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Libania-Grenot-OroSi spezza finalmente l'incantesimo. E ci vuole l'artigliata, il graffio della panterita Libania Grenot, per liberare la squadra azzurra e farla comparire nel medagliere degli Europei di Zurigo.

La magica pista del Letzigrund regala all'Italia la prima storica medaglia d'oro nei 400 metri femminili (mai prima d'ora un'azzurra era salita sul gradino più alto del podio in questa specialità, è il 37esimo titolo europeo per l'Italia nella storia), grazie ad un giro coraggioso ed arrembante di Libania. La donna che ha scelto di cambiare la propria vita, tante volte, tra Cuba, Italia, Stati Uniti, per sublimare in risultati l'immenso talento concessole da madre natura. Trecento metri senza respiro, il cuore in gola, per spuntare davanti a tutte, in testa, elegante nell'incedere, verso quel traguardo, non solo una linea bianca a tranciare la pista. Sempre avanti, determinata, convinta fin dall'inizio dell'estate (quando in pochi le davano ancora ascolto) di andare a prendersi l'oro europeo. Gli ultimi appoggi, un tormento: il traguardo lì, a portata di mano, la fatica che sale, insieme con il timore di vedersi sfuggire, chissà poi perché, la medaglia più pregiata, le altre che rimontano. Ma non c'è più tempo.

Grenot, Italia, 51.10, oro; Olha Zemlyak, Ucraina, 51.36, argento; Indira Terrero, Spagna, 51.38, bronzo. La britannica Christine Ohuruogu, la protagonista di mille rimonte pazzesche, una delle favorite della vigilia, è beffata, fuori dal podio, con lo stesso tempo del bronzo. Ma negli occhi c'è solo lei, Libania Grenot, che si veste di tricolore, che posa per i fotografi mimando il graffio, il gesto che da adesso le resterà appiccicato come un ruolo d'autore. Il graffio della panterita. (Fonte Fidal.it)

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