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Convegno su specificità dello sport e formazione dei giovani nell'UE. Malagò: tutelare i vivai

convegno mezzelani gmt029Si è tenuto questa mattina, nel Salone d’Onore del CONI, il convegno “la natura specifica dello sport e la formazione dei giovani atleti nel diritto dell’Unione Europea”. Un approfondimento di respiro internazionale capace di coinvolgere qualificati relatori, illustri giuristi e rappresentanti istituzionali per maturare riflessioni, proposte e obiettivi da perseguire in nome dell’autonomia e della specificità del movimento agonistico nell’ambito dell’UE.

 

La giornata, organizzata dal CONI in collaborazione con la Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per gli Affari regionali, le Autonomie e lo Sport e co-finanziato dalla Commissione europea, nell'ambito del Semestre italiano di Presidenza del Consiglio dell'Unione europea, è stata aperta dal saluto del Presidente Malagò. “Siamo onorati e orgogliosi di ospitare questo evento che tratta una tematica importante per il nostro mondo. Il CONI deve sostenere la diffusione dello sport nel Paese e il nostro modello è spesso invidiato all’estero, molti tentano di imitarlo. Una ricerca di mercato fatto dal mio collega danese sul CONI ha rivelato che il nostro Comitato è il più autorevole al mondo, merito ovviamente anche dei Presidenti che mi hanno preceduto. Lo sport è una di quelle parole che mette tutti d’accordo. C’è un tema di piacevole condivisione che va oltre i risultati, è sinonimo di aggregazione. La funzione sociale dello sport è sempre più un must, soprattutto nel Vecchio Continente, culla del movimento. C’è da occuparsi del ruolo dei giovani, perché devono essere sempre più protagonisti. Paghiamo gap a livello infrastrutturale a livello scolastico con il resto dell’Europa ma anche nel mondo, che si riflette poi sul dato relativo alla sedentarietà. Però dopo il percorso scolastico andiamo paradossalmente a migliorare, cresciamo addirittura nella terza età: scatta l’individualismo del voler essere orgogliosi di essere italiani. Questo deve far riflettere, così come il discorso dei vivai. Ci sono discipline sotto attacco oggi: il calcio ha recentemente definito il perimetro entro il quale operare in questo senso, ma ci sono altri sport che rischiano di rimanere penalizzati, cosa che può inficiare la competitività delle Nazionali. Oggi i ragazzi che si avvicinano ad alcune discipline fanno ragionamenti sulla prospettiva futura di un loro eventuale impiego alla luce della situazione attuale. I presidenti delle società sentono meno l’esigenza di sviluppare questo argomento, portano avanti scelte in base ad altre prospettive. Lo sport deve quindi trovare un sistema di riferimento normativo, deve sdoganarsi. Bisogna trovare un ordinamento che regoli l’attività, che tuteli questo ambito, un risultato da lasciare in eredità alle nuove generazioni”.

 

L’apertura del convegno, riservata ai saluti istituzionali e moderata da Francesco Soro – Responsabile Affari Legislativi e Attività di Presidenza del CONI, è proseguita con il saluto del Sottosegretario di Stato con delega allo sport, Graziano Delrio. “Siamo felici di chiudere questo semestre di Presidenza italiana all’UE con un’iniziativa rivolta ai giovani e dedicata al principio dell’autonomia e della responsabilità. Il Governo italiano ha messo al centro lo sport in questo semestre. La politica deve rispettare l’autonomia dello sport, che è anche cultura del Paese. E’ un linguaggio universale che non ha bisogno di traduttore, è uno degli argomenti che rende più vera l’Europa. Per questo nel corso del semestre abbiamo insistito su alcuni concetti: sport come motore economico, come strumento educativo, abbiamo indirizzato sforzi per lo sviluppo della pratica motoria nelle scuole. Sport è inclusione sociale, risorsa di superamento di problemi di coesione. Lo sport non è attività come le altre e va considerato nella propria specificità. Va individuata una disciplina sui giocatori cresciuti nel vivaio senza tradire la libera circolazione UE, ma cercando di valorizzazione i nostri settori giovanili”.

