 4’28”88.

In finale ritrovarono la Germania (Köhler, Gröning, Klieme, Barleben), che voleva prendersi la rivincita dopo la sconfitta subita al primo turno. L’avvio fu complicato, ma metro dopo metro, gli azzurri recuperarono ritmo e progressione ed ancora una volta i tedeschi dovettero arrendersi alla superiorità dei padroni di casa. Arienti, Testa, Vallotto e Vigna conquistarono l’oro con il tempo 4’30”90, ma soprattutto regalarono all’Italia il terzo titolo olimpico consecutivo nella specialità, mentre, l’Unione Sovietica, si aggiudicò la medaglia di bronzo superando di misura la Francia (Delattre, Suire, Claud, Nédélec).

Quel giorno resterà impresso nella memoria degli oltre diciassettemila spettatori del Velodromo Olimpico per la fantastica prova di forza del favoloso quartetto azzurro.

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