 

Jens Nymand-Christensen, Vice Direttore Generale, Dg Istruzione, Cultura, Gioventù e Sport, Commissione Europea, ha rappresentato il punto di vista ufficiale dell’UE. “Si tratta di un tema molto importante. Quella dell’Italia è stata una Presidenza UE eccezionale, che ha avuto incredibile successo. Siamo soddisfatti, soprattutto in questo momento così particolare. La nuova Commissione europea guidata da Juncker ha iniziato il proprio mandato. In questo senso, è molto importante il segnale rappresentato dal fatto che per la prima volta formalmente assegnato la delega allo sport nel portafoglio di un Commissario,Tibor Navracsics. In Europa ci sono molti giovani disoccupati, in alcuni Paesi oltre il 50%. Spesso quando parliamo di impiego ci dimentichiamo dello sport. Sappiamo che il 2,1% dei lavoratori nell’UE sono sportivi, non dobbiamo dimenticarlo. Dobbiamo aiutare dei giovani a trovare impiego. Lo sport ha un ruolo fondamentale nella nostra società, a livello formativo ed educativo, senza dimenticare i benefici sotto il profilo della salute. Nel 2009 il Trattato di Lisbona ha introdotto per la prima volta la parola sport nell’ambito di un documento sul funzionamento dell’UE. Prima era già successo molto: la pietra miliare è rappresentata dalla sentenza Bosman del 1995, senza dimenticare i discorsi relativi ai diritti televisivi: lo sport va molto oltre quindi il punto incluso nel Trattato. Allo sport può essere riconosciuto un trattamento speciale senza violare le regole europee. In questo caso parliamo di giovani dei vivai: non ci può essere discriminazione a livello di libera circolazione dei lavoratori nell’UE ma per lo sport si può concedere un’interpretazione flessibile. Stesso discorso valevole per i diritti tv, così come le norme sull’interpretazione del doping. Ci sono tanti documenti che vanno in questa direzione, che contemplano eccezioni legate allo sport. La Corte valuta di volta in volta le eccezioni che si fanno alle norme comunitarie. Qualcuno pensa che ci sia erosione delle regole, ma queste misure vanno incoraggiate per adottare politiche ambiziose, perché queste eccezioni sono un’opportunità. Vogliamo che lo sport rimanga una componente importante. Speriamo di trovare soluzioni uniformate alle esigenze attuali”.

 

 

Mario Pescante, membro del CIO, ha ripercorso le tappe del rapporto tra organismi sportivi e UE. “Questa giornata può costituire un punto di ripresa per il dialogo sulla specificità dello sport e sulla propria autonomia con la Commissione Europea. Oggi sono 19 anni dalla sentenza Bosman. Il dialogo, da quel giorno, è stato frammentato, fino ad arrivare all’incomunicabilità. Un milione e 350 mila cittadini europei gravita nel mondo dello sport, per questo il dialogo va mantenuto. Con lo sport è facile perché perseguiamo gli stessi valori e gli stessi obiettivi. C’è disagio soprattutto per quanto riguarda l’autonomia della governance sportiva. Ci sono tante Federazioni italiane, 47 a livello europeo, sottoposte a procedimento di infrazione delle norme europee. Mi rivolgo alla Commissione Europea per riprendere questo dialogo. L’Europa è una grande idea, che è indispensabile perseguire ma a volte le istituzioni rappresentano una realtà che provoca il distacco con i cittadini. Si parla di abbattimento delle barriere ma si devono creare le condizioni affinché ciò avvenga. Lo sport non ha nemici ma solo avversari. Non c’è confronto ideologico o politico ma di altra natura. L’Unione ha nel tempo disciplinato le attività sportive applicando norme previste per altri settori. Chiediamo il riconoscimento della specificità. Dopo anni di dibattito il CIO ha ottenuto, nel trattato del 2009, l’inserimento della parola sport sul funzionamento UE ma questo non ha migliorato la situazione. Occorre sviluppare la dimensione europea dello sport, i limiti stabiliti dai Trattati vanno superati. Specificità, indipendenza e autonomia sono concetti sacri. Mandela sosteneva che lo sport aveva il potere di unire i popoli. Può creare speranza dove c’è disperazione. Chiediamo rispetto per i valori che rappresentiamo, per la lotta alle discriminazioni, per la tutela dei diritti umani che incoraggiamo. Sport promotore di valori universali, creiamo quel villaggio globale che senza di noi sarebbe solo un’utopia”.

 

 

PRIMA SESSIONE - Lo Sport nell'ordinamento europeo

La parte successiva del dibattito è stata moderata da Giulio Napolitano, Professore di Diritto Amministrativo presso l’Università di Roma Tre e Presidente della Commissione di Riforma della Giustizia Sportiva. “Dobbiamo impegnarci per trovare cornice europea allo sport. L’autonomia non vive in isolamento ma va alimentata con cooperazione”.

 

 

Sul tema dello sport nell’ordinamento europeo si sono succeduti sette interventi. Santiago Fisas Ayxelà (Membro Parlamento Europeo, già Ministro dello Sport in Spagna): “So che abbiamo 2 limiti: il primo è la sussidiarietà, il secondo è relativo alla specificità dello sport. Lo sport non è sopra la legge e allora si deve trovare una soluzione che compenetri le due dimensioni. Abbiamo bisogno di queste regole certe nel rispetto della legge”. Robert Siekmann (Università di Rotterdam): “Non ci sono regole sportive che hanno a che vedere con la politica. La specificità dello sport è la madre di tutte le battaglie. Conoscere i regolamenti vuol dire poter migliorare la situazione, confrontare, fare studi comparativi tra le discipline per crescere. La legislazione trova fondamento su quel che accade sul campo di gioco. Un altro elemento importante dello studio riguarda queste regole, nel dimostrare la specificità”.
Walter Veltroni (Presidente Onorario della Lega di Pallacanestro): “Nella mia cultura italiana dell’Europa si va fino agli Stati Uniti di Europa, in un concetto estensivo della tutela dei diritti comunitari. Sono convinto che si debba andare ancora più avanti ma con l’idea di maggiore integrazione e flessibilità, soprattutto nei campi della cultura e dello sport. Questo per consentire una tutela dei vivai, che viene perseguita attraverso procedure di infrazione. Oggi c’è un combinato disposto che crea la crisi dei settori giovanili, ed è un problema per l’Europa. Il rischio è avere una restrizione del numero di ragazzi che fanno sport. Bisogna incoraggiare le società ad acquisire giovani, dobbiamo trovare un meccanismo che armonizzi questo principio, senza violare le regole. C’è bisogno magari di norme solo temporanee, questo intendo per flessibilità. Il livello dello sport si sta abbassando: importiamo tanti giocatori americani il cui livello non è migliore dei nostri ragazzi che potrebbero crescersi e formarsi da noi. Questo si chiede all’Europa: riconoscere flessibilità e specificità, per affrontare questa emergenza”. Franco Frattini (Presidente del Collegio di Garanzia dello Sport, già Commissario Europeo alla Giustizia): “Anche io parlo di Stati Uniti di Europa. La mia riflessione verte sul fatto che l’integrazione politica europea sarà forte tanto più l’Europa declinerà la sussidiarietà per ordinamenti. Nel trattato di Lisbona ci sono anche punti forti, non solo deboli. Come la collocazione dello sport, accanto all’istruzione, alla formazione e alla gioventù. E’ un elemento da preservare in base a questa interpretazione. E in questo caso le norme europee devono essere garanti. La tutela dei vivai non è discriminazione, bisogna affermare questo principio. Creare un commissario allo sport non deve allontanare il principio di sussidiarietà”. Yves Le Lostecque (Capo dell’Unità per lo Sport, Commissione Europea): “Lo sport ha una sua natura specifica, come riconosciuta dal Trattato. Anche per quanto riguarda le esenzioni, perché non è un’attività economica. Siamo accusati, come Commissione Europea, di non fare abbastanza per lo sport ma dobbiamo ricordare da dove veniamo. All’inizio non era tra gli argomenti di nostra competenza. Dieci anni non c’erano neanche fondi per occuparci di sport, oggi ci sono risorse e anche un programma. Non c’è legislazione vincolante, il principio chiave è quello della sussidiarietà. Rispettiamo l’autonomia delle organizzazioni sportive riconosciute, preserviamo le competenze delle istituzioni preposte. Dobbiamo intervenire solo quando occorre. Per i prossimi 3 anni abbiamo un tavolo di lavoro per lo sport: buona amministrazione, antidoping, gare truccate, parità di genere, educazione, istruzione. Il secondo strumento è Erasmus Plus, che prevede un capitolo per lo sport. Siamo ambiziosi e modesti allo stesso tempo”. Christophe Vedder : “La caratteristica specifica dello sport, per la funzione di educazione sociale che svolge, è innegabile. Abbraccia vari ambiti, anche se non è menzionata nel trattato. La legislazione suggerisce che la specificità si rintracci nelle disposizioni della Corte di Giustizia Europea”. Gabriella Palmieri Sandulli (Avvocato dello Stato presso l’UE): “La pluralità di ordinamenti deve partire dal concetto di specificità di sport ma va reso compatibile con la molteplicità delle norme. La Corte di Giustizia si collega, come giurisprudenza, sulla concorrenza e sul libero mercato, è stato introdotto il concetto chiave di proporzionalità e di ragionevolezza. Non va ridotta a una casistica ma si ha visione di insieme. Il concetto di specificità si declina ed è concetto visibile e concreto, e tiene anche conto delle singole discipline che meritano adeguata rilevanza”.

 

SECONDA SESSIONE - L'UE E LA FORMAZIONE DEI GIOVANI ATLETI

La seconda e ultima sessione, moderata dall’Avvocato Antonio Conte, membro della Commissione di riforma della Giustizia Sportiva, è stata aperta dal Sottosegretario di Stato per gli Affari Europei, Sandro Gozi: “Tenevamo molto a questa iniziativa nell’ambito del Semestre italiano alla Presidenza UE. In gioco non ci sono le regole del mondo dello sport, quel che si discute attiene proprio al rapporto tra il settore agonistico e l’Unione Europea. Non c’è sempre stata intesa tra i due mondi. Lo sport produce ricchezza che andrebbe adeguatamente considerata. La creazione di un portafoglio per il Commissario è fondamentale per attuare concretamente il concetto di specificità dello sport nell’ambito europeo. A livello europeo ci sono state entrate a gamba tesa, soprattutto per quanto riguarda l’interpretazione della legge Bosman e i relativi effetti negativi. Non si devono creare restrizioni, un’Europa che vuole sviluppare nuove politiche per lo sport deve considerare questo aspetto. La via della sussidiarietà e quella dell’impatto sociale sono fondamentali nell’ambito della tutela dei settori giovanili”.
Karen Jones (Professoressa di Diritto Internazionale Sportivo dell’Università di Amsterdam, avvocato): “Credo sia importante l’aspetto sociale della norma dei vivai. Molti giocatori sono giovanissimi, per questo è importante l’aspetto educativo. Bisogna allenare tanti ragazzi per scoprire un campione. Dobbiamo sviluppare appieno queste persone, sotto il profilo individuale proprio per lo sviluppo della comunità, per garantire un futuro a chi non avrà un futuro da campione”. Sophie Dion (Onorevole Parlamento francese, Professoressa): “La formazione deve essere accompagnata da un contratto di lavoro. Vanno trovate soluzione che non pongano problemi a livello europeo, che non operino discriminazione, poi subentra la sussidiarietà. Non possiamo subire la realtà, perché altri Paesi esterni stanno andando avanti, stanno progredendo. Ci vuole volontà politica per la protezione dei giovani”.

 

Jean-Pierre-Siutat (Membro del Consiglio della Federazione Europea di Pallacanestro e Presidente della Federazione Francese di Pallacanestro): “La nostra difficoltà è semplice: abbiamo le Nazionali da tutelare. A partire dalla sentenza Bosman c’è stata un’evoluzione. I bilanci vanno da 2 milioni a 50 milioni: i più ricchi possono andare a trovare giocatori fuori. Noi dobbiamo continuare a formare dei giocatori ma senza che loro siano tutelati. Per essere competitivi e se vogliamo continuare a preparare Nazionali forti dobbiamo preservare i nostri giovani”.
Michele Uva (Direttore Generale FIGC): “La capacità di sviluppare un settore giovanile è sinonimo di virtù gestionale, un illuminante esempio è rappresentato dalla cantera del Barcellona, che produce il 90% dei giocatori nel vivaio. C’è necessità di investire, non una parte degli utili come prevede la legge, ma una parte proporzionale del fatturato per l’importanza della tematica. Il settore giovanile ha riflessi di natura sociale. Oltre 9 mila ragazzi all’anno si tesserano per la prima volta ogni anno. Il settore giovanile è un forte fattore di caratterizzazione territoriale, è sinonimo di senso di appartenenza. Nel calcio l’UEFA considera le spese per il settore giovanile come investimenti non come voci da inserire nel Financial Fair Play. L’Inghilterra ha il più alto numero di stranieri ma il problema delle Nazionali va affrontato perché generale. Su questo la Germania è esempio da seguire. La Federazione Italiana sta lavorando: ha introdotto nell’ambito di rose di 25 giocatori, il principio del 4+4: 4 elementi cresciuti in Italia e 4 formati in Italia. L’obiettivo, da condividere e da raggiungere insieme a tutte le componenti istituzionali, perché al momento vietato dalle norme comunitarie, è arrivare a metà delle rose composte da giovani del vivaio. E’ importante studiare un percorso che preveda anche l’allineamento delle procedure per ottenere la cittadinanza in ogni Nazione e una omogeneità del trattamento fiscale, perché in Italia c’è pressione più alta. Lo sport ha bisogno di fattori di crescita, che passano dal dialogo. Non si può non ripartire dai settori giovanili”.

Stefano Bastianon (Professore Università Bergamo): “Il concetto di specificità è molto vago, senza definizione precisa. E’ ancora alla ricerca di se stesso. Possiamo dire che è un campo speciale perché diverso da ogni altro tipo di attività per la sua dimensione sociale. La formazione dei giovani è uno dei vari aspetti che caratterizza la legislazione sportiva nell’UE, ma non è sempre lo stesso secondo le specificità di ogni singola disciplina. Ogni normativa sportiva è soggetta all’ordinamento europeo, quindi è speciale ma di fatto viene trattato come altri settori. Per questo diventa un tema di natura politica”. Antonio Naddeo (Capo Dipartimento per gli affari Regionali, le Autonomie e lo Sport): “La formazione è fondamentale. Come Italia abbiamo perso la capacità di investire nei giovani, non solo nello sport. Si cerca il risultato a breve. Come strategia vogliamo indirizzare sforzi in ambito scolastico per invertire questa tendenza”.

Francesco Soro ha chiuso la giornata, ringraziando i relatori e la Commissione Europea per l’attenzione mostrata nei confronti di un tema centrale nelle prospettive di sviluppo dello sport, con l’obiettivo di proseguire con la politica nel dialogo finalizzata al raggiungimento di un traguardo unanimemente condiviso.

